Longevità: fin dai tempi biblici, gli ebrei ne sono ossessionati

Salute

di Viviana Kasam

La vita si allunga e l’umanità è soggetta a malattie degenerative come la demenza. Così, un gruppo di anziani miliardari ha deciso di investire nella ricerca sulla Longevity, per poter invecchiare mantenendo intatte le capacità intellettive. Con la speranza addirittura di ringiovanire. Ma tra illusioni di onnipotenza e scenari alla Frankenstein, c’è chi non è d’accordo: in un mondo di vecchi che sognano l’immortalità che ne sarà dei nostri giovani?

«Diciamoci la verità: fin dai tempi biblici gli ebrei sono stati ossessionati dal tema della longevità. Nella Genesi si elenca scrupolosamente l’età di ogni patriarca: 969 Matusalemme, 175 Abramo, 180 Isacco, 140 Giacobbe, Giuseppe 110, Mosé 120. E quando l’Onnipotente si arrabbia con il suo popolo corrotto e dalla dura cervice, qual è la punizione? Accorciare la durata della vita umana. A soli 120 anni… mica male, in fondo è l’età utopica che ancor oggi noi ebrei auguriamo ai nostri cari di raggiungere».
Sorride Nir Barzilai, uno dei massimi studiosi al mondo di longevità, direttore del Einstein Institute for Aging Research, professore di Medicina e Genetica presso l’Albert Einstein College of Medicine, direttore scientifico dell’AFAR (American Federation Of Aging Research) e fondatore dell’Academy of Health Span and Life Span Research. Il suo libro Age Later è considerato uno dei testi più importanti in questo campo.

Nir è appena tornato da una conferenza internazionale a Gstaad, in Svizzera, dove si sono riuniti miliardari da tutto il mondo, interessati ad investire in questo settore. «La longevity è la nuova corsa all’oro», sostiene. Sin dalla notte dei tempi, la speranza di vivere più a lungo ha arricchito chi ha fatto balenare la possibilità di prolungare il soggiorno degli umani sulla terra grazie a ricette alchemiche, filtri, decotti, formule magiche, sangue fresco, rituali satanici.

Nell’ultimo secolo, i progressi in campo medico hanno innalzato in modo impressionante l’aspettativa di vita, spesso però a scapito della sua qualità. Demenze e malattie neurodegenerative sono lo scotto che paghiamo alla vecchiaia protratta. E se l’attenzione alla qualità della vita e la medicina estetica ci hanno aiutati a migliorare la forma fisica anche con il passare degli anni, purtroppo ben poco siamo riusciti a fare per impedire il deteriorarsi del cervello, a cominciare dalla memoria, il segnale più comune della vecchiaia che bussa alla porta. Ed ecco la corsa, in tutto il mondo, per cercare di capire come bloccare – o addirittura far tornare indietro – l’orologio del cervello, e gli investimenti miliardari in questo campo, che già cominciano ad arricchire i produttori di integratori alimentari, grazie alla (quasi sempre illusoria) promessa di migliorare la memoria e rallentare l’ossidazione dei neuroni. Ma la posta in gioco è molto più alta. Cellule staminali, rigenerazione dei tessuti cerebrali attraverso i cosidetti “organoidi” – minicervelli biologici ottenuti in vitro – farmaci, epigenetica, camere iperbariche, scambio di sangue tra giovani e anziani: si spara a 360°, sperando prima o poi di colpire l’obiettivo.

E non sono solo gli anziani miliardari con l’ansia di invecchiare che investono nel settore. Recentemente mi è stato chiesto di organizzare un incontro a porte chiuse tra i massimi luminari al mondo in questo settore (nomi come David Sinclair, Nir Barzilai, Felipe Sierra) e un gruppo di “billionaires under 25” (non è un errore di stampa: sono ragazzini che hanno fatto fortuna prima di diventare maggiorenni con i bit coins, i giochi digitali, le criptovalute, e ritengono che oggi il nuovo settore in cui investire sia la longevity).

È il nuovo Eldorado, con i fiumi della ricerca che fanno brillare pagliuzze dorate. Il giovane e controverso principe ereditario dell’Arabia Saudita, Mohammed Bin Salman, noto con l’acronimo MBS, ha annunciato un paio di mesi fa la creazione di Hevolution, un fondo di 20 miliardi di dollari dedicato allo studio della longevità. Il più grande investimento mai effettuato in questo settore, dove pure stanno si stanno concentrando gli interessi di governi, istituzioni e super ricchi di tutto il mondo, da Peter Thiel, co-fondatore di Paypal, a Sergei Brin e Larry Page di Google, da Jeff Bezos a Mark Zuckerberg e Pierre Omidiar, il fondatore di Ebay. In parte sotto forma di mecenatismo per sostenere la ricerca scientifica, ma soprattutto con ingenti investimenti in start up e aziende di biotech – le più importanti sono Calico fondata da Larry Page (il socio di Bill Gates) e AltosLab, nella quale si mormora che Jeff Bezos (l’uomo più ricco del mondo) e Yuri Milner abbiano profuso miliardi. La presentazione sul web la definisce “Silicon Valley’s latest bet on living forever”.

 

Rui Costa, Sami Sagol, Eric Kandel

Personalmente, ho cominciato a occuparmi di queste tematiche una decina di anni fa, grazie a un amico israeliano e generoso benefattore nel campo della ricerca sul cervello, Sami Sagol.
Sami non ha problemi a dichiarare che il suo interesse per le neuroscienze è nato da un desiderio assolutamente egoistico: quello di invecchiare mantenendo intatte le sue straordinarie capacità intellettive, o meglio, di non invecchiare e se possibile addirittura di invertire il processo naturale e ringiovanire con gli anni.
Per questo ha finanziato in tutto il mondo centri di ricerca sulla longevity presso Università prestigiose, ha fondato un centro di medicina iperbarica basato sulle ricerche del prof. Shai Efrati, dell’Università di Tel Aviv, dove egli stesso, con la moglie Tova, si reca una volta all’anno per seguire la terapia, che consiste in cinque sedute di due ore al giorno per tre mesi, respirando ossigeno in una camera iperbarica, secondo un protocollo messo a punto dal professor Efrati. Garantisce Sagol con il suo sorriso sornione, che i neuroni tornano ad essere quelli di un adolescente, la pelle si stira e le giunture si sgranchiscono. L’interesse commerciale comincia a deflagrare: ora è stato aperto un centro a Dubai, uno a Miami, e sono in fieri quello di New York e di Londra. «La mia speranza è quella di coinvolgere gli ospedali pubblici – spiega. – Sono infatti terapie costose, e non vorrei rimanessero retaggio solo dei ricchi».

Ritardare l’invecchiamento
Come si fa a ritardare l’invecchiamento? Le terapie sono tra le più fantasiose. C’è chi giura sulla metformina, un farmaco in commercio da moltissimi anni, che viene somministrato ai diabetici per ridurre gli zuccheri nel sangue. Pare che assunto quotidianamente ad alti dosaggi rigeneri cellule, neuroni e tessuti… e il cervello degli over 70 settantenni funzioni di nuovo come quello dei giovanotti. C’è chi giura sull’efficacia dello scambio di sangue tra giovani e anziani: i primi invecchiano un po’, i secondi ringiovaniscono, come Dorian Gray con il suo alter ego che invecchiava nell’armadio (una start up controversa, Ambrosia, fondata da Jesse Karmazin, già offre questi trattamenti a 8000 dollari a seduta). Ci sono poi rapamicina, resveratrolo, sirtuine e integratori alimentari dagli acronimi fantasioni: NMN, NR, NAD: il target è di impedire l’ossidazione e il deterioramento dei neuroni. Il guru di queste ricerche è il Prof. David Sinclair di Harvard, il cui libro Longevità (Lifespan in originale) di Verducci editore, è un best seller mondiale e la nuova Bibbia degli aspiranti Peter Pan.

«Tre sono attualmente gli scenari più interessanti della ricerca – spiega il prof. Barzilai. – Il primo è quello dei farmaci che ritardano l’invecchiamento come la metformina e la rapamicina. Alcuni danno dei risultati positivi, ma bisogna attendere che siano testati su larga scala e per lunghi periodi per garantirne l’efficacia e l’assenza di effetti collaterali. Il secondo è quello dei trattamenti che riportano indietro l’orologio biologico. In questa categoria rientrano i farmaci cosiddetti ‘senolitici’ che spazzano via le cellule vecchie, i trattamenti con l’ossigeno iperbarico e anche una tecnica viene già pubblicizzata ma è ancora tutta da verificare, anche perché pone molti interrogativi etici. È lo scambio di sangue tra giovani e anziani: si è visto che gli anziani ringiovaniscono e i giovani invecchiano – potrebbe sembrare raccapricciante, aprire scenari alla Dracula. In realtà serve per studiare quali sono le componenti ematiche coinvolte in questo processo e ci auguriamo di poterle riprodurre in laboratorio e mettere a punto un cocktail di farmaci per ringiovanire il sangue. Il terzo, che mi piace chiamare lo scenario Peter Pan, è che non si invecchierà più ma, a partire dall’età adulta, ci si potrà sottoporre, ogni qualche mese o una volta all’anno, a trattamenti che risettano l’orologio biologico».

Un dilemma etico
Al di là di scientifiche illusioni di onnipotenza o di soluzioni alla Frankenstein, è indubbio che questi studi aprono molti interrogativi etici. Li ha riassunti bene Elon Musk, l’unico supermiliardario che rifiuta di investire nella longevity: «Siamo già un mondo di vecchi, in cui per i giovani c’è pochissimo spazio. È giusto fare in modo che gli anziani vivano ancora più a lungo, investendo in questa ambizione capitali che potrebbero essere dedicati a creare un futuro migliore per il pianeta e per i nostri figli e nipoti, per lasciare spazio a nuove idee invece che perpetuare quelle dei vecchi?». Non è d’accordo Sagol, che spera piuttosto di rendere queste scoperte alla portata di tutti, e ha in mente di realizzare in Israele una rete di centri universitari e ospedalieri dedicati alla longevity che renda il Paese il punto di riferimento all’avanguardia in questo settore. «LaTorà considera un merito vivere a lungo – sostiene. – Ricordate che cosa dice il quarto comandamento? ‘Onora tuo padre e tua madre, affinché i tuoi giorni siano prolungati sulla terra che l’Eterno ti dà’. È la prima ricetta di longevity. Benedetta dall’Onnipotente».