Janus, il maestro che volle salvare i bambini dal ventre della balena

Libri

di Giovanna Rosadini

korczakUn eroe, una figura circondata da un alone leggendario, un precursore in fatto di educazione, un uomo fuori dal comune: medico, scrittore, giornalista, ma soprattutto pedagogista impegnato nell’azione sociale: tutto questo fu Janus Korczak, un mito, fuori e dentro il suo paese, la Polonia, ma meno noto da noi in Italia. Il bel libro di Laura Giuliani uscito per Il Margine editore (Korczak: l’umanesimo a misura di bambino, 256 pp, 16 euro), nasce proprio per colmare questa lacuna. Con una prosa fluida e di piacevolissima lettura, l’autrice presenta, non solo a genitori, educatori e insegnanti, ma anche a chi volesse approfondirne la conoscenza, la vita e l’opera di uno fra i personaggi più straordinari del Novecento, la cui esistenza fu segnata dagli eventi storici più tragici dell’epoca.
Janus Korczak, pseudonimo di Henryk Goldszmit, nasce a Varsavia nel 1878, da una famiglia ebraica colta, benestante e pressoché assimilata. Il padre è un famoso avvocato, integrato nella cultura polacca anche grazie alla sua intensa attività pubblicistica, con la quale cerca di avvicinare la sua comunità religiosa, essenzialmente ortodossa, alla società del paese in cui è inserita. Ragazzo precoce e sensibile, Henryk già a 14 anni ha una prima crisi religiosa, da cui deriva la profonda convinzione etica che ispirerà tutta la sua vita: “Non esisto solo perché gli altri mi amino e mi ammirino, ma perché sia io ad agire e ad amare”. A ciò si accompagna l’inizio della riscoperta della tradizione religiosa ebraica, che si compirà col sopraggiungere della maturità; ciononostante, egli rimase un ebreo “a modo suo”, lontano dalla pratica dell’ortodossia. Il giovane Henryk, ci dice Laura Giuliani, manifesta frustrazione e insofferenza per le rigidità del sistema scolastico, improntato a una disciplina ferrea secondo il sistema russo, fin dalle elementari: “Era un ambiente freddo, soffocante e ostile”. Comincia così a maturare le prime idee di riforme educative, e gli anni universitari (frequenta la Facoltà di Medicina dell’Università di Varsavia) saranno caratterizzati da un intenso impegno sociale e da una febbrile attività giornalistica e creativa, per le collaborazioni con riviste letterarie e politiche che riveleranno un indiscusso talento letterario: nel 1901 esce il suo racconto I bambini di strada, in cui dimostra una notevole conoscenza della realtà e psicologia dei bambini, spesso orfani, di Varsavia. Seguirà nel 1905 la pubblicazione del romanzo Il bambino da salotto, in cui, a partire da elementi autobiografici, racconta la famiglia borghese, formale, ipocritamente perbenista e iperprotettiva nei confronti dei figli. Divenuto autore di fama, non trascura attività sociali, quali l’impegno nelle biblioteche gratuite per bambini e giovani operai, nelle colonie estive e nell’organizzazione di giochi per i bambini di strada, che raduna, di shabbat, nella sua abitazione. L’interesse per l’infanzia è dunque evidente fin dalla prima giovinezza, tanto che, dopo la laurea, lavorerà come medico nell’ospedale per bambini Benson e Bauman di Varsavia, dove rimarrà, fatta eccezione per alcuni periodi di studio a Berlino, Parigi e Londra, fino al 1911. Poi si trasferisce nella Casa degli orfani del quartiere Wola, dove si gioverà della collaborazione, su base volontaria, di Stefania Wilczynska. La loro opera sarà interrotta dalla Grande Guerra prima, e poi dall’occupazione nazista della Polonia e dall’istituzione, a Varsavia, del ghetto. Tuttavia Korczak continua a scrivere articoli, opere letterarie, saggi di argomento pedagogico: a partire dal 1918 pubblica la tetralogia Come amare il bambino, cui seguiranno Il diritto del bambino al rispetto (1929) e Regole di vita, e Pedagogia per i giovani e gli adulti (1930).

In queste opere prende forma compiutamente il rivoluzionario pensiero educativo di Janus Korczak, quello da lui maturato con l’esperienza sul campo, assecondando una vera e propria vocazione. La centralità del bambino e il ricorso al metodo scientifico lo avvicinano agli altri pedagogisti a lui contemporanei del movimento per l’educazione nuova, in primo luogo a Maria Montessori.

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Particolarmente innovativo è anche il fondamento giuridico (ampiamente trattato da Laura Giuliani, l’autrice) che l’educatore polacco dà alla sua opera, a partire dal quale si sviluppa la durissima critica che Korczak porta alle istituzioni sociali, partendo da quelle educative, ferme alla concezione per cui il bambino è un adulto incompiuto. Pertanto, in Come amare il bambino egli individua i diritti fondamentali dell’infanzia, le cui implicazioni svilupperà nel saggio Il diritto del bambino al rispetto. I figli non sono proprietà dei genitori, né sono degli adulti in miniatura, o semplicemente destinatari passivi di ciò che la società predispone per loro: sono persone che hanno la piena dignità di esseri umani, soggetti di diritti inalienabili, che devono essere rispettati.

Il rispetto è il concetto cardine del pensiero di Korczak, la base necessaria per le relazioni fra le parti; infatti, i bambini appartengono innanzitutto a se stessi, e hanno perciò diritto a che la loro vita sia rispettata, a partire dai genitori: “Per timore che la morte possa strapparci il bambino, spesso strappiamo il bambino alla vita; per impedire che muoia non lo lasciamo vivere”. Una volta assicurata una vigilanza responsabile, il bambino ha diritto alla fiducia, ovvero al rispetto della sua libertà e volontà di autodeterminarsi, nonché della capacità di fare delle scelte, anche nel campo delle amicizie e dell’amore. “È un ammonimento alle madri ansiose e ai genitori iperprotettivi”, commenta l’autrice.

 

Il margine - korczakInoltre, il bambino ha diritto alla sua vita presente, a vivere pienamente la sua età, infanzia, fanciullezza e adolescenza. Questo implica, per ogni età, il rispetto dei sentimenti, dei segreti e delle proprietà personali, così come dell’ignoranza dovuta all’inesperienza, e degli sbagli. “Voler accelerare e superare in fretta l’età dell’infanzia – scrive Laura Giuliani – è un vero furto, perché priva il bambino di qualcosa che gli appartiene e che gli spetta, appunto, di diritto”. Infine, il bambino ha diritto a essere accettato, amato e apprezzato per quello che è, non per come gli adulti lo vorrebbero. A questi punti si aggiungono, naturalmente, i diritti basilari come quello a essere nutriti, educati e istruiti: cibo, sicurezza, amore e considerazione sono i bisogni fondamentali di ogni essere umano, bambino o adulto che sia. Compito dell’educatore è impegnarsi per sostenere, orientare, se necessario correggere, il bambino fornendogli quella sicurezza che è condizione indispensabile per lo sviluppo fisico, affettivo e intellettuale. Una buona educazione evita sia l’imposizione autoritaria di soli doveri, sia aspettative troppo elevate sui risultati… Il discernimento fra il potenziale e l’impossibile è il compito essenziale dell’educatore. Korczak non tralascia neppure la dimensione spirituale e religiosa, per lui l’infanzia è un’età altamente spirituale, dimensione che si riscontra nelle domande che il bambino si pone sull’origine della vita e sulla morte, sulla paura e sul destino. Ed è nell’approccio mirato allo studio della Torà e dell’infanzia di alcune figure bibliche, come Mosè, Davide, Salomone, che Korczak identifica una via di formazione privilegiata.
Questi sono i tratti essenziali dell’umanesimo a misura di bambino per il quale Janus Korczak ha vissuto, lottato e sacrificato la vita. Il 6 agosto 1942 avviene il trasferimento nel centro di sterminio di Treblinka, a cento chilometri da Varsavia. “Attraverso le vie cittadine avanza, in silenzio e disciplinatamente, il corteo dei bambini; in testa c’è Janus Korczak. Prima di salire sul treno, il comandante nazista che dirige le operazioni, riconosciutolo, gli offre la libertà, ma lui rifiuta, rimettendosi in fila coi bambini”.