Scoperto il varco fortificato dell’antico rione genovese di Akko

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di Ilaria Ester Ramazzotti

akkoAKKO – L’antica repubblica marinara di Genova aveva una sede in un quartiere fortificato della città di Akko, sulle sponde del Mediterraneo, una delle mete preferite dai turisti che oggi visitano Israele. Una volta ristrutturato, l’antico rione ricorderebbe gli scorci e i portici di Sottoripa, uno delle storiche zone del capoluogo ligure. Qui, alla fine della scorsa estate, il Dipartimento israeliano per le antichità si è imbattuto in un eccezionale ritrovamento: un varco fortificato, con finestre a fessure per gli arcieri, che apriva l’accesso a questa parte di città abitata dai genovesi, che risultava così protetta dall’interno.

«A fine agosto-inizi settembre, mentre scavavano nella direzione di una vicina sinagoga, hanno scoperto il perimetrale esterno e il varco di accesso al quartiere dei genovesi», spiega al Secolo XIX del 15 dicembre scorso Fabrizio Benente, archeologo dell’Università di Genova che appena appresa la notizia si è precipitato sul luogo degli scavi, in qualità di direttore della missione archeologica del ministero Affari Esteri per ricerche a Tiberiade e Akko. «Rispetto a quello che conoscevamo, trovare il varco di accesso al quartiere genovese e scoprire che era difeso da arcieri conferma le fonti: i genovesi erano ben protetti e presidiavano i loro beni – spiega l’archeologo, che segue i lavori dal 2006 -. È un’entrata molto suggestiva, molto più piccola di Porta Soprana o Porta di Vacca a Genova». I genovesi così si difendevano dai pisani e dai veneziani, rappresentanti delle altre due ricche città marinare. «Per due secoli Acri (Akko ndr) è stata una delle basi dell’espansione dei genovesi nel Mediterraneo, dal 1104 fino al 1291 quando i Mamelucchi hanno distrutto l’ultimo avamposto franco in Terra Santa», spiega ancora l’archeologo.

Il varco di recente ritrovato è emerso lungo una strada medievale lunga 350 metri, quattro metri al di sotto del suk, l’attuale mercato arabo di Akko. Il rione genovese, riporta sempre al Secolo XIX l’archeologo Eliezer Stern, che ha condotto lunghi scavi assieme a Fabrizio Benente, era nel lato ovest della città. La strada principale partiva dove oggi c’è il monastero greco-ortodosso di San Giorgio, proseguiva verso est, sotto all’attuale suk, e terminava nei pressi dalla sinagoga Ramhal, un edificio del Settecento.

Nell’ambito del sito «si sono conservate pareti alte anche sei-sette metri» di palazzi che si alzavano per tre o quatto piani. Dopo l’esecuzione di interventi di restauro l’aspetto dell’antico quartiere dei genovesi ricorderebbe, secondo Stern, alcuni luoghi dei vicoli di Genova. E “se un giorno fosse aperto al pubblico – ha detto il 14 dicembre scorso durante la visita organizzata con l’Istituto italiano di cultura di Haifa per il Centro internazionale per la conservazione di Akko – rappresenterebbe certo un polo di attrazione per i turisti».