132 anni fa nasceva J.R.R. Tolkien, l’autore de “Lo Hobbit” che si oppose apertamente al nazismo

di Pietro Baragiola

Il 3 gennaio 1892 nacque John Ronald Reuel Tolkien, il celebre scrittore inglese che, grazie a capolavori come Lo Hobbit e la trilogia de Il Signore degli Anelli (oggi adattati nella saga cinematografica pluripremiata agli Oscar), è stato battezzato da molti “il padre del genere fantasy”.

Nonostante i suoi racconti fossero parzialmente ispirati dalla tetralogia musicale L’anello del Nibelungo, scritta dall’antisemita Richard Wagner, Tolkien si è costantemente battuto contro razzisti e antisemiti, criticando apertamente il movimento nazista per aver manipolato e infangato per sempre la mitologia nordica a cui lui aveva dedicato gran parte della sua vita.

Esperto linguista, Tolkien creò interi idiomi per distinguere tra loro le diverse etnie della sua “Terra di Mezzo”, insegnando allo stesso tempo che solo attraverso la pace e l’unione tra tutti i popoli il male può essere definitivamente sconfitto. Una lezione valida ancora oggi, a 50 anni dalla morte dell’autore, avvenuta nel 1973.

 

Tolkien contro la Germania antisemita

Pubblicato nel 1937, Lo Hobbit riscosse subito un enorme successo sia in Inghilterra sia negli Stati Uniti ed era solo questione di tempo prima che anche gli editori di altri paesi ne richiedessero la traduzione.

I primi furono proprio i tedeschi, particolarmente attirati dalla passione di Tolkien per le leggende norrene (su cui si basavano anche la svastica e molti “ideali” del Terzo Reich). Fu così che la casa editrice tedesca Rutten & Loening contattò l’editore britannico Allen & Unwin per stringere un accordo.

In quegli anni però erano in vigore le Leggi di Norimberga che limitavano fortemente i diritti di pubblicazione per tutti gli ebrei tedeschi e, per questo motivo, la casa editrice tedesca precisò a Tolkien che, se avesse voluto pubblicare i suoi libri in Germania, avrebbe dovuto inviare la sua Bestätigung (certificazione di arianità), dimostrando così di non avere origini ebraiche.

Questa richiesta fece molto adirare lo scrittore che inviò subito al suo editore due risposte, una dura e una diplomatica, affidando a lui la decisione su quale inviare ai dirigenti della Rutten & Loening.

 

Di seguito riportiamo la risposta che venne scelta (quella diplomatica):

Mi duole molto non aver ben chiaro che cosa voi intendiate con il termine ‘ariano’. Io non sono di discendenza ariana, poiché gli ariani sono indo-iraniani. E né io né alcuno dei miei antenati abbiamo mai parlato hindi, farsi, gitano o altri dialetti simili. Ma se volete scoprire se sono di origine ebrea, posso solo rispondere che purtroppo non sembra che tra i miei antenati ci siano membri di quel popolo così dotato. Il mio bis-bis-nonno venne in Inghilterra dalla Germania nel diciottesimo secolo: la gran parte dei miei avi è quindi squisitamente inglese e io sono assolutamente inglese, il che dovrebbe bastare. Sono sempre stato solito, tuttavia, considerare il mio nome germanico con orgoglio e ho continuato a farlo anche durante il periodo dell’ultima, deplorevole guerra, durante la quale ho servito nell’esercito inglese. Non posso tuttavia trattenermi dall’osservare che se indagini così impertinenti e irrilevanti dovessero diventare la regola nelle questioni della letteratura, allora manca poco al giorno in cui un nome germanico non sarà più motivo di orgoglio.

Confido che troverà questa risposta soddisfacente, e le rimango fedele.

J.R.R. Tolkien.

 

Diversi anni dopo, nel 1941, Tolkien spiegò in una lettera al figlio Michael come questo episodio gli aveva lasciato un profondo odio contro il regime nazista e il suo Führer: “ho ancora una questione in sospeso con quel piccolo zotico ignorante di Adolf Hitler”.

Lo Hobbit venne tradotto ufficialmente in tedesco solamente dopo la fine della guerra, nel 1957, e oggi il suo autore può finalmente vantare un parente ebreo: Nicholas Tolkien, shomer shabbat, diventato scrittore per seguire le orme del suo celebre bisnonno.

 

Gli ebrei e i Nani di Erebor

Dei diversi popoli che Tolkien creò per abitare la sua “Terra di Mezzo”, sono i Nani ad essere stati ideati prendendo ispirazione dal popolo ebraico.

L’autore confermò questa analogia in un’intervista alla BBC nel 1971 e in una lettera privata alla scrittrice Naomi Mitchinson in cui scrisse: “penso ai Nani come agli ebrei. Eterni esuli che parlano abilmente la lingua del Paese in cui si trovano ma che nutrono sempre un affetto e una cura particolare nei confronti della loro lingua madre”.

Secondo lo studioso John Rateliff, Tolkien avrebbe persino modellato il Khuzdul (il dialetto nanico) sulla base della fonologia ebraica, anche se questa lingua viene utilizzata poco nei suoi racconti.

Diversamente da Wagner che utilizzò la descrizione del perfido nano Alberich come caricatura avida e antisemita degli ebrei, i Nani di Tolkien sono nobili eroi, abituati ad affrontare a testa alta grandi avversità. Come il popolo ebraico, anche loro sono stati costretti ad abbandonare la propria terra natia, occupata da un terribile nemico (il drago Smaug), e sono uniti nel desiderio di farvi ritorno.

La trama del primo successo di Tolkien, Lo Hobbit, racconta proprio le vicende di questa eroica impresa, messa in atto dal prode Thorin Scudo di quercia che, insieme ai suoi valorosi compagni, è deciso a riconquistare il regno di Erebor dal perfido drago, riprendere possesso dell’Arkengemma (la versione di Tolkien dell’Arca dell’Alleanza) e guidare il suo popolo finalmente a casa.