Viaggio nelle pieghe oscure dell’antisemitismo contemporaneo

Libri

di Marina Gersony
Se c’è un libro capace di smuovere le coscienze e farci riflettere su temi tanto attuali quanto delicati, quello è Il nemico ideale di Nathania Zevi. Con una narrazione puntuale, la giornalista ci guida in un viaggio attraverso le pieghe oscure dell’antisemitismo contemporaneo, esplorando non solo le sue manifestazioni più evidenti, ma anche le sottili sfumature e le complesse dinamiche che lo alimentano.

Fin dall’introduzione, l’autrice ci catapulta nel cuore del racconto attraverso un aneddoto personale. Emergono le sagge e profetiche parole del nonno il cui insegnamento risuona nella memoria della nipote: «Anche quando penserai di essere come gli altri, uguale agli altri, insieme agli altri, ricordati che non è quello che pensano gli altri di te», parole che spingono a riflettere sull’infinita complessità dell’identità ebraica in una società che tende all’omologazione e alla classificazione. In questo contesto, Il nemico ideale si inserisce in una lunga tradizione di scritti che hanno affrontato il tema dell’antisemitismo. Scrittori del passato e del presente, da Primo Levi a Amos Oz, da Edith Bruck a David Grossman, insieme ad altri grandi pensatori e intellettuali, che hanno contribuito a illuminare una questione cruciale e sempre aperta nel nostro tempo.

In questo nebuloso scenario, l’autrice si immerge con l’intento di evidenziare le percezioni distorte che molti nutrono nei confronti degli ebrei. Poiché l’unica via d’uscita, se esiste, è quella della conoscenza del fenomeno a partire dai fatti, si presenta una sfida tutt’altro che facile, considerando la vastità dell’argomento. Durante la stesura del libro, Zevi si è trovata ad affrontare un dilemma inquietante: l’antisemitismo contemporaneo, un Male che credeva non avrebbe potuto ripetersi con la stessa ferocia del passato. Solo qualche giorno prima degli attentati di Hamas del 7 ottobre, ha raccontato di aver intervistato Edith Bruck, scrittrice ungherese naturalizzata italiana, sopravvissuta ai campi di concentramento, che da più di mezzo secolo non ha mai smesso di raccontare l’orrore di cui è stata testimone. Nell’intervista, Bruck ha sostenuto che nessuna tragedia sarebbe mai stata paragonabile alla Shoah, ma il massacro di quel giorno in Israele ha costretto molti a riconsiderare la propria posizione. Certo, non è stata la Shoah bensì, per dirla con il Presidente della Repubblica Mattarella in occasione del Giorno della Memoria, «è stata una raccapricciante replica degli orrori della Shoah», spiegando di guardare a Israele come a «un Paese a noi vicino e pienamente amico, oggi e in futuro, per condivisione di storia e valori».

La domanda che ci poniamo è la seguente: alla luce degli eventi del 7 ottobre, era prevedibile che un rinnovato clima di antisemitismo si diffondesse così rapidamente, posizionandosi al vertice della lista dei pregiudizi e registrando una crescente diffusione a tutti i livelli? Episodi di terrorismo, aggressioni fisiche e verbali, atti vandalici nei luoghi di culto o della memoria, minacce e bullismo hanno visto un aumento esponenziale sia in Italia che in Europa e nel resto del mondo. Se fino a ieri ricordare gli ebrei morti nella Shoah suscitava commozione, dopo il 7 ottobre Israele e gli ebrei sparsi nel mondo sono diventati il nuovo nemico ideale. Certamente, come osserva Zevi, le istituzioni italiane hanno manifestato il loro sostegno al popolo israeliano; tuttavia, nel frattempo, sui social media e per le strade si è diffuso l’odio. Come già accaduto in passato, gli ebrei sono stati accusati di essere i veri nazisti, la compassione è stata negata e la morte di duemila civili è stata liquidata con un cinico «un po’ ve la siete cercata». Così, mentre il libro si avvicinava alla sua conclusione, la giornalista si è interrogata sul significato di quelle pagine alla luce degli eventi attuali. Forse Il nemico ideale assumeva via via un’importanza diversa, forse non contava più nulla, forse si trovava di fronte all’ennesima ridefinizione dei confini dell’antisemitismo. Di una cosa, però, era e rimaneva certa: soprattutto ora, la scelta di chi decide per il silenzio non è accettabile. E difficilmente sarebbe stata in grado di parlare con chi oggi preferisce tacere.

Non è dunque difficile immaginare come il 7 ottobre abbia rappresentato per gli ebrei della generazione di Nathania Zevi il primo profondo trauma collettivo, risvegliando incubi e ricordi dolorosi e riaprendo ferite mai davvero rimarginate. La paura, insieme ai demoni del passato, si è insinuata nuovamente nelle loro vite in modo violento, mettendo in discussione il senso di sicurezza e trasformando la loro presenza nel mondo in una posizione di difesa.

Nathania Zevi

Molte sono le tematiche affrontate nel libro, tra cui la consapevolezza che per molte persone gli ebrei rimangano figure oscure, avvolte nel mistero di numeri astrusi e incomprensibili. Quando interrogati sul numero degli ebrei nel mondo, in Europa, o ancor più specificamente in Italia, le risposte tendono a essere tanto surreali quanto fuori contesto, riflettendo una realtà sconosciuta e distorta. Questa ignoranza, sostiene l’autrice, non è casuale ma funzionale, alimentando luoghi comuni e pregiudizi, e offrendo agli ebrei la maschera del nemico ideale. Ed è soltanto attraverso la luce della conoscenza, attraverso lo sforzo di comprendere e abbattere le barriere dell’ignoranza, che si può sperare di dissipare questa nebbia e rivelare la ricchezza e la complessità delle relazioni umane.

Ma Il nemico ideale va oltre il mero resoconto dei fatti: è un viaggio emotivo attraverso le esperienze e le sensazioni vissute dall’autrice e dalla comunità ebraica nel suo insieme. Come la storia della sua famiglia, appartenente alla buona borghesia ebraica italiana, durante il periodo delle leggi razziali del 1938. Il bisnonno, Guido Zevi, un ingegnere di successo a Roma, è costretto a mandare suo figlio Bruno negli Stati Uniti per continuare gli studi a causa delle restrizioni imposte agli ebrei. Questa storia si intreccia con quella della nonna materna dell’autrice, Tullia Calabi, figura importante nel panorama politico e culturale italiano, i cui genitori avevano lasciato Milano per fuggire alle leggi razziali. Anche la famiglia Zevi decide di emigrare e si trasferisce negli Stati Uniti. Lì, affrontano una nuova vita, completamente diversa da quella a cui erano abituati in Italia. Dalla borghesia romana, abituata al lusso e alla bellezza, ad ambienti con standard di vita assai più modesti. I Calabi, provenienti da una famiglia benestante di Milano, devono anche loro ricominciare da zero. Il bisnonno della narratrice, un tempo grande azionista, si riduce a vendere porta a porta la magnesia San Pellegrino. La famiglia Zevi si stabilisce inizialmente a Ramat Aviv, in Israele, grazie all’aiuto di amici e parenti, ma successivamente costruisce due abitazioni a circa venti chilometri a nord di Tel Aviv, dove avviano una fabbrica di abbigliamento da lavoro, dimostrando resilienza e determinazione. Questa storia familiare, simile a quella di molti ebrei che cercarono rifugio altrove durante l’era dell’ascesa del nazismo in Europa, riflette la necessità di trovare sicurezza lontano dalle città e dai paesi che un tempo chiamavano casa.

Con uno stile incisivo e una narrazione avvincente, Zevi ci trascina in un vortice di emozioni, portandoci a esplorare le paure, le ansie e le speranze di una comunità sempre in bilico tra memoria e futuro. E qui si ferma la penna del recensore per non togliere la curiosità al lettore che attraverso la lettura di queste pagine vive, rivive, scopre e riscopre emozioni, sensazioni, déjà vu e riflessioni di una storia collettiva dolorosa ma che anche sempre di più cementa e unisce tutte le anime di un popolo forte, perseverante e profondamente coraggioso.

Ciò che rende Il nemico ideale unico è la sua capacità di unire l’intellettuale al personale, il politico all’emozionale. Attraverso una serie di storie e testimonianze toccanti, Zevi ci mostra il volto umano di un fenomeno spesso ridotto a mere statistiche e analisi accademiche. In un viaggio nel cuore e nell’anima di una comunità con un invito a guardare oltre le apparenze e a cercare di comprendere la complessità del mondo che ci circonda.

 

Nathania Zevi, Il nemico ideale, Rai Libri, pagg. 208, 19 euro.