È mancato a Roma Sandro De Bernardin, ambasciatore d’Italia in Israele in anni cruciali

di Comitati degli Italiani Residenti all’Estero (Comites) – Israele

Alla fine del 2023 è mancato a Roma Sandro De Bernardin, ambasciatore d’Italia in Israele dal 2004 al 2008. Prima ancora aveva servito in Francia, in Africa e in Canada. Veneziano d’origine, lascia a 74 anni la moglie Anna, quattro figli e quattro nipoti. Una brillante carriera agli Esteri: dopo Israele, è stato vice Segretario Generale del Ministero e poi Direttore degli Affari Politici e della Sicurezza.

Una autentica amicizia con il popolo ebraico: ha mantenuto rapporti stretti con Israele, che è tornato a visitare, e con le comunità ebraiche italiane; dal 2015 al 2019 ha anche guidato la delegazione italiana presso l’International Holocaust Remembrance Alliance e la Presidenza italiana dell’IHRA in occasione degli 80 anni dalle leggi razziali.

Diplomatico acuto e lucido, amante della storia, della cultura e in particolare della musica. Uomo di una solida fede, che fino all’ultimo non amava si parlasse di lui ma dei più bisognosi e di cosa c’era da fare per aiutare qualcuno o risolvere un problema. Persona impegnata nel sociale, e in particolare nella Caritas, e grande camminatore, nella vita quanto sui sentieri di montagna.

Per gli interlocutori ebrei ha costituito una voce limpida, coerente, che conosceva la complessa realtà israeliana e mediorientale, le sfide di sopravvivenza di Israele, ma anche le sue risorse, storiche e spirituali. Di Israele ha esplorato assieme alla moglie Anna ogni angolo, pungolato dalla forte curiosità intellettuale, dalla guida che gli forniva la Bibbia, dalla sete di sapere in modo consapevole, approfondito e sempre umano. Sandro De Bernardin è stato un amico saggio, di poche parole, molte azioni, e forte sostanza. Ci siamo conosciuti nel luglio del 2004, quando è stato nominato Ambasciatore a Tel Aviv, dove sono arrivata come Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura. Sono stati anni intensi di lavoro e di condivisione. Poi l’amicizia è rimasta. L’ho ammirato non solo al timone dell’ambasciata, ma al timone della vita, imparando molto da lui anche quando abbiamo operato insieme nell’IHRA. Mancheranno i suoi consigli pacati, il suo esempio di leadership, la sua intuizione di soluzioni anche in momenti complicati. Oggi è certamente uno di quelli. Che il Suo ricordo sia di benedizione.