Ebrei nel selvaggio West

Gli ebrei nel selvaggio west, una storia dimenticata

di Nathan Greppi
In un capitolo del loro saggio Il vangelo secondo Tex Willer (Claudiana, 2020), gli autori Brunetto Salvarani e Odoardo Semellini parlano di tutte le volte in cui il celebre ranger texano si è confrontato con determinate religioni; dalle varie forme di cristianesimo al voodoo, dai culti degli indiani d’America a quelli delle antiche civiltà precolombiane. Tuttavia, in questo macrocosmo non si può fare a meno di notare l’assenza di una religione in particolare: l’ebraismo. Eppure, sebbene non siano mai apparsi ebrei nelle storie di Tex (a parte citazioni bibliche come quella nel racconto Dieci anni dopo, quando deve difendere una comunità di quaccheri), c’erano anche loro tra i pionieri che secoli fa emigrarono in quelle terre divenute tanto celebri grazie ai film western.

L'ebreo lituano Robert Lazar Miller
L’ebreo lituano Robert Lazar Miller

 

Come raccontava nel 2019 il Times of Israel, la curiosità verso un capitolo di storia così poco conosciuto è riemersa dopo che la regista Amanda Kinsey ha iniziato a raccogliere fondi per realizzare il documentario Jews of the Wild West, al fine di raccontare le vicende degli emigrati ebrei che a migliaia viaggiarono in quei luoghi in cerca di una vita migliore. “Le loro storie sono state messe da parte per ragioni sociali, politiche ed economiche,” spiegò la Kinsey ad un evento presso il Centro per la Storia Ebraica di New York. “Ma erano visionari che avevano visto un’opportunità, radicati allo stesso tempo nella famiglia e nella tradizione.”

La storia ebbe inizio dopo la fine della Guerra di secessione, quando numerosi ebrei emigrarono dall’Europa a New York; lì, molti di loro si insediarono a Manhattan, aprendo i loro esercizi commerciali e mettendo su famiglia. Tuttavia, non tutti concordavano con questo modo di insediarsi: Jacob Schiff, influente banchiere di origini tedesche, temeva che non si sarebbero integrati se fossero rimasti chiusi nelle loro comunità, senza aprirsi al resto della società americana. Fu così che decise di fondare la Jewish Industrial Removal Office, un’organizzazione che aiutò 75.000 ebrei ad emigrare nel West in cerca di condizioni di vita migliori di quelle che c’erano all’epoca a New York.

Molti andarono verso l’ignoto correndo numerosi rischi, e in tal modo la popolazione ebraica si diffuse per gran parte del paese. Alcuni di loro divennero anche importanti per vari motivi: Josephine Marcus, nata nel 1861 a New York, lasciò la casa dei genitori a 18 anni per diventare un’attrice, e divenne nota per essere stata l’ultima moglie di Wyatt Earp, uno dei più famosi sceriffi e pistoleri del West. I due rimasero sposati per oltre quarant’anni fino alla morte di lui nel 1929, tanto che entrambi sono sepolti assieme nel cimitero ebraico di Colma, in California. 

Donne ebree nel West
Donne ebree nel West

 

Un caso ancora più eclatante è quello di Levi Strauss: nato in Baviera nel 1829, arrivò negli Stati Uniti a 18 anni, e in seguito si recò a San Francisco durante la corsa all’oro. Qui, nel 1853 fondò la celebre azienda di abbigliamento Levi’s, i cui jeans sono ancora oggi venduti e indossati in tutto il mondo.

Nonostante queste storie incredibili, l’epopea degli ebrei nel West viene poco trattata nei libri di storia e nella cultura di massa. Nel secondo caso, ci sono solo due esempi abbastanza famosi: Scusi, dov’è il West?, film comico del 1979 dove Gene Wilder interpreta un rabbino che dalla Polonia deve fare un lungo viaggio attraverso il selvaggio West per andare a dirigere un sinagoga a San Francisco; e Lucky Luke – La Terra Promessa, albo a fumetti dove il cowboy inventato dai francesi Morris e Goscinny (quest’ultimo di origini ebraiche) deve scortare una carovana di emigranti ebrei verso il Montana. Da notare che entrambe le opere appena citate sono di genere umoristico, tanto che nel fumetto quando Lucky Luke chiede come si fa a riconoscere un ebreo, l’altro gli risponde: “Somiglia a un americano, ma è un po’ più pessimista.”