Amos Oz ricorda Shimon Peres: “Inciampava perché fissava le stelle”

Opinioni

di Paolo Castellano

Amos Oz al funerale di Shimon Peres mentre pronuncia il discorso dedicato al suo amico
Amos Oz al funerale di Shimon Peres mentre pronuncia il discorso dedicato al suo amico

Il 29 settembre sul sito di Ynet.com in occasione della morte di Shimon Peres è stato pubblicato una articolo celebrativo  firmato da Amos Oz, uno tra gli intellettuali e scrittori israeliani più celebri in tutto il mondo. Riproponiamo il testo tradotto in italiano:

«Molte persone si sono prese gioco di Shimon Peres. Alcuni lo hanno definito un “sognatore” come Giuseppe nel libro della Genesi. Ma Giuseppe non fu soltanto un sognatore. Egli fu anche una persona che tenne in piedi un grande stato dopo una drammatica crisi.

Shimon Peres aveva una rara e preziosa qualità: la capacità di cambiare. Le persone che sono arrivate a 60 anni solitamente non cambiano. Quando incontrai Shimon Peres dopo la guerra del Kippur, era ancora (ai miei occhi) un comune avvoltoio,  che supportava i colonizzatori, che amava i colonizzatori, insomma una persona che metteva davanti a tutto la sicurezza: “più territorio è meglio”, “più potere è meglio”.

L’uomo è cambiato davanti ai miei occhi, ha scoperto i limiti del potere, e sebbene non abbia mai disgregato il potere della forza, egli ha incominciato a credere che ci fosse bisogno di un compromesso permettendo delle concessioni per il dialogo e per la pace. La pace tra gli israeliani e i palestinesi e la pace tra gli israeliani e gli arabi. Si è discusso molto riguardo all’ottimismo di Peres, che non conosceva nessun limite. Infatti, dietro a questo ottimismo si nascondeva una caparbia speranza nella saggezza, nelle parole e negli sforzi che un giorno avrebbero potuto cambiare la faccia della realtà. Alcune volte fu una speranza ingenua, ma io trovo cento volte meglio questo piuttosto che un freddo cinismo. Peres non fu un grande politico. Tuttavia gli furono attribuiti stratagemmi, astuzie e intrighi. Egli fu essenzialmente una persona innocente che cadeva spesso in trappola, ma inciampava perché i suoi occhi fissavano le stelle.

Peres fu un discreto politico ma un grande statista: egli decise di non vedere la realtà attraverso gli occhi di oggi, o di domani, o con lo sguardo rivolto alle elezioni primarie e al congresso del partito, o alle future votazioni – ma di scrutare i decenni e le tecnologie del futuro.

Fu un grande appassionato di qualunque cosa avesse a che fare con il futuro. Spesso gli chiedevo di parlare del passato, riguardo David Ben-Gurion, a proposito della guerra d’indipendenza, riguardo l’alleanza con la Francia, riguardo alle cose in cui è stato coinvolto più di chiunque altro. Ma egli  deviava la discussione verso argomenti completamente diversi: le nanotecnologie, le ricerche sul cervello, l’era che seguirà l’età elettronica, la medicina che migliorerà l’umanità.

Sì, era un inconfondibile sognatore, sia innocente che sofisticato, ma i suoi sogni sono diventati veri molte più volte in confronto allo scetticismo di molti altri. Essere “un sognatore” può divenire la medicina per una vita difficile, ma non c’è nessuna ragione di invidiare qualcuno che ha perso il potere di sognare. Peres era pieno di curiosità, era affascinante, e io gli volevo bene».