“Polanski Horowitz Hometown” premiato al Festival di Cracovia

Spettacolo

di Roberto Zadik

Polanski ripercorre “La Shoah in Polonia” con un documentario, nel ruolo di protagonista e non di regista

Nonostante sia parigino di nascita (1933), il controverso e talentuoso regista Roman Polanski è sempre stato legatissimo alla Polonia, paese di origine dei suoi genitori e dove tornò nel 1936, paradossalmente perché il padre Ryszard Polański (nato Ryszard Liebling) temeva l’antisemitismo francese. Lo dimostrò nel suo film più commovente, Il Pianista, e ora è tornato nella patria paterna realizzando, nel ruolo di protagonista e non dietro la macchina da presa, il documentario Polanski Horowitz Hometown. Nonostante i suoi 88 anni, da compiere il prossimo 18 agosto, il regista resta sempre attivo e la sua “nuova creazione” è stata premiata al Festival di Cracovia.

Ma qual è la trama di questa opera? Accompagnato dal suo amico di sempre e sopravvissuto alla Shoah, uno degli ebrei salvati da Oskar Schindler, il celebre fotografo Ryszard Horowitz che conobbe, durante la guerra, nel Ghetto di Cracovia, Polanski si è confrontato con il suo doloroso passato. Come ha sottolineato Mateusz Kudla, regista e produttore del documentario, messo in atto assieme ad Anna Kokoszka Romer, il filmato si concentra “sulla memoria, sul destino e sul trauma. Attraverso questi due personaggi, che hanno avuto la fortuna di sopravvivere, – ha proseguito Kudla in un’intervista all’Agenzia di stampa francese France Press (AFP) – abbiamo voluto mostrare la tragedia di tutti gli abitanti del Ghetto che non ce l’hanno fatta”.

Il documentario, che ha aperto l’edizione del Festival di Cracovia di quest’anno, si preannuncia estremamente forte ed emozionante in alcune scene. Infatti, in una delle sequenze, Polanski ricorda di aver visto un ufficiale nazista sparare a una donna anziana, con il sangue che schizzava dappertutto. “Terrorizzato, corsi attraverso il corridoio dietro di me e mi nascosi nelle scale” ha rievocato il regista nel filmato. Nonostante all’epoca avesse solo sette anni, quando la Seconda Guerra Mondiale cominciò, Roman ha trattenuto nella memoria ogni dettaglio. All’amico Horowitz, uno degli ebrei salvati dall’industriale Oskar Schindler,  Polanski racconta che quell’episodio fu “il mio primo incontro con l’orrore”.

Polanski incontra i nipoti dei suoi salvatori

Un momento molto commovente della pellicola è l’incontro fra Polanski, visibilmente commosso, e i nipoti di Stefania e Jan Buchala, i contadini polacchi cattolici che lo nascosero dai nazisti. L’anno scorso, in Israele, Yad Vashem ha reso loro onore con il titolo di “Giusti fra le Nazioni” riservato a coloro che salvarono gli ebrei nella Seconda Guerra Mondiale.

Come ha puntualizzato il Times of Israel, il documentario Hometown si concentra sull’infanzia di Polanski, evitando qualsiasi riferimento agli scandali da lui vissuti, che l’hanno bandito da Hollywood e gli precludono il ritorno in America per “timore di essere arrestato”.

Soddisfatti del lavoro svolto, i registi Mateusz Kudla e Anna Kokoszka Romer hanno dichiarato che “si tratta di qualcosa che rende Roman Polanski testimone della storia e utile a impedire che tutto questo possa accadere di nuovo in futuro”.  Si sono poi augurati che presto il documentario possa essere distribuito e disponibile online o in streaming.