Il direttore di repubblica Maurizio Molinari

Mar Mediterraneo, cuore strategico del pianeta, nuovo ring tra superpotenze

Libri

di Fiona Diwan

“Se domani dovesse esserci un nuovo diluvio impareremo a vivere sott’acqua”, ripeteva Golda Meir all’indomani della guerra del Kippur, una frase diventata celebre, che la diceva lunga sulla capacità di resilienza degli israeliani, ieri come oggi. La citazione, famosa, è tratta dall’ultimo libro di Maurizio Molinari, saggista, giornalista, direttore del quotidiano La Repubblica.

 

Ma attenzione, avverte Molinari: questo libro è stato scritto prima del 7 ottobre e si origina dalla necessità di spiegare le possibili evoluzioni dello scacchiere Mediterraneo alla luce dei nuovi equilibri globali, ivi compresi quelli mediorientali e quelli scaturiti dalla guerra in Ucraina. E se oggi il volume riesce a fornire lumi anche sul conflitto in corso a Gaza, la cosa va oltre le sue intenzioni originarie. Così premette Molinari raccontando Mediterraneo conteso – Perché l’Occidente e i suoi rivali ne hanno bisogno, un Big Game, un Grande Gioco che ha come obiettivo il controllo di quella specie di lago che è il Mare Nostrum con il suo affaccio cruciale su tre continenti, Asia, Africa, Europa. Mediterraneo allargato come nuovo ombelico del mondo, cuore strategico del pianeta, un’area integrata che riflette la competizione tra le potenze, il ring su cui si combatte il match per gli interessi geopolitici e di leadership dei principali player mondiali –Russia, Usa e Cina – e delle potenze regionali, Turchia, Arabia Saudita, Iran…

 

Il Mediterraneo ha tre punti di accesso: Gibilterra, Suez e i Dardanelli, scrive il giornalista. Chi li controlla ha le mani su una delle maggiori rotte del commercio planetario senza il quale nessuna potenza, reale o in pectore, può perseguire i propri interessi. La recente scoperta di giacimenti di gas naturale nelle acque orientali – contese fra Turchia, Cipro, Grecia, Israele e Libano – aumenta la rivalità fra i Paesi rivieraschi, così come il transito delle rotte dei migranti dall’Africa all’Europa e le basi dei gruppi jihadisti dal Sahel al Corno d’Africa disegnano i contorni di una polveriera dalle dinamiche imprevedibili, scrive Molinari, sottolineando come i fenomeni e le problematiche che più sono destinate a segnare il nostro futuro si originano qui: il terrorismo, i cambiamenti climatici e la desertificazione, le risorse energetiche, la demografia, le libertà individuali e politiche, i flussi migratori, tutto si incrocia e passa tra i flutti del Mediterraneo.

 

Interessante il capitolo dedicato a Israele, in cui viene sottolineato il ruolo di deterrenza dei sei sottomarini Dolphin acquistati dalla Germania, vettori capaci di lanciare missili nucleari e quindi poter rispondere in qualsiasi attimo a un eventuale attacco: perché la garanzia di sopravvivenza di Israele si trova sott’acqua. Così come nelle acque del mare si trova la ricchezza energetica dei suoi giacimenti di gas. «Tornando a Israele, l’attacco di Hamas aveva come obiettivo quello di affossare i negoziati tra Israele e Arabia Saudita, cruciali per allargare i Patti di Abramo e creare una nuova stabilità nell’area. All’interno dei negoziati era prevista la formazione di uno Stato palestinese. Accordi definiti per porre fine al conflitto», spiega Molinari nel corso di un recente incontro avvenuto al Teatro Franco Parenti. «Un progetto, come ha spiegato anche Joe Biden, che voleva creare contiguità tra India, Medio Oriente ed Europa, tra Stati in pace, vicini tra loro. Un progetto rivale della nuova Via della Seta che invece sta cercando di costruire la Cina. Perché la Cina ha bisogno del Mediterraneo per portare i suoi beni e i suoi servizi in Europa».

 

Paese dopo paese, Molinari analizza i diversi assetti sociopolitici: c’è la Turchia, che ha posizioni doppie, contrastanti: non aderisce alle sanzioni contro Putin, ma invia armi all’Ucraina; si schiera apertamente dalla parte di Hamas ma un attimo prima mandava segnali di apertura a Israele. Una Turchia che insegue il Mavi Vatan, la Patria blu, la vocazione neo- ottomana che mira alla leadership nella regione. Ma è soprattutto la Russia ad essere uno dei grandi protagonisti per la contesa del Mediterraneo. Il secondo è l’Occidente (Europa e Usa). Il terzo è la Cina, scrive. Seguendo la guerra in Ucraina, ci si accorge che l’aggressione russa nasce dalla volontà imperialista di Putin di avere una proiezione egemonica alla maniera dello zar Pietro il Grande, insomma quella Russia imperialista che ha San Pietroburgo sul Baltico e Odessa sul Mar Nero, e che si proietta sulla scacchiera del Mediterraneo. Senza il mare e i porti, la Russia non ha una proiezione imperiale. Putin vuole Odessa. Tutto questo pone l’Occidente di fronte alla sfida più grande dalla fine della prima guerra fredda. Perché il controllo delle acque conta quanto la contesa delle terre emerse.

Più scenari, più duelli, più competizioni quindi tra le autocrazie e le democrazie occidentali. Che dire ad esempio dei cavi sottomarini che, come una fitta ragnatela, solcano i fondali del Mediterraneo trasportando quei dati sensibili che sono oggi il vero Graal da conquistare? Un controllo cruciale quello delle reti sottomarine, attraverso cui transitano ogni secondo miliardi di dati che collegano Asia, Europa, Africa e Nordamerica e che ha la sua massima concentrazione proprio intorno alla Sicilia, posta esattamente nel mezzo del bacino. Un ruolo fondamentale quello dell’Italia posta al centro delle rotte migratorie e del dramma dei migranti, al centro della rete dei cavi sottomarini che trasmettono dati in tutto il mondo. Anche qui, Molinari dispiega mappe geografiche, una cartografia suggestiva che è una fotografia dello stato delle cose. Le mappe parlano, la geografia è la chiave di tutto, una disciplina per troppo tempo “cenerentola”, tralasciata nelle disamine di analisti e opinionisti, tiene a sottolineare Molinari.

Insomma, Mediterraneo come spazio incandescente da cui nessuno è lasciato fuori: Molinari delinea gli interessi in gioco, ricostruisce i patti tra le autocrazie, i punti di forza e di debolezza, spiega il modo di ragionare e agire dei vari player che siano i cinesi, i russi, gli iraniani o gli americani e finisce così per fornirci un baedeker irrinunciabile alla comprensione di quanto accade oggi nel mondo.

 

Maurizio Molinari,
Mediterraneo conteso. Perché l’Occidente e i suoi rivali ne hanno bisogno,
Rizzoli, pp. 320, 22,00 euro