Anna Foa: 2000 anni di storia (aggiornata al dopoguerra) degli Ebrei in Italia

di Michael Soncin
Mancava da tempo una pubblicazione aggiornata che affrontasse la storia degli ebrei italiani attraverso una narrazione di agile lettura, che comprendesse sinteticamente un arco temporale così vasto: Gli ebrei in Italia – I primi 2000 anni, scritto dalla storica Anna Foa, colma questa lacuna.

Nel volume sono presenti le ricerche di una vita della studiosa, rielaborazioni di articoli accademici, saggi e testi, ripresi in maniera più discorsiva. Un racconto in ordine cronologico che inizia da Roma e la diaspora e volge fino agli anni dopo il 1945. Per citarne alcuni, ricordiamo il paragrafo sui Marrani, quello sulla storia di Anna Kuliscioff, o quello ripreso dal libro Portico d’Ottavia 13Una casa del ghetto nel lungo inverno del ‘43, in cui si narra del tristissimo episodio della razzia nazista del 16 ottobre.

Complessivamente, come ci spiega Foa: «L’idea è di sottolineare una specificità del mondo ebraico italiano, che possiamo definire la culla della diaspora occidentale-europea. È da qui che passeranno gli ebrei, certo, passano in parte anche dalla Spagna, ma soprattutto dall’Italia, spostandosi dalla zona meridionale verso il nord. Si tratta di un luogo di incroci culturali molto importanti. Infatti, è dall’Italia che passa il Talmud Babilonese, detto anche Talmud Bavlì, approdando sulle coste meridionali. Inoltre, ho molto sottolineato il rapporto fra esterno ed interno, cioè sul fatto che in Italia ‘gli ebrei italiani sono da subito italiani’, quando ancora l’Italia non esiste».

Leggendolo noteremo particolari, come l’utilizzo dell’espressione “leggi razziste”, al posto della consueta “leggi razziali”. «Una scelta voluta che trae origine dal saggio di Michele Sarfatti, La Shoah in Italia. La storia degli ebrei sotto il fascismo, in cui giustamente dice che “razziste” rimanda ad un giudizio, mentre “razziali” rimanda al concetto di razza, come se la razza fosse in un qualche modo una cosa neutra. Ma sappiamo bene che le razze non esistono». Non a caso, una frase celebre di Rita Levi-Montalcini dice: “Non esistono le razze. Esistono i razzisti”.

Nel testo – che è una coedizione tra l’editore italiano Laterza e la casa editrice americana Princeton University Press – viene anche evidenziata dalla nota storica, la grossa frattura fra gli ebrei e la chiesa nel dopo Shoah, circoscrivibile al periodo immediatamente successivo alla Liberazione, quando riprende in mano, come se niente fosse tutte le sue tradizioni antigiudaiche.

«La ripresa della tradizione antigiudaica racchiusa in quel grande arco temporale è qualcosa di spaventoso. La chiesa non ha capito quello che è successo. Certo, gli storici dicono che non è solo lei a non aver compreso, però ha avuto un ruolo, e le è stato anche posto il problema, da tutta una serie di intellettuali cristiani ed ebrei, di rifiutare l’antigiudaismo. Pensiamo a Jules Isaac, quando in un’udienza presenta a Pio XII I Dieci punti di Seelisberg, che in realtà nemmeno leggerà. C’è perciò una volontà di chiusura, quasi l’aver salvato degli ebrei fosse sufficiente, e non ci fosse il bisogno di guardarsi indietro, per vedere qual è stata la tradizione antigiudaica. Poi con il Concilio Vaticano II tutto cambia, però sono 15 anni molto duri».

Anna Foa, Gli ebrei in Italia. I primi 2000 anni, Laterza/Cultura Storica, pp. XIV, pp. 312, 24,00 euro, libro digitale 10,99 euro