Vittorio bendare al Teatro Franco Parenti

Al Teatro Franco Parenti grande successo per “La stella e la mezzaluna” di Vittorio Bendaud

Eventi

di Roberto Zadik
Ripercorrere le sofferenze celate e dimenticate per lungo tempo degli ebrei del mondo arabo, restituendone la memoria, il contesto storico e politico delle società e dei Paesi in cui vissero e cercando di darne un quadro appassionato e storicamente obbiettivo. Con questo intento Vittorio Robiati Bendaud ha scritto l’efficace e intenso volume La stella e la Mezzaluna (Guerini Editore, 250 pagine, 18euro e 50) presentato lunedì 8 ottobre sul palco del Teatro Franco Parenti in una sala piena. Presentato da Ugo Volli, docente universitario, semiologo e saggista che lo ha definito “un libro importante” che svela le traversie e l’esodo silenzioso “di un milione di ebrei dai Paesi arabi in cui vivevano da secoli” , l’evento ha visto la partecipazione, oltre che dell’autore Vittorio Robiati Bendaud, di alcuni importanti ospiti.

Come la docente universitaria Myrna Chayo, la scrittrice  e saggista Antonia Arslan e l’antropologa di origine somala Maryan Ismail. Presente anche la Direttrice del Teatro Parenti, Andreè Ruth Shammah che ha ricordato la figura di Rav Laras, scomparso un anno fa a novembre sottolineando che “Vittorio mi ha fatto conoscere questa persona che mi ha dato tanto”. “Da suo allievo ha imparato la capacità di ascoltare l’altro senza perdere nulla del suo sé” ha specificato la Shammah. Oltre al libro, tante tematiche fra storia, religione e attualità sviluppate nel corso della serata.

Argomenti della presentazione: i monoteismi, rapporti ebrei, cristiani e musulmani, l’attualità

Molti gli argomenti di questo vivace dibattito. Fra i temi il complesso rapporto fra le tre grandi religioni, prime fra tutte ebraismo e Islam, segnate da affinità e opposizioni, da cooperazione ma anche da scontri e problemi da un rapporto di “prossimità e distanza” come l’ha definito l’autore del libro ma anche il confronto storico, culturale e religioso fra Occidente e Oriente. Come ha spiegato Bendaud “In Europa in passato spesso gli ebrei non erano neanche considerati cittadini del Paese” mentre ha aggiunto che nel mondo arabo essi erano “cittadini di seconda categoria, perennemente subordinati alla Legge islamica, la Shaaria, che vivevano in uno stato di sottomissione, la Dhimma.” Lo studioso è partito nel suo discorso dal dialogo interreligioso, avendo lungamente lavorato con Rav Laras in questo campo a livello nazionale e internazionale come suo allievo e assistente  e dai  vizi e difetti di “tante occasioni sprecate” addentrandosi poi nelle differenze fra i tre monoteismi e in altre interessanti considerazioni. Spesso e volentieri, secondo lui negli incontri interreligiosi si tralasciano “argomenti scomodi ma necessari, come la diversità fra le nostre tre religioni, la differenze fra fede e religione, legata alla struttura sociale e al rapporto fra società e comunità religiose e alla ricerca perenne di punti in comune”. Dopo le introduzioni di Volli e della Shammah e l’intervento di Bendaud  è stata la volta della scrittrice Antonia Arslan che nei suoi libri ha raccontato le sue origini armene in grandi romanzi come La masseria delle allodole ha ricordato “ho seguito questo libro fin dall’inizio, si tratta di un testo estremamente accurato, preciso, ben documentato e molto leggibile e decisivo nella conoscenza di cose che non si conoscono. Con questo testo tutta la storia degli ebrei si riapre con la parte sul mondo arabo stimolando curiosità e interesse. I libri non sono qualcosa di monolitico ma devono interagire col pubblico, essi trasformano la realtà e ci trasformano come individui”.

Secondo Maryan Ismail si tratta di un testo “da leggere e rileggere e tocca molti punti di grande attualità, si trattato in modo scientifico per chi vuole percorrere un cammino”. Nel libro si parla di “similitudini e diversità fra religioni” ha ricordato e per cercare di sanare problemi e incomprensioni “dobbiamo cercare di superare le conflittualità che ci vede come diversi cercando un lingua comune” senza tralasciare nulla di quello che è stato “ma partendo da questo verso un linguaggio nuovo e diverso”. La professoressa Chayo ha puntato sulla conoscenza del proprio “fratello umano, del diverso da sé stessi e tanti sono i problemi in persone che non conoscono bene la propria tradizione religiosa, figuriamoci quella altrui”.

Finalità del testo è analizzare i rapporti degli ebrei con le religioni, dal paganesimo, al cristianesimo, al l’Islam e le società arabe, raccontare la storia ebraica di ogni Paese inserendola nel contesto del mondo arabo, addentrarsi nei rapporti interreligiosi e fra ebraismo e società circostanti dall’Egitto, al Marocco, all’ Iraq e Baghdad che come ha spiegato Bendaud fu un luogo importantissimo per lo sviluppo del pensiero ebraico “col Talmud Babilonese e poi con l’avvento dell’Islam con la compresenza di legge ebraica, Halakhà e legge islamica, Shar’iah”.

Protagonista dell’incontro ovviamente l’autore che ha ricordato il personaggio di Rav Laras a cui come ha detto “devo molto come grande sapiente e soprattutto grande uomo”  per poi affrontare i rapporti fra religioni e la vita degli ebrei fra Europa e mondo arabo. Incomprensioni, non detti e una certa retorica, caratterizzerebbero molti di questi incontri fra fedi che prescindono da elementi fondamentali ma molto complessi come il collegamento delle religioni con la politica, la società e il potere che solitamente “non viene trattato affatto”. Le tre religioni come ha specificato “hanno tre storie diverse in un continuo legame di affinità e di opposizione, a partire dai numeri dove noi ebrei siamo un criceto, con solo 14 milioni di ebrei nel mondo in mezzo a due elefanti che sono due maggioranze, a miliardi di cristiani e  musulmani”.

Differenze, peculiarità, l’ebraismo che nasce da sé  e ben prima delle altre due, con un cristianesimo e un Islam che nati successivamente hanno cercato di smarcarsi da essa e di prevalere. “L’Islam”  ha poi ricordato “ha il problema di capire cosa fare con le altre due fedi ma non di affrontare una religione successiva a esso”. Nel suo intervento l’autore si è soffermato su diversi altri aspetti. Confronto teologico, giuridico, analisi storica e dei rapporti spesso ambigui, dolenti, compromissori degli ebrei prima coi Paesi cristiani e poi con quelli islamici, dell’antisemitismo del mondo arabo, “in alcuni casi mutuato da quello cristiano, dall’omicidio rituale a certi stereotipi nazisti, ma anche dei fertili scambi fra mondo arabo e ebraismo, dell’uso della lingua araba per trattati ebraici, come nel caso del Maimonide o di Saadya Gaon o di termini ebraici nell’arabo. “Non andava però sempre tutto bene e quando nel mondo arabo si vedeva gli ebrei prosperare troppo cominciavano tragedie e iniziavano persecuzioni e negazioni”. Prestiti e influenze reciproche ma anche scontri molto duri, negazioni e manipolazioni fra le tre religioni e una ostilità che dipendeva “da problemi politici e non solo teologici”, da come i vari Governi inquadravano le minoranze trattandole a seconda dei loro interessi contingenti. Un lucido e interessante dialogo a quattro voci, intervallato da domande e osservazioni dal pubblico.

Ma accanto a persecuzioni, sofferenze e umiliazioni  nel mondo islamico ci sono stati anche periodi e storie positive. Preziosa la testimonianza di Maryan Ismail che ha ricordato la sua esperienza personale, nata in Somalia dove nel 1959 a Mogadiscio “convivevano musulmani cristiani e c’era una sinagoga e l’odio di cui si parla in altri contesti e questo Paese costituì un rifugio per chi scappava dalle persecuzioni”.  La Ismail ha messo in guardia da pericoli di generalizzazione e di confusione quando si parla di Islam. “Bisogna poi differenziare la politica dalla religione” ha messo in luce successivamente “La Dhimma era una tassa politica di subordinazione decisa dai Governi e ci sono tante differenze fra i vari tipi di Islam, ad esempio sunniti e sciiti sono molto diversi e i problemi di oggi derivano da una degenerazione politicizzata dell’Islam e dalla fratellanza salafita che cerca di soffocare gli altri orientamenti. Molto deriva dalle scelte umane e governative, c’è una forte differenza fra ciò che dice la religione e l’applicazione della legge, Shaaria che è stata decisa dagli uomini e dai califfati”. Temi centrali della discussione sono stati le tre religioni, le complessità del rapporto fra Islam e minoranze, la volontà di Bendaud e degli altri relatori di capire e interpretare il passato per adattarlo al presente chiarendo dubbi, equivoci e fraintendimenti in questo senso, avventurandosi come ha detto Bendaud “in luci e ombre dei tre monoteismi”. In conclusione Myrna Chayo ha ricordato la necessità di una vera e obbiettiva “conoscenza fra esseri umani e cercando una vera pace smettendo di esercitare calunnie e pregiudizi che hanno condotto a varie tragedie cercando la via della misericordia e non quella della crudeltà”.