a cura del team Infanzia Primaria
Alla Scuola dell’Infanzia i bambini e le bambine rendono omaggio a Rav Elia Richetti z’z’l, che era sempre un ospite speciale a Shavuot, con un lavoro sull’arte del Sofér. Alla fine del ciclo scolastico, i bambini della Primaria riflettono sul futuro che li attende
Da diversi anni ormai Rav Richetti z’z’l era ospite fisso nella sezione dei 5 anni in vista di Shavuot, la festa che ci ricorda il dono della Torà. Veniva a trovarci con la sua valigetta da Sofer (scriba). Amava entrare in classe, aprire la sua magica valigetta dalla quale estraeva un inchiostro speciale, nero e brillante, e un pennino proveniente dalla piuma di un tacchino. Dopo aver spiegato che la Torà è scritta a mano, con materiali, strumenti e tecniche molto particolari che seguono una tradizione millenaria, mostrava gli utensili per la scrittura: l’inchiostro ricavato da “bolle” che si formano sulla corteccia degli alberi d’acero, la pergamena di pelli di animale, la piuma d’uccello, che funge da penna e uno speciale coltellino per correggere eventuali errori. Come regalo, prima di andare, scriveva ad ogni bambino e bambina la lettera iniziale del nome in Ivrit. Portava con sé alcuni tipi di carta e di pergamena, per raccontare come il Sofer aggiusti le lettere rovinate di un Sefer Torà, di una mezuzà o dei tefillin; amava inoltre raccontare ai bambini e alle bambine, rapiti dalle sue parole, come il Sofer scriva gli accordi tra gli sposi, la Ketubah, e di come, per poter scrivere ogni singola lettera, occorra studio e dedizione.
Rav Richetti parlava con amore e trasmetteva passione. Con la sua prematura scomparsa quest’anno i bambini e le bambine non avrebbero potuto godere di questi insegnamenti.
Morà Nurit Richetti, figlia del Rav e da molti anni morà alla nostra Scuola dell’Infanzia, ha imparato alcuni rudimenti dell’arte calligrafica del Sofer e, utilizzando il pennino prezioso di Rav Richetti e il vasetto con l’inchiostro nero, ha continuato questa ormai consolidata tradizione in onore e in memoria di suo padre. Come faceva suo padre prima di lei, Morà Nurit ha scritto in bella calligrafia il nome di ognuno, con la pazienza di un esperto. La sezione dei 5 anni ha conosciuto gli strumenti del Sofer, ha parlato di questo mestiere dal sapore antico e ha visto un video registrato l’anno scorso in occasione di Shavuot, durante la pandemia, in cui nonno Elia mostrava ai suoi nipoti l’arte e la passione del Sofer. Nell’ebraismo, la conoscenza e la tradizione vengono tramandate di padre in figlio, da maestro ad allievo; questo è ciò che ha voluto con umiltà provare a trasmettere ai bambini la morà, onorando l’amore che suo padre emanava tramandando il suo sapere.
Grazie Morà Nurit, è stata una mattinata molto speciale, un momento che conserveremo nei nostri cuori!
Le parole dei bambini che finiscono il ciclo della scuola Primaria
Finisce un ciclo particolare, abbiamo vissuto insieme avvenimenti più grandi di noi che ci hanno fatto percepire come apparteniamo tutti alla grande Comunità degli Abitanti della Terra… Ora alunni e alunne delle V si trovano alle soglie di un passaggio importante, al quale guardano in parte incuriositi e in parte preoccupati. Abbiamo chiesto loro di riflettere su questo percorso iniziato cinque anni fa, un tempo che sembra lontano.
Ritroviamo nelle loro parole l’atmosfera di questi due gruppi di bambini e bambine, ormai “grandi”, che ora si guardano indietro e riflettono:
Ricordano il primo giorno:
Arrivammo a scuola insieme ai genitori. Tra la paura, l’ansia e la gioia siamo entrati nell’atrio del secondo piano. Cantammo una canzoncina in ebraico con l’accompagnamento di morà Silvia, che suonava il pianoforte.
Arrivati in classe le maestre hanno mandato via i genitori e alcuni bambini sono scoppiati a piangere, invece altri hanno iniziato a comunicare con i nuovi compagni.
Ripensano al percorso:
In questi anni siamo tutti maturati e cresciuti, ma non solo di aspetto fisico, anche di mente, di anima, di cuore.
Lasciare la scuola primaria è come chiudere un mondo ed iniziarne un altro.
La vita in questa scuola è un po’ come il gioco dell’oca: si fa sempre un passo avanti e ci sono degli ostacoli da superare, ma alla fine si arriva alla fine del gioco e si vince come un gruppo.
Ricordano le discese, ma anche le salite:
Più passavano i giorni più imparavamo, però dopo un po’ non era come prima, era più difficile e non piaceva a tutti, ed era anche più pesante.
In quarta purtroppo è scoppiata una pandemia che ci ha costretto a rimanere a casa, non vedere gli amici e iniziare le lezioni on line.
Speriamo che vada via questa malattia che secondo me ha portato tutti ad avere più stanchezza e meno attenzione.
Sono consapevoli del percorso di crescita e costruzione di competenze:
Abbiamo imparato a scrivere e io l’ho usata molto, la scrittura, per superare le mie insicurezze.
La morà ci ha consigliato romanzi, con questi libri abbiamo imparato molte cose e ci hanno dato l’opportunità di conoscere tutto quello che non possiamo vivere in prima persona.
Abbiamo imparato tantissime cose, abbiamo cambiato i nostri comportamenti, abbiamo vinto e perso competizioni insieme.
Vedono l’amicizia come fulcro:
Quasi tutti gli anni arrivavano delle nuove bambine, di solito israeliane, è una bella esperienza perché scopri nuovi modi di fare che si usano in altri Paesi.
Fin dall’inizio mi sono trovato a mio agio: già il primo giorno avevo un amico.
Siamo diventati più uniti che mai; ognuno aveva il suo compito ed era indispensabile.
Quello che mi piaceva di più della classe era che i bambini accettavano le persone per come erano.
Noi siamo come le dita di una mano, che sono divise ma collegate allo stesso palmo. Eravamo divisi, ma siamo cresciuti anche in questo modo, in certi aspetti, fisicamente ed emotivamente.
Guardano avanti con qualche timore, ma anche con curiosità:
Sono felice che sono arrivato fin qui.
Cambierò scuola: vorrei comunque rimanere in contatto con i miei amici di questa classe, perché mi mancheranno molto.
Tra poco saremo in prima media: avrò paura, ma mi abituerò.
Non so cosa succederà alle medie, magari ci divideranno, ma comunque saremo ancora amici.
Ora non abbiamo idea di come siano le medie, ma siamo curiosi, anche di conoscere persone nuove che ci cambieranno la vita come alcune persone ce l’hanno cambiata alle elementari. Cinque anni sono stati come un solo giorno…
Lasciano “messaggi in bottiglia” ai bambini delle future Prime:
Vogliamo che i bambini della prossima Prima sappiano che vivranno la più bella esperienza della loro vita: noi ne siamo testimoni.
Noi morim siamo testimoni, di ciclo in ciclo, di un percorso di enormi cambiamenti, sia fisici sia psicologici e culturali: nel corso di cinque anni i cambiamenti sono tali che ci si chiede se i ragazzi che ci lasciano per la Secondaria di Primo Grado siano quegli stessi bambini che hanno fatto il loro ingresso in Prima, se non fosse per il filo della memoria, individuale e collettiva, che fa di noi un gruppo. Verranno altre esperienze, non meno formative, ma sappiamo che questi anni rimarranno nelle memorie di tutti noi.
Buona Scuola Media, ragazzi!
Il messaggi dei più piccoli
Abbiamo chiesto ai bambini delle prime di condividere impressioni ed emozioni legate alle grandi conquiste che hanno caratterizzato il loro ingresso in questo nuovo ciclo scolastico: i nuovi amici, l’intervallo, la scrittura, la lettura, la magia dei numeri ma anche i compiti e le mascherine. I bambini hanno scritto sui loro bigliettini… troppo piccoli per contenere l’entusiasmo e l’energia che trasmettono ogni giorno a tutti noi, privilegiati testimoni della loro crescita.