Emmanuelle Polack, l’esperta mondiale di opere depredate durante il nazismo

Arte

di Michael Soncin
Emmanuelle Polack è riconosciuta oggi come l’esperta di maggiore rilievo in materia di beni rubati agli ebrei durante l’occupazione nazista in Francia, una delle poche a livello mondiale, ed unica in termini di autorevolezza nel circuito museale francese. Non a caso è a lei che il direttore del Museo del Louvre, Jean-Luc Martinez, ha affidato il compito di ricostruire la provenienza delle opere comprate dal museo tra il 1933 e il 1945.

Quando mosse i primi passi per occuparsi di ricostruire la provenienza delle opere d’arte depredate agli ebrei durante le II Guerra Mondiale, non pensava di trovarsi di fronte ad un mercato più che mai fecondo, anzi lo immaginava impoverito. «Mi sbagliavo, era effervescente visto il numero di opere sottratte a galleristi e collezionisti ebrei e dunque a disposizione di nuovi acquirenti», si legge in una dichiarazione su Il Sole 24 ORE. Credeva anche che l’antisemitismo fosse cosa «impossibile nel Dopoguerra e invece negli anni Cinquanta era tornato».

Prima di intraprendere questa strada, Polack inizia i primi passi effettuando ricerche sul ritorno dei sopravvissuti alla Shoah e il loro reinserimento nella società. Nella professione che svolge c’è qualcosa di profondamente intimo che la lega. Un giorno mentre si stava recando presso il Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di Parigi per consultare il catalogo composto di tre volumi dal titolo Bottin des spoliés, trova il nome di suo nonno paterno Leopold Polack con riportati gli oggetti che gli erano stati rubati.

Come scrive Laura Leoncelli sul quotidiano, “Leopold Polack è stato uno dei 76.000 ebrei francesi deportati e solo uno dei soli 3000 sopravvissuti ai campi di sterminio. Di questo non ha mia parlato né ai figli né ai nipoti”.

Parlando di numeri, le opere rubate sono 100.000, quelle disperse 40.000, quelle ritornate in patria dopo la guerra 60.000, quelle rientrate ai legittimi proprietari 45.000. Mentre quelle ad aver alimentato un mercato parallelo nel corso dei decenni sarebbero 13.000. All’incirca 2000 di queste sono state classificate con la nota sigla MNR, Musées Nationaux Récupération, ovvero opere la cui provenienza e totalmente sconosciuta.

È risaputo, abbiamo a che vedere con una realtà molto complessa.  Complessivamente agli ebrei francesi sono stati sequestrati beni per un valore di 730 milioni di euro. Solo nel 2021 la Commission pour l’indemnisation des victimes de spoliations CIVS ha conteggiato un numero di 29.914 dossier di richieste di restituzione.

Una statua sospetta alla mostra di Renoir Rovigo

Tra le molte opere che sono sospette, c’è una scultura che doveva arrivare a Rovigo a Palazzo Roverella per la mostra da poco inaugurata dal nome Renoir. L’alba di un nuovo classicismo che è stata bloccata al fine di verificarne l’esatta provenienza. Il presentimento è che si possa trattare di un’opera trafugata dai nazisti. L’opera il questione è la statua Venus Victrix realizzata da Pierre Auguste Renoir (1841-1919) nel 1914.

Il museo olandese Boijmans di Rotterdam da cui proveniva ha bloccato all’ultimo il prestito per degli accertamenti. Il curatore della mostra Paolo Bolpagni ha raccontato a Mosaico Bet Magazine che “la vicenda della Venus in realtà è un po’ diversa da com’è apparsa su alcuni media. Il Museum Boijmans Van Beuningen di Rotterdam aveva concesso in prestito l’esemplare di sua proprietà della scultura in bronzo di Renoir Venus, che infatti compare nel catalogo della mostra di Rovigo. Senonché il 9 febbraio, a catalogo appunto già in stampa, il museo olandese ha comunicato all’ente organizzatore che non poteva purtroppo far partire l’opera per l’Italia, essendo emersi, da indagini interne, alcuni dubbi sulla provenienza dell’opera”.

Bolpagni precisa anche che “non sono state fornite ulteriori specifiche. Dato che il museo di Rotterdam, a quanto mi risulta, possiede questa scultura del 1935, che gli fu donata in quell’anno; perciò, a me sembra strano che si tratti di una questione di trafugamenti durante la Seconda guerra mondiale: non mi torna. Chi l’ha scritto ha fatto un’ipotesi, che si può anche definire un’illazione. Ho troppo a cuore la causa ebraica per essere leggero nel trattare il tema. I dubbi sulla provenienza dell’opera potrebbero essere di varia natura”.

Sarà il tempo e una verifica più approfondita a fornirci ulteriori dettagli. Nel frattempo la mostra sull’artista francese è già un successo che ha registrato 1500 visitatori nei soli prime due giorni.