Premio Letterario Adei-Wizo: conoscere il mondo ebraico con la lettura, contro l’antisemitismo   

Libri

di Roberto Zadik

Una serata di alto livello che ha intrecciato la cultura con le nobili finalità educative dell’Adei Wizo, come dimostra la sezione Ragazzi “rivolta ai giovani e agli studenti delle scuole sul territorio nazionale per educarli a riconoscere gli stereotipi e combattere con la cultura il rinascente antisemitismo ampliando gli orizzonti guardandoli da prospettive diverse” come ha sottolineato la presidente nazionale Adei Susanna Sciaky. Con questi intenti, giovedì 3 giugno su Zoom si è tenuta la XXI edizione del Premio letterario “Adelina Della Pergola” che organizzata dalla Adei Wizo (Associazione donne ebree italiane) è stata quest’anno presentata da un nome di punta del giornalismo italiano come Franco Di Mare, attuale direttore di Rai3.

L’iniziativa ha coinvolto diversi scrittori importanti premiandoli ciascuno per un loro libro e per il loro contributo, non solo  letterario, ma anche culturale, educativo e umano. Durante la diretta Zoom, il giornalista ha dialogato non solo coi vincitori ma anche con altri partecipanti, intervistando una serie di autori stimolanti, ognuno dei quali con una storia ebraica peculiare raccontata nel suo libro. Come l’argentino naturalizzato francese Santiago Amigorena, Vincitore del Premio, gli israeliani Assaf Inbari e Dror Mishani e lo scrittore e giornalista Marco Di Porto che grazie ai loro preziosi romanzi raccontano tematiche inedite dell’identità ebraica e di questa inquieta contemporaneità. Mishani e Di Porto erano stati protagonisti anche dell’incontro con i giovani e le scuole, estremamente interessante e partecipato, di cui Mosaico ha dato conto (Leggi QUI).

Prima di passare alle premiazioni la presidente Sciaky ha ricordato il  “memorabile contributo culturale all’Adei di Rirì Fiano e il suo impegno, che sono rimasti impressi nella memoria di chi ha lavorato con lei” passando poi la parola a una serie di ospiti. Fra questi la presidente mondiale della Wizo, Ester Mor che ha ringraziato la Sciaky per il suo lavoro a favore della cultura ebraica e della conoscenza di Israele, e la presidente dell’Ucei Noemi Di Segni. Nel suo intervento, Di Segni  ha ricordato il sostegno dell’Unione all’iniziativa ricordando le difficoltà di questo anno di virus e la missione fondamentale di “integrare il nostro impegno contro l’antisemitismo facendo capire quanto la cultura ebraica e israeliana costituiscano un elemento importante che illumina la cultura italiana”.

Molto efficace l’intervento del professor Sergio Della Pergola, al centro della serata in un Premio che ricorda l’impegno culturale della madre Adelina, che ha espresso la propria emozione, sua e di sua sorella Mara, nell’essere arrivato alla ventunesima edizione di un Premio che “anche la mamma voleva fosse qualcosa di duraturo, con l’ottimismo di chi pensa che la cultura possa servire a debellare l’odio. Purtroppo con una certa delusione – ha proseguito lo studioso – che questa problematica invece è molto statica con un orribile 2021 in cui ci sono dei rigurgiti di antisemitismo e di continui stereotipi basati in parte su una lettura unilaterale di avvenimenti come l’attacco missilistico su Israele”. Evidenziato come nonostante questa situazione sia necessario continuare con “gli strumenti del dialogo, dell’apertura, dell’educazione dei più giovani, ritenendo che la letteratura sia uno strumento potente che vada valorizzato. C’è molto da leggere e c’è molto da fare”.

Successivamente Franco Di Mare ha evidenziato “la sua soddisfazione di affrontare questo Premio affidato a scrittori ebrei che attraversano trasversalmente la letteratura mondiale” e l’interesse comune  a importanti scrittori italiani come  Erri De Luca verso la cultura ebraica. Evidenziando il pericolo della cosiddetta “ignoranza funzionale” molto diffusa in Italia, stando a uno studio recente secondo la quale “molti non riescono a collegare concetti correlati fra loro diventando vittime della manipolazione politica”, Di Mare ha di contro messo in luce l’importanza della “cultura, della lettura e dell’approfondimento e di una informazione corretta capace di combattere questi pregiudizi e di distinguere, discernere e proporre teorie. Questo è quello che hanno provato a fare gli scrittori di stasera” ha affermato Di Mare approfondendo singolarmente autori e titoli.

A cominciare dallo scrittore Dror Mishani  secondo classificato al Premio Ragazzi con il suo libro Tre (edizioni e/o, euro 17,10)  che parla di tre donne che “si imbattono nello stesso uomo, un avvocato di successo che loro pensano di conoscere ma nasconde dei segreti” come ha riassunto il giornalista. Stimolato dalle domande di Di Mare, Mishani  ha ripercorso la trama “che racconta di tre donne che non si incontrano mai nel libro” cercando di “guardare nella serratura delle case delle protagoniste che si misureranno con la violenza. La letteratura ha un duplice compito – ha proseguito – quello di raccontare storie non approfondite a sufficienza, come quella della città di Holon, e di riprodurre la realtà come dovrebbe essere. Scrivo di gialli e di detective altruisti e etici creandoli con la fantasia, cercando di rappresentare la società israeliana come potrà essere un giorno.

Di Mare ha poi presentato lo scrittore Assaf Inbari, premiato con il Premio Speciale con il suo libro Verso Casa (Giuntina editore, euro 18,00) che racconta il mondo dei Kibbutz. Il romanzo approfondisce come è cambiata la nozione del kibbutz, “in un romanzo corale, con tanti protagonisti e storie che si intrecciano, in un kibbutz che non è solo luogo geografico ma dell’anima”, elogiato da personalità come Shimon Peres e dallo scrittore Amos Oz, che lo ha definito “Il miglior libro mai letto sul kibbutz”.

Nella loro conversazione Di Mare e Inbari hanno approfondito il complesso tema del kibbutz interrogandosi sulla sua evoluzione. Lo scrittore, sintetizzando la trama del libro e ciò che l’ha ispirato, ha lucidamente analizzato la decadenza del concetto delle fattorie collettive, quando il socialismo è finito trent’anni fa con la fine del blocco sovietico. Stando alla sua analisi, altro elemento di decadenza dei kibbutzim socialisti è stata la  nascita di Israele, perché “il sionismo guidato da pionieri è stato  sostituto dall’idea di Stato rendendo quindi molti elementi del kibbutz decisamente obsoleti”. Ultimo elemento è stato la sconfitta nel 1977 del Partito laburista e l’avanzamento dei partiti di destra, con la conseguente perdita della connotazione politicizzata dei kibbutzim come espressione della leadership politica del Paese. A questo proposito lo scrittore israeliano ha detto “negli ultimi trent’anni il concetto di kibbutz è cambiato; stanno diventando sempre più simili a una idea di comunità di ebrei a prescindere dalla politica”. Un libro che, come ha specificato Di Mare, “non parla solo della fondazione di Israele  attraverso i kibbutzim, approfondendo  invece la dimensione intima dei protagonisti cresciuti in kibbutz e i cambiamenti di Israele”. Successivamente fra le varie domande, il giornalista ha chiesto a Inbari dove“ci si sente a casa in Israele oggi”. “Per gli ebrei da sempre vale la domanda su dove ci si senta a casa” ha riflettuto Inbari “fin dai tempi di Abramo o quando popolo ebraico torna a casa dall’Egitto e il sionismo è una ripetizione della stessa cosa. Ecco perché mio romanzo si conclude con l’immagine degli uccelli sui tetti dei kibbutzim che rappresentano secondo l’autore “ gli immigrati ebrei dal mondo”. Si tratta di un’opera importante e generazionale che ha attirato diversi elogi prestigiosi. Primo fra tutti quello del premier israeliano Shimon Peres che è stato letto come Motivazione del Premio: “Assaf Inbari ha immerso il pennello in un colore freddo per dipingere il sogno che bruciava nelle anime dei pionieri del kibbutz ed è questo che rende il libro così sorprendente. Vi sono in esso sia la compassione che la critica in un testo che  racchiude sia l’entusiasmo degli albori che la delusione dei tempi che lo seguirono. Ma non cede ad alcun compromesso allo scopo di ammorbidire la verità e trasformare la compassione in pietà.”

Passando al Vincitore del premio Ragazzi, Di Mare ha presentato  Marco Di Porto e il suo Una voce sottile  (Giuntina, pp. 160, euro 14,50) che descrive la storia dell’isola di Rodi e dell’ebreo Solly della Comunità sefardita dell’isola discendente da ebrei del XV secolo. Un ritratto storico famigliare decisamente interessante che racconta il passaggio dalla serenità della Rodi anni ’30 alla tragedia della Shoah e “la felicità effimera del protagonista, Salomone Galante in un romanzo di fantasia che racconta una vicenda umana reale in un mondo idilliaco in cui vivevano in serenità ebrei cristiani e musulmani”. Il libro è stato insignito del Premio Ragazzi, ha ricordato Di Mare per la sua funzione storico divulgativa in un libro d’inciampo su cui è necessario per ragazzi inciampare su pieghe della storia in cui l’uomo ha raggiunto livelli di disumanità atroci come la Shoah.

Ultimo libro è stato quello di Santiago Amigorena, che ha vinto il Primo Premio con il suo Il Ghetto interiore (Ed. Neri Pozza) Un romanzo estremamente forte che ha come protagonista Vicente Rosenberg, ebreo polacco e nonno di Amigorena che, come ha ricordato lo scrittore, vuol diventare argentino senza gabbie identitarie, uomo perfettamente integrato nella realtà di Buenos Aires, che comincia a fare affari, vende mobili. Non importa che sia ebreo. Fino a quando sua madre gli scrive dell’Europa, del nazismo e delle prime violenze; la madre ha sempre più paura e lui precipita nella condizione di ebreo perseguitato.

L’autore ha espresso la sua grande soddisfazione riguardo al Premio svelando “non mi sono mai sentito ‘molto ebreo’, come il protagonista, come mia madre e mio nonno, e ci sono molte cose che mi riguardano nel personaggio del libro. Nella mia vita mi sono molto allontanato dalla Shoah e dal mio passato famigliare”. Stimolato dalle considerazioni di Di Mare che ha riflettuto sulla difficile situazione ebraica in Paesi come la Francia “in cui si vive in crescente tensione”, l’autore ha riflettuto sul concetto di esilio ebraico e sul fatto di “essere straniero per sempre” rievocando il fatto che “noi ebrei siamo sempre in cerca di una casa. Ci sono due vere case per gli esseri umani come la lingua e l’infanzia che sono due patrie inviolabili”.

In conclusione della serata, Franco Di Mare ha detto “dove c’è un libro è come se ci fosse una luce accesa sulla democrazia, la pandemia forse ci ha riportato alla lettura con numeri di vendita in crescita, è un inno alla speranza e alla vita”. La presidente Susanna  Sciaky ha espresso la soddisfazione riguardo alla Premiazione nonostante tutte le difficoltà; “non ha avuto i fasti dell’evento in presenza ma rappresenta un grande risultato e siamo già al lavoro per la XXII edizione”.