“Il cacciatore di nazisti”: al TFP Simon Wiesenthal si racconta, attraverso la magistrale interpretazione di Remo Girone

Eventi

di Giovanni Panzeri

“Un infinito viaggio nell’oscurità, nell’incredulità, nella rabbia”, così il Simon Wiesenthal di Remo Girone descrive il suo lavoro al Centro di Documentazione Ebraica in una stanza che ormai identifica con la propria mente, e che contiene i nomi e gli orrori di più di “22.500 criminali” nazisti.

E la rappresentazione tenuta al Teatro Franco Parenti di Milano in diverse serate, dal 23 al 28 Gennaio 2024, ha offerto a migliaia di spettatori uno spiraglio di questo viaggio di rabbia e dolore.

Simon Wiesenthal, sopravvissuto a cinque campi di sterminio, è noto per aver catturato o contribuito alla cattura di oltre 1100 nazisti, tra cui il direttore dei campi di Treblinka e Sobibor, Franz Stangl, e Adolf Eichmann.

Lo stesso Remo Girone lo descrive al Corriere come “un uomo semplice, ironico e molto determinato” che “non ha mai voluto vendetta, solo giustizia”.

Quello che appare sul palco del Parenti è tuttavia anche un uomo tormentato, provato fisicamente dagli orrori che ha subito e che deve raccontare, che vive nel costante timore di “non aver fatto abbastanza” e che, nonostante tutto, si fa strada in quel mare di dolore animato da un’indomabile forza di volontà e dalla necessità di non dimenticare, “per evitare che la cosa si ripeta tra 50 o 100 anni”.

Il Wiesenthal interpretato da Girone si rende a sua volta interprete per gli spettatori delle storie di diverse vittime della Shoah e dei loro carnefici.

Oltre agli episodi e ai nomi oggi più noti, come quello di Anne Frank o del dottor “morte”, Josef Mengele, emergono storie meno conosciute, ma non per questo meno terribili.

Come quella di Friedrich Niemand, Federico “Nessuno”, che a meno di 5 anni, dopo aver visto i suoi genitori trucidati dalla Gestapo, ed essere stato torturato e traumatizzato fino al mutismo venne internato in una clinica per malati di mente “in modo che il suo corpo, usato come cavia, fosse utile allo sviluppo scientifico del terzo Reich. A 10 anni era cieco, calvo e privo di denti, e fu poi castrato. Non vedeva e non parlava… ma sentiva tutto”.
Anni dopo, in seguito alla liberazione da parte degli americani e al recupero dell’uso della parola, Niemand l’avrebbe usata per inchiodare e portare a processo i medici nazisti che l’avevano torturato, cominciando “a vagare per la Germania, cercando la voce dei colpevoli, il tono dei boia, il respiro degli assassini”.

Un altro episodio terribile, che offre uno scorcio nella vita nei ghetti sotto il controllo nazista, è l’esecuzione di due residenti del ghetto ebraico di Vilnius, sottoposti ai lavori forzati e ‘colpevoli’ di aver rubato qualche pezzo di pane, tratto dal diario di una bambina, Masha Rolnikaite.

Una guardia ordinò ai due di spogliarsi, nella neve e nel gelo intenso, e li frusta mentre tutti sono costretti a guardarli – racconta ‘Wiesenthal’- versano su di loro pentoloni di acqua bollente, ma dopo aver reagito alle scottature ricominciano subito a tremare. La cosa si ripete ogni 10 minuti, finché i due non sembrano neanche più esseri umani, (…) la loro biancheria è diventata ghiaccio e i piedi sono più bianchi di quelli dei morti. La vista è atroce ma i soldati si rotolano dalle risate – continua a citare – il più vecchio muore dopo pochi minuti ma l’altro è costretto a lavorare per tutta la notte, con il ghiaccio alle ginocchia, fino alla morte”.

O ancora l’intenzione, da parte di Hitler, di istituire dei musei che raccogliessero reliquie “appartenenti al popolo da lui stesso estinto”, ordinando ai medici dei campi di concentramento “di uccidere ebrei particolarmente caratterizzati e imbalsamarli come mummie per poi esporli quali ‘tipici ebrei del 20esimo secolo’”, un altro esempio tanto della follia pseudoscientifica nazista quanto del loro intento, non solo di sterminare un popolo, ma di riscrivere la realtà.

E proprio su questo tema Girone chiude la sua rappresentazione, citando l’ammonimento lanciato a Wiesenthal da un ufficiale delle SS. “Nessuno di voi rimarrà per portare testimonianza – ricorda ‘Wiesenthal’ – anche se qualcuno scampasse, il mondo non gli crederà. Forse ci saranno dubbi, forse domande, ma non ci saranno certezze, perché distruggeremo tutte le prove, e distruggeremo anche voi. La storia, badate, saremo noi a raccontarla”.

Per fortuna, anche grazie a Wiesenthal, non ci sono riusciti.