Le oasi meridionali del Marocco svelano i resti delle comunità ebraiche del passato

Arte

di Ilaria Ester Ramazzotti
Nell’oasi di Akka, nel sud in Marocco, i resti di una sinagoga testimoniano l’antica storia ebraica del Paese. Sul posto è in corso uno studio archeologico a cura di un team internazionale di esperti provenienti dal Marocco, da Israele e dalla Francia, dedicatosi a ritrovare le tracce dell’eredità ebraica della nazione nordafricana. Fra questi, l’archeologo israeliano Yuval Yekutieli dell’Università Ben-Gurion del Negev, Saghir Mabrouk, archeologo dell’Istituto nazionale di archeologia e patrimonio culturale del Marocco, e l’antropologa israeliana Orit Ouaknine. L’iniziativa è frutto della normalizzazione dei rapporti fra Marocco e Israele formalizzata nel 2020.

Akka è una lussureggiante valle di palme da dattero circondata da colline desertiche distante circa 525 chilometri dalla capitale Rabat. Sorge in quello che un tempo fu un crocevia per il commercio trans-sahariano. Al suo interno, nascoste nel mezzo del ‘mellah’ o quartiere ebraico del villaggio di Tagadirt, si trovano le rovine di una sinagoga costruita secondo la tradizione architettonica della zona. Un piccolo tesoro di frammenti di manoscritti, amuleti e altri oggetti sono stati rinvenuti negli scavi sotto la sua ‘bimah’, dove gli antichi fedeli leggevano la Torah. “È urgente lavorare su questi spazi vulnerabili che rischiano di scomparire”, ha affermato Saghir Mabrouk, riportato dal Times of Israel.

In Marocco, l’antica comunità ebraica raggiunse il suo apice nel XV secolo, in seguito all’espulsione degli ebrei dalla Spagna. All’inizio del XX secolo contava circa 250 mila persone, un numero poi fortemente assottigliatosi a causa delle partenze verso Israele nel 1948, anche in seguito alla guerra dei Sei Giorni del 1967. Oggi, abitano in Marocco circa 2 mila ebrei. “Questo progetto mira a studiare questa comunità come parte integrante della società marocchina, e non da una prospettiva giudeo-centrica”, ha spiegato Orit Ouaknine, lei stessa di origini marocchine.

Tra i reperti portati alla luce e meticolosamente catalogati dal team di studiosi ci sono contratti commerciali e certificati di matrimonio, monete e utensili di uso quotidiano. La sinagoga, una volta caduta in disuso, fu altresì meta di saccheggiatori che tentarono di reperire quanto vi era sepolto e nascosto all’interno. “La buona notizia è che una delle travi è crollata, rendendone difficile l’accesso”, ha sottolineato Yekutieli. Simili tentativi di saccheggio sono stato registrati anche nella sinagoga in rovina di Aguerd Tamanart, situata in un’altra oasi circa 70 chilometri a sud-ovest di Akka, dove nel 2021 sono iniziati gli scavi archeologici. Un altro sito dove, in corsa contro il tempo, si cerca di recuperare preziose testimonianze del passato ebraico nella zona.

(Foto: Fadel Senna – AFP)