Realtà virtuale, un nuovo modo per conoscere la tragedia di Auschwitz

Tecnologia

di David Fiorentini
Per la prima volta, è stato presentato in anteprima nel Regno Unito un tour in realtà virtuale di Auschwitz-Birkenau. “Triumph of the Spirit” offre una profonda full immersion di 65 minuti nel campo di sterminio polacco, avvicinando gli orrori della Shoah alla didattica scolastica.

“Non sei un turista, sei un lutto”, così esordisce la voce narrante del rabbino Yisrael Goldwasser, prima di lasciare il campo a un innovativo connubio di riprese con droni e di testimonianze inedite di sopravvissuti.

Creato da tre registe haredì per affrontare la sfida della didattica della Shoah alle nuove generazioni, il tour inizia nella vivace comunità ebraica di Cracovia per poi spostarsi al campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau.

“Racconta la storia dell’Olocausto in un modo in cui i giovani possono immedesimarsi”, spiega Miriam Cohen, regista del film, riferendosi alla realtà virtuale. “L’Olocausto non è un momento remoto della memoria, qualcosa che si studia attraverso i libri, le foto e le esposizioni dei musei, ma qualcosa che si può sperimentare utilizzando la tecnologia”.

“In un mondo in cui i sopravvissuti sono sempre meno, ho voluto riportare l’Olocausto in primo piano”, riporta Jewish News. “Da bambina vedevo i sopravvissuti con i numeri tatuati sull’avambraccio sull’autobus, ma oggi non si vedono più”.

L’idea del progetto nasce proprio da un’esigenza concreta: all’età di 17 anni la regista non poté partecipare a un viaggio della memoria in Polonia per motivi religiosi. I suoi amici, invece, tornati fortemente colpiti e arricchiti, hanno motivato Cohen a impegnarsi affinché nessuno fosse privato di vivere questa esperienza.

Senonché, le riprese sono state un’enorme sfida logistica, tanto che la produzione inizialmente aveva trovato addirittura una forte opposizione da parte del memoriale polacco. Tuttavia, durante il lockdown, di fronte all’impossibilità di visitare il campo, la Direzione di Auschwitz-Birkenau ha permesso alla troupe di entrare. “Nel giro di tre giorni ci siamo organizzati per il volo”, racconta lo staff. “All’aeroporto di Varsavia però, non ci è stato permesso uscire. Alla fine siamo stati autorizzati a condizione di dichiarare che non saremmo usciti dai confini di Auschwitz”.

Lo sforzo è sicuramente valso la pena: il film è stato visto da oltre 70.000 persone in Israele ed è ora disponibile per tutte le classi del mondo.

Il sopravvissuto alla Shoah Manfred Goldberg ha definito l’iniziativa “una rappresentazione brillante. Dare un voto di cinque stelle è insufficiente. È incredibilmente potente e dovrebbe essere visto da milioni di persone non ebree. Chiunque veda questo film sicuramente non diventerà un antisemita o un negazionista dell’Olocausto”.