Torà

Parashat Shelach lecha

Parashat Shelach Lechà. La percezione della realtà è soggettiva

Appunti di Parashà a cura di Lidia Calò
In questa parashà vengono definiti i successivi quaranta anni del popolo di Israele nel deserto. Moshè mettendo in pratica le istruzioni di Dio, invia una delegazione di dodici uomini a scoprire le caratteristiche della Terra di Israele prima che vi giunga tutto il popolo. Solo due tornano con buone notizie.

Gli ebrei nel deserto nel dipinto di Jacopo Tintoretto

Parashat Beha’alotèkhà. A volte dal lamento nasce il problema

Appunti di Parashà a cura di Lidia Calò
La Torà non si oppone all’uomo che si lamenta, che critica e reclama, purché abbia una ragione specifica e concreta per farlo. In varie occasioni il popolo di Israele si è lamentato davanti a Dio ed Egli ha accettato le sue lamentele. La Torà ci fa notare che anche Abramo si lamentò di fronte al Creatore, così come, più volte, si lamentò lo stesso Moshé.

La parola shalom

Parashat Nasò: “Che Dio volga su di te lo sguardo e ti conceda shalom”

Appunti di Parashà a cura di Lidia Calò
Nella Parashat Nasò si parla di “Shalom”, che non ha lo stesso significato di pace. Pace è la negazione della guerra, è uno stato di non violenza. Shalom, invece, proviene da “shalem”, da “shelemut”, che significano completezza ed integrità. Shalom, per essere tale, presuppone uno stato di tranquillità, sostegno, quiete, calma, concordia, armonia, amicizia. Il concetto di shalom lascia la sua manifestazione visibile nella realtà congiunturale, mentre pone le proprie radici più nel profondo, nel mondo dei sentimenti e delle attitudini vitali dell’uomo.

Il deserto, protagonista della Parashat Bamdibar

Parashat Bamidbar

Appunti di Parashà a cura di Lidia Calò
La Parashat Bamidbar inizia il quarto libro della Torah: “Bemidbar”, “Nel deserto” (Numeri). Il Libro precedente “Vaikrà” (Levitico) è stato dedicato all’insieme delle Leggi sacerdotali, per l’istituzione e l’organizzazione del Tabernacolo, attorno al quale ruota tutta la vita, per i sacerdoti e per il popolo. Ora l’argomento cambia completamente e tratta dell’organizzazione della vita in un posto ostile e inospitale, il deserto, nel quale i B’né Israel dovranno restare per quaranta anni.

Parashà Behar Sinai

Parashat Behar Sinai Bechukotai

Appunti di Parashà a cura di Lidia Calò
Articolo di Rabbi Jonathan Sacks dal titolo “Minority Rights”, commento parasha Behar Sinai
Uno degli aspetti più significativi della Torah è l’enfasi che essa pone sull’amore e sulla protezione rivolti al gher, lo straniero: Non opprimere lo straniero; voi conoscete l’animo dello straniero, poiché siete stati stranieri in terra d’Egitto (Esodo 23:9).
La preparazione del lechem hapanim di cui si parla nella parashat Emor

Parashat Emor

Appunti di Parashà a cura di Lidia Calò
La Parashàh di Emor descrive gli standard di purità e perfezione che deve tenere il Cohen; specifica i dettagli fisici necessari in un sacrificio e cosa bisogna fare se un’offerta ha un difetto; vengono proclamate le festività di Shabbat, Pesach, Shavuot, Rosh HaShanàh, Yom HaKippurim e Sukkot.
La morte dei figli di Aronne, di cui si parla nella Parashat Achrei Moth

Parashat Acharei Mot-Kedoshim

Appunti di Parashà a cura di Lidia Calò
La morte dei figli di Aronne, evento che dà il nome alla nostra Parashà di questa settimana, è avvenuta nella Parashà Sheminì, due Parashot fa, allora perché la Parashà di questa settimana porta il titolo “dopo la morte dei figli di Aharon”?

Parashat Tazrià-Metzorà

Appunti di Parashà a cura di Lidia Calò 
La Parashà di Tazrìa a essa adiacente, tratta dell’impurità dell’uomo, come quella della partoriente e dei vari tipi di piaghe. La seconda Parashàh, Metzoràh, continua a raccontare il processo di purificazione che deve attuare chi ha contratto la tzaraat, sia della persona che della casa.
Fuoco

Parashat Sheminì

Appunti di Parashà a cura di Lidia Calò
Aronne, dopo i sette giorni di consacrazione, benedice il popolo, e la gloria del Signore appare in una grande luce sul Santuario. Ma i figli di Aronne, Nadav e Avihù, appena consacrati, presentano sull’altare un incensiere con un`fuoco diverso’ da quello che era stato loro comandato. L’errore viene punito dal Signore con la morte. La Parashà termina con una dettagliata descrizione degli animali permessi e di quelli proibiti nell’alimentazione ebraica.

Il fuoco perpetruo di cui si parla nella parashat Tzav

Parashat Tzav – Shabat HaGadol

Appunti di Parashà a cura di Lidia Calò 
Leggiamo nella parashà di questa settimana che un fuoco perpetuo doveva bruciare sull’altare e non doveva mai spegnersi (Levitico 6,6). Ovviamente non stiamo parlando di un fuoco qualunque ed il Talmud ci insegna che le fiamme avevano la forma di un leone e brillavano come raggi di sole (Yoma 21b).
Vaykrà

Parashat Vaykrà

Appunti di Parashà a cura di Lidia Calò
Dobbiamo ammettere che è davvero complicato per noi moderni comprendere il significato profondo dei sacrifici, elemento centrale del libro del Levitico. Forse la domanda che dovremmo porci è se il nostro mondo è davvero profondamente sensibile nei confronti del mondo animale.

Nella parashà di Vayakel-Pekudei si parla dell'incenso che bruciava sul Mishkan

Parashat Vayakel-Pekudey, Parashat Parà

Appunti di Parashà a cura di Lidia Calò
“E i capi dei popolo portarono pietre d’onice e pietre da incastonare per l’efod e per il pettorale, aromi e olio per il candelabro, per l’olio dell’unzione e per il profumo fragrante, il ketoret hasamim” (Esodo 35, 27-28). È sempre stato difficile comprendere fino in fondo l’offerta dell’incenso che bruciava nel Mishkan ed in seguito nel Mikdash, nel Tempio di Gerusalemme. Il ketoret bruciava quotidianamente ed una volta l’anno bruciava all’interno del Kodesh haKodashim, il luogo più sacro del Tempio.