La scena della bambina con il cappotto rosso di Schindler's List

Shoah, qual è stato il miglior film per narrare l’inenarrabile? Qui una classifica

Taccuino

di Roberto Zadik
Raccontare l’indicibile è sempre una impresa di estrema difficoltà e molti ,dagli anni ’60 ad oggi, sono stati i film sulla Shoah che narravano svariate sfumature di quegli anni terribili, dall’atrocità dei lager, alla barbarie nazista ai grandi personaggi come Anna Frank, Oskar Schindler o Giorgio Perlasca. Tante sono state le produzioni cinematografiche, specialmente fra gli anni ’80 e ’90, che hanno provato a riassumere i fatti, ma anche le emozioni delle vittime, soffermandosi meno purtroppo su profili dei criminali nazisti, secondo me altrettanto importante, dallo spietato comunicatore del Reich Josef Goebbels al freddo e crudele gerarca Himmler dedito a oscure sedute spiritiche assieme a vari membri del Reich. Oppure, sulla fine di Comunità ebraiche un tempo molto importanti, come Salonicco, da cui viene la mia famiglia paterna e a cui si fa riferimento, anche se molto vagamente, nel bellissimo “Oltre la vittoria” con un grande Wilhelm Dafoe.

A 75 anni dalla fine degli orrori dei lager nazisti e dall’incubo fascista, pochissime le produzioni italiane sul tema; di alto livello Jona che visse nella balena del bravo Roberto Faenza e la trasposizione del romanzo di Primo Levi La tregua del grande Francesco Rosi con John Turturro. Mentre non mi ha entusiasmato La vita è bella di Benigni, nonostante i grandi elogi e la bellissima colonna sonora Life is Beautiful che ha lanciato la cantante israeliana Noa in Italia, anche se si tratta del coraggioso tentativo di raccontare in toni da commedia la tragica storia di un padre e del suo piccolo figlio ai tempi del fascismo e delle deportazioni.

Qui una mia piccola “classifica” delle migliori produzioni cinematografiche sul tema. Secondo quale criterio? Efficacia cinematografica, accuratezza storica, credibilità della trama, interpretazione attoriale e abilità registica sia tecnica sia emotiva, profondità psicologica e valore culturale.

1. La lista di Schindler – regia di Steven Spielberg

Ideale per chi non sa molto di Shoah, per chi intende capire e avere un’idea esauriente e chiara di quanto accaduto almeno in Polonia e in Germania (anche se la Shoah ha riguardato molti più Paesi di quanto si dica, dalla strage di Salonicco al salvataggio degli ebrei bulgari e turchi di cui si parla poco). Molto emozionante in diversi passaggi, la pellicola del 1993 diretta da uno Spielberg al massimo della forma che dopo questo film, a quanto sembra e spinto dalla moglie Kate Capshaw ha riscoperto il suo ebraismo e il dramma della sua famiglia di ebrei russi fino a quel momento silente nella sua vasta e versatile produzione (qualche riferimento al nazismo solo in Indiana Jones e i predatori dell’Arca Perduta). La storia è quella del benefattore cecoslovacco Oskar Schindler industriale che riuscì fra mille peripezie a salvare i suoi impiegati, splendidi i dialoghi del film, dalle negoziazioni con lo spietato gerarca nazista Amon Goeth, interpretato da un validissimo Ralph Fiennes all’amicizia di Schindler, bravissimo anche Liam Neeson, con il suo impiegato ebreo Stern, con un Ben Kingsley straordinario noto per l’accuratezza delle sue interpretazioni come in Gandhi soporifero ma estremamente ben fatto kolossal del regista Richard Attenborough. Scene del campo di Plaslow che alludeva a Auschwitz, delle retate naziste, della sofferenza ebraica polacca e della crudeltà dei criminali, ricostruite con pathos e precisa emotività da questo splendido film.

2. Jona che visse nella balena – regia di Roberto Faenza
Fra i pochissimi film italiani sul tema della Shoah sicuramente spicca l’emozionante Jona che visse nella balena del regista ebreo torinese  Roberto Faenza, 77 anni il prossimo 21 febbraio, cugino nientemeno che di Primo Levi, che successivamente si darà ad altri generi cinematografici. Orchestrato dalla colonna sonora del grande Ennio Morricone, la trama diretta con sobria emotività da Faenza ripercorre le vicende del bambino ebreo olandese Jona Oberski dalla sua autobiografia Anni di infanzia e le sofferenze patite a Bergen Belsen mentre viveva in una baracca con la madre. Meticoloso e coinvolgente, questo film ha ricevuto vari riconoscimenti e premi, dal David di Donatello al Globo d’Oro rivelandosi un’opera capace di rappresentare attraverso l’umanità del protagonista quanto accaduto nei lager e la disumanità che ha causato tutto questo.

3. Il pianista- regia di Roman Polanski

La prima volta in cui il geniale ma controverso regista francese di origine polacco-russa, Roman Liebling in arte Polanski  affronta il tema della Shoah e le sue radici ebraiche. Come Spielberg, non ne aveva mai parlato prima e nonostante sia nato a Parigi egli visse lungamente in Polonia. Ripercorre la tragica vicenda del Ghetto di Varsavia e la tormentata vita del pianista ebreo Wladislaw Szpilman che venne soppresso nel suo talento dalla ferocia nazista e  si salverà miracolosamente mentre per giorni sconvolto e senza cibo aspetterà l’arrivo delle forze sovietiche. Una storia di dramma e rinascita, di musica e emozione, quella di Polanski che successivamente non tornerà più sul tema ma che grazie alla straordinario attore Adrian Brody newyorchese di origini ungheresi e cecoslovacche in una delle sue migliori interpretazioni della sua carriera brillante, ha lavorato con grandi autori, dal regista di Rainman Barry Levinson, a Spike Lee, a Woody Allen. Questo lungometraggio ha ricevuto vari riconoscimenti per la grande efficacia di diverse scene, l’abilità registica nell’equilibrare dramma e accuratezza storica e biografica raccontando un Paese difficile come la Polonia e il dolore dei suoi ebrei, massacrati ripetutamente ben prima  e anche molto dopo il 1945.

4. Train de vie – Radu Mihaileanu

Un’opera davvero geniale questo film del bravo regista ebreo romeno Radu Mihaelanu. Sospesa fra sogno e realtà, la narrazione rievoca sia le atmosfere, poco trattate se non dal Violinista sul tetto celebre musical anni ’70, sia l’incubo del nazismo, raccontando la storia di Shlomo, personaggio pittoresco e dei suoi compagni d’avventure, costretti a travestirsi da nazisti, a scappare da un luogo all’altro, a sviluppare un sentimento tragicomico di sopravvivenza. Ironico e estremamente drammatico, questo film è unico nel suo genere e sembra un musical nel suo andamento e nelle tante musiche klezmer dove i riferimenti ai lager sono molto vaghi se non inesistenti e rivelandosi davvero originale e assolutamente spiazzante nella sua verve visto l’argomento trattato e analogamente a La vita è bella di Benigni, il regista che ha realizzato un altro bel film come Il concerto è riuscito a cimentarsi nella difficilissima arte dell’umorismo nella tragedia. Alla fine solo una scena ricorderà che tutta la trama era solo un sogno del protagonista.

5. Il bambino col pigiama a righe – Mark Herman

Davvero commovente e delicato questo bellissimo film diretto con talento e rigore dal regista inglese Mark Herman. Tutto incentrato sulla psicologia infantile, sull’amicizia pericolosa e apparentemente innocente fra un bambino ebreo Shmuel e il figlio suo coetaneo di un temibile gerarca nazista, nei suoi panni uno straordinario David Thewlis, eccelso nel ruolo del poeta Verlaine nel film su Rimbaud Poeti dall’Inferno. In un gioco di situazioni e di imprevedibili capovolgimenti di destini incrociati, la trama si muove agilmente e con profondità negli eventi delle vite e di quel campo di concentramento, ricalcando il tema fondamentale delle amicizie difficili come nella trasposizione de L’amico ritrovato splendido romanzo di Fred Uhlman e con un finale da brivido. Da vedere assolutamente.

6. Oltre la vittoria – di Robert Young

In questa classifica intendo dare spazio anche a film dimenticati come questo piccolo gioiello del 1989. Protagonista della pellicola il coraggioso pugile ebreo greco di Salonicco, Shlomo Arouch, interpretato splendidamente dall’attore americano Wilhelm Dafoe, famoso per il suo ruolo in Platoon (il capolavoro di Oliver Stone sul Vietnam) che qui recita la difficile parte di questo pugile. Lotta all’ultimo secondo per la sopravvivenza, costretto a sfidare i suoi correligionari sul ring, per intrattenere gli ufficiali nazisti molto divertiti da questi match di boxe, il film racconta il binomio fra combattimento fisico e morale, le difficoltà di chi pur di vivere è capace di sopportare l’insopportabile. Ottima la fotografia, la recitazione di Dafoe, la regia accurata e molto efficace.

7. Il figlio di Saul – Lazlo Nemes

Un raro esempio di film ungherese e Est europeo sullo spinoso tema della Shoah che ricostruisce le sofferenze emotive di un padre Saul Auslander costretto alla tremenda mansione di Sonderkommando e a ritrovare i corpi dei suoi correligionari dopo essere stati trucidati nelle camere a gas. Fra questi anche suo figlio. Pieno di scene assai espressive, dirette con mano sicura e con attori molto credibili e personaggi come il rabbino che dopo le sofferenze dei lager si dimentica le preghiere, questo lungometraggio fa riflettere e commuovere, interrogandosi su varie domande scomode ma necessarie. Come il ruolo dei Sonderkommando in maggioranza ebrei e costretti a collaborare coi nazisti trascinando i corpi delle vittime e preparandoli per la cremazione, pratica fra l’altro estremamente vietata dall’ebraismo. Questo lungometraggio merita di essere visto anche per la straordinaria interpretazione di Gezra Rohrig  e alla regia di Nemes che qui era al suo esordio rivelando subito il suo talento.

8. La caduta – Gli ultimi giorni di Hitler

Non solo produzioni americane famose ma anche diversi film europei e addirittura tedeschi. Come questo  La Caduta che rappresenta magistralmente un capitolo difficile come gli ultimi giorni di Hitler e dell’incubo nazista. Interpretato da uno strepitoso Bruno Ganz, svizzero tedesco di madre italiana scomparso nel febbraio dell’anno scorso a 78 anni, Hitler e la sua infinita malvagità vengono qui rappresentate nella loro decadenza rinchiuso nel suo Bunker quando il 20 aprile 1945 giorno del suo ultimo compleanno viene avvisato che l’Armata Rossa sovietica sta assediando Berlino. Sempre più paranoico e rabbioso, Hitler sfoga la sua collera e quel senso di frustrazione mentre la sua Germania crolla dopo aver provocato milioni di morti e tenuto sotto torchio nella sua morsa mezza Europa e la pellicola ricostruisce meticolosamente gli ultimi dieci giorni di vita del Dittatore. Ambientazioni molto rigorose, protagonisti di alto livello recitativo e una regia sobria e sicura di Oliver Hirschbiegel regista 62enne di Amburgo contribuiscono all’incisività di questo importante film che ha scosso il Paese, come il libro paradossale Lui è tornato di Timur Vermes, smuovendo la Germania dal silenzio e dal tabù riguardo al nazismo. Primo e unico film tedesco sul tema è sicuramente da vedere a 16 anni di distanza dalla sua uscita nei cinema.

9. Europa Europa – Agneska Holland

Un film sulla  fuga, l’infanzia, la ricerca della salvezza e della libertà. La regista polacca di padre ebreo Agneska Holland che poi passò a dirigere capolavori di poesia e intensità come il già citato Poeti dall’Inferno con un Di Caprio sublime nei panni non facili del poeta ribelle Rimbaud, qui ci parla di Shoah con questo film del 1990. Molto originale e avvincente, la trama che racconta l’odissea del bambino ebreo tedesco Salomon Perel è uno dei pochi o l’unico lungometraggio a affrontare nello stesso intreccio, non solo il nazismo, ma altri due capitoli come i pogrom e il Regime Comunista. Opera raffinata, espressiva, coinvolgente degne di lode sono anche le interpretazioni dell’attrice francese July Delpy e del bambino protagonista del film Marco Hofschneider, in una regia  che ricostruisce varie epoche con meticolosa passione e grande efficacia storica e cinematografica.

10.   La tregua – Francesco Rosi

Dopo averlo citato non potevo tralasciarlo. È davvero bello questo La tregua di una firma prestigiosa del cinema d’autore italiano come il napoletano Francesco Rosi e interpretato dalla star dei film di Spike Lee John Turturro. Perfetto per “Il Giorno della Memoria” ambientato il 27 gennaio 1945 alla Liberazione del lager di Auschwitz, tratto da un romanzo di Primo Levi, intenso ma meno bello del suo capolavoro Se questo è un uomo, e racconta le storie di un gruppo di ebrei italiani che riacquista la libertà dopo anni di dolore e sofferenze nel lager, il faticoso e ancora incredulo viaggio verso la normalità con un incredibile prova di Turturro. Il film è estremamente piacevole e ben realizzato grazie a una regia di grande efficacia in una delle prove più incisive di Rosi, diventato famoso per la sua amicizia con uno dei più grandi attori di sempre, Gian Maria Volontè e i film messi a segno con lui come Il caso Mattei e Cronaca di una morte annunciata caratterizzati da grande impegno morale e civile.