Bruce Springsteen

Springsteen e i suoi 70 anni, l’amicizia segreta col mondo ebraico

Taccuino

di Roberto Zadik
Alcuni lo chiamavano “Springstein” forse scherzosamente o sbagliando il suo cognome, altri pensavano che fosse di religione ebraica, ma il grande Bruce Springsteen che il 23 settembre ha compiuto 70 anni pur non essendo ebreo sembra avere forti legami col mondo ebraico. Come Aretha Franklin o David Bowie, anche egli è sempre stato affascinato dalla cultura ebraica e il batterista della sua mitica E-Street Band con cui si esibisce fin dagli anni ’70 in leggendari concerti è l’ebreo americano Max Weinberg.

A proposito delle tendenze filoebraiche del “Boss” come lo soprannominano i suoi fan, sono usciti vari articoli. Nato in New Jersey, Stato da sempre caratterizzato da una notevole presenza ebraica, nel 1949 da padre di origini irlandesi e olandesi e da madre di famiglia italiana, caratterizzato da un sound diretto, efficace e al tempo stesso originale, tipico di classici come The River, Born in The Usa e la splendida Dancing in The Dark e dallo straordinario carisma e dalla spiccata abilità vocale, come nella bellissima I am goin down o nella riflessiva Streets of Philadelphia divenuta la colonna sonora del film con Tom Hanks Philadelphia , il cantautore si è da sempre circondato da manager, musicisti e collaboratori ebrei.  Ma cosa ha di ebraico Bruce Springsteen?  Secondo un articolo di www.forward.com il suo stile musicale ricorda grandi cantautori ebrei statunitensi, come alcuni testi molto raffinati e a volte misteriosi alla Bob Dylan e quello modo di esprimere emozioni e atmosfere fra rock e introspezione tipico anche del cupo Lou Reed, l’attenzione verso tematiche bibliche e il forte affetto verso gli ebrei mostrato sia da una sua versione “live”di Hava Nagila che dalla volontà di esibirsi in Israele. In quasi mezzo secolo di carriera, dal suo anno d’oro che fu il 1975 col grande successo di Born To Run, molti sono stati i suoi colleghi e amici ebrei.

Dal suo “talent scount” Mike Appel che lo segnalò alla Columbia Records stimolando anche il percorso artistico di Dylan fino al suo ingegnere del suono, l’israeliano Louis Lahav, la cui moglie cresciuta in kibbutz divenne la violinista stile klezmer della sua formazione. Sempre nella “E-Street Band”il pianista Roy Bittan così come il sassofonista Clarence Clemons sono di religione ebraica. Anche la reazione degli ebrei americani sembra essere molto favorevole verso le sue canzoni e molti sono suoi fan. Come ha riportato il Times of Israel in un vecchio articolo del 2012 un suo fan di religione ebraica ha detto “Se Bruce fosse un rabbino andrei al suo Tempio” e in diverse sue canzoni canta di tematiche riferite a personaggi biblici come Mosè, Adamo o Caino.

Molto interessante anche l’intervista del Jerusalem Post del 2018 al suo batterista ebreo Max Weinberg, nato anche lui in New Jersey, a Newark da origini russe e ucraine e molto amico della superstar della canzone israeliana David Broza. Appassionato di musica da sempre, ha suonato anche al suo Bar Mitzva sottolineando che “per lui la musica è il suo contributo al tikkun olam, alla riparazione del mondo”, curioso di varie culture e da anni molto legato a Springsteen, a 68 anni compiuti lo scorso 13 aprile, Weinberg sembra essere molto attivo e dinamico e anche suo figlio Jacob intende seguire il percorso musicale paterno tanto da unirsi per un concerto al suo gruppo. Springsteen e il mondo ebraico sono molto uniti fra loro e anche riguardo a Israele , come ha reso noto il Times of Israel diversamente da altre rockstar da Elvis Costello a Roger Waters, noto per le sue frasi antisraeliane, egli non ha mai criticato lo Stato ebraico o inneggiato al suo boicottaggio comportandosi sempre molto positivamente e favorevolmente e appoggiando gli ebrei e Israele in diverse occasioni.