OyOyoy! Una cucina per le idee

Opinioni

Fino al 25 maggio.

Il festival di Cultura Ebraica Oyoyoy! giunto al suo terzo anno viene organizzato da Monferrato Cult, Associazione senza fini di lucro con sede a Casale Monferrato. Il presidente è Antonio Monaco che in questa breve intervista fa il punto sull’edizione in corso e sulle aspirazioni di questa manifestazione che ogni anno riesce a coinvolgere ed emozionare sempre più persone.

OyOyOy! Terza edizione: in che direzione stiamo andando rispetto ai due anni passati?

L’elemento di base rimane il dialogo. Direi che in questa edizione è stato ben percepito anche dal pubblico come ad ogni tavolo abbiamo avuto sempre interlocutori significativi e autorevoli per i diversi fronti culturali, non solo quello ebraico. In tutte le conversazioni abbiamo sempre assistito ad un rispetto specifico delle posizioni, ma vorremmo andare verso una formula espressiva più immediata. Oggi noi imbandiamo dei grandi banchetti di idee che restano a disposizione dei commensali, un contributo importante alla riflessione di chi ha il piacere di assistervi, che poi potranno digerirle da soli. Mi piacerebbe invece che le idee venissero ‘cucinate’ direttamente durante il dialogo, di fronte al pubblico, come in un laboratorio.

Quest’anno la concomitanza con la fiera del libro di Torino sembra avere dato una parte importante alla politica durante gli incontri. È così?

È stata una situazione oggettiva che ha finito per condizionare anche il Festival, del resto proprio il sondaggio di Mannheimer ha dimostrato che ormai tutti sono informati e discutono di questi fenomeni. Quindi abbiamo avuto la concreta esperienza che anche un dibattito che si sviluppa a Casale Monferrato è partecipe di un pensiero più ampio. Ma l’offerta complessiva del Festival è così diversificata tra dibattiti, musica e arti visive che ognuno ha trovato quello che gli è più congeniale, senza la necessità di schierarsi.

Il tema del 2008 è stato il rapporto tra uomini e animali: l’idea come è nata?< br>
Diciamo che i temi sono stati due e consequenziali tra di loro; il rapporto tra uomini e animali esplorato anche dal punto di vista letterario e poi l’aspetto dell’alimentazione e dell’enogastronomia. Così è nato il progetto “GiustoGusto” presentato ad Oyoyoy 2008 devo dire con molto interesse. Anche perché è stato un modo per legarsi al territorio con proposte concrete. Abbiamo avuto nei dibattiti anche tecnici qualificati e questo ci ha consentito di valutare l’offerta agroalimentare e orticola del territorio in modo completamente nuovo.
È interessante notare che la riflessione sull’alimentazione è nata dai krumiri kasher creati tre anni fa. Un prodotto che ha avuto successo nei confronti di un pubblico non solo costituito da ebrei osservanti, perché ha reso a tutti evidente che il cibo ha un profondo significato simbolico. Da qui il passaggio di renderlo un’occasione di confronto con altri “gusti” non solo per ragioni di fede, ma anche per ragioni etiche, di salute e di responsabilità ambientale.

Qual è la conversazione che dovrebbe assolutamente ospitare Oyoyoy?

Il mio sogno sarebbe mettere intorno a un tavolo Elie Wiesel, Vittorio Foa e Barak Obama a discutere sui valori fondativi di Israele, quelli della Costituzione italiana e della Costituzione americana, ma anche una conversazione tra musica e rapporto con la natura tra Bob Dylan, Franco Battiato e Jean-Michel Jarre non sarebbe male…
Sono sicuro che qualche nome tra questi riusciremo anche a portarlo a Casale.