Un'opera di Massimo Kaufmann in mostra a Milano

Kaufmann: il gioco della pittura in forma di traccia. Una mostra a Milano

Arte

di Fiona Diwan
Di noi non resterà che il colore delle nostre tracce, recita un proverbio della Mauritania: tracce come impronte appena visibili, più scure sulla superficie luminosa della vastità del deserto. Tracce di luce, che rendono visibile l’invisibile, capaci di disegnare paesaggi privi di ombre per restituire profondità di sguardo e di visione. Le opere di Massimo Kaufmann (nato a Milano nel 1963) sono questo: “il gioco della pittura in forma di traccia, dimensione intermedia tra visibile e invisibile, tra luce e ombra, un codice braille tra il testo e la sua lettura…”, scrive l’artista Ivano Sossella nel catalogo.

In mostra a Milano, Galleria Claudio Cavaciuti (Via Vincenzo Monti 28), la recentissima produzione di Kaufmann si offre come texture poetica che celebra il colore nel suo concedersi al tatto e alla vista, pittura come ricerca di un varco percettivo “dai confini mutevoli e inafferrabili”, un varco, un passaggio “nell’illuminare l’oscurità, nel dare parola al silenzio”.

Kaufmann rappresenta le linee di fuga di un caos ordinato, «dove infiniti punti colorati, scorrono lungo traiettorie policrome, seguendo liberamente le linee del caso, come avviene alle gocce di pioggia spostate dal vento. E così si rimette in discussione il fragile ordine che tentiamo di dare a un mondo che nasce dalla casuale caduta dei suoi elementi primi e dalla precaria sequenza dei suoi attimi», scrive Francesco Cataluccio nell’introduzione al libro dedicato all’artista nella serie Pondus100copie.

Pittura come varco quindi, come traccia. Colore come veicolo emozionale, pigmento, sfumature, puntini, pittura come partitura musicale, allegra caduta di pulviscolo multicolore in forma di spartito e pentagramma. Se agli esordi, avvenuti nel 1986, le sue opere erano soprattutto originali installazioni (Puer Aeternus, Tulle, Capricci…), è dal 2000 che Kaufmann rinnova radicalmente il proprio linguaggio dedicandosi al colore e alla pittura astratta, laddove l’aspetto della performance, della percezione tattile e visiva, resta centrale così come centrale è l’aspetto filosofico e concettuale del suo fare arte: una lettura del mondo tutta protesa nel faticoso tentativo di organizzare l’entropia e il caos. Non a caso, Kaufmann ha sempre voluto dare voce anche all’aspetto speculativo e concettuale del processo creativo e artistico: e proprio per questo ha dato vita a Pondus100copie, un Progetto Editoriale che è anche una preziosa collana di piccoli libri illustrati e a colori in cui la propria generazione, quella degli artisti italiani contemporanei nati dopo il 1960, possano raccontarsi a vicenda, dialogare l’uno con l’altro sul senso del fare arte e sui processi creativi riflessi nello specchio della modernità (la presentazione ufficiale di Pondus100copie avverrà il 20 giugno alla Galleria di Arte Moderna, GAM, di Milano, nella Sala da Ballo di Villa Reale in via Palestro 16, ore 18.00. Interverranno artisti e scrittori: Alessandro Mendini, Stefano Arienti, Francesco M. Cataluccio, Silvia Barbieri, Giovanni Frangi, Maria Morganti, Ivano Sossella, Giorgio Verzotti e Kaufmann stesso).