Gaza come Dubai? La proposta provocatoria di Trump scoperchia decenni di bugie sulla volontà dei palestinesi di avere uno Stato

Taccuino

di Paolo Salom

[voci dal lontano occidente]

Mai visto l’Occidente così fuori di sé. È bastato che il presidente Trump si mettesse all’opera sulla soluzione del conflitto a Gaza per scatenare una parata di reazioni indignate. Proviamo dunque a fare un po’ di ordine. Quali sono i problemi ora nella Striscia?

Primo, è in gran parte distrutta – non completamente, si badi bene – e comunque disseminata di ordigni inesplosi, di case minate da Hamas, di tunnel e altri depositi di armi e strumenti di guerra dei terroristi. Secondo, la popolazione civile per i motivi suddetti non ha un posto cui ritornare e, possibilmente, riflettere sulla decisione di attaccare Israele presa dalla leadership. Terzo, l’economia locale è ormai inesistente, senza speranza di riprendersi a breve.

La soluzione più pragmatica è quella di offrire alla popolazione un luogo dove rifarsi un’esistenza degna di questo nome, ripulire e ricostruire la devastazione e poi, per chi lo vuole, immaginare un ritorno. È evidente che questa opzione non può che essere subordinata all’accettazione di Israele, al rispetto del diritto alla vita di tutti gli israeliani – non importa di che religione – e all’impegno a non collaborare mai più alla preparazione di un conflitto atroce come quello che, il 7 ottobre 2023, è stato scatenato da Hamas. Questo è quanto affermato da Donald Trump. Dov’è lo scandalo?

Eppure tutti si sono stracciati le vesti nel lontano Occidente. C’è chi ha parlato di “pulizia etnica”, di “annessione coatta” della Palestina, alcune voci hanno messo in chiaro che “quella è la nostra casa e non la lasceremo mai”. Qui dovremmo chiedere lumi noi per primi: ma come, si offre una destinazione sicura a chi ha perso tutto, in attesa di un rientro, e non va bene? Come mai non è stato sollevato lo stesso scandalo per i dieci milioni di siriani fuggiti dalla guerra civile? Oltre un milione sono stati accolti in Germania: dov’è il dilemma?

Inoltre, anche prima della guerra voluta da Hamas si diceva che “Gaza è una prigione a cielo aperto”. Ora che si aprono le porte non è più così? O i “prigionieri” devono rimanere in cella, per di più senza nemmeno più pareti e tetto? Infine, gli arabi palestinesi dicono che quella è la loro “casa” e dunque non vogliono abbandonarla: ma non erano considerati tutti profughi tanto da avere ancora bisogno di un’agenzia apposita (l’Unrwa) per le necessità primarie in attesa di una sistemazione?

È evidente che tutte queste posizioni non sono – nella loro contraddittorietà – che un paravento, da decenni, per occultare al pubblico del lontano Occidente la verità: a loro interessa soltanto una cosa, distruggere lo Stato degli ebrei. Gaza, Territori (Giudea e Samaria) non sono nel loro obiettivo di indipendenza, non lo sono mai stati. Lo dimostra il fatto che, quando erano in mani arabe, ovvero dal 1948 al 1967, nessuno si è mai preoccupato di mettere le fondamenta per uno Stato autonomo.

Insomma, fino a quando potremo andare avanti con questa ipocrisia? Con questa formula salva faccia di “due Stati per due popoli”? Trump, con una proposta semplice e logica, ha scoperchiato decenni di menzogne e falsità e ha costretto tutti con le spalle al muro. Senza nemmeno il bisogno di minacciare, come il suo predecessore Biden (ma solo con Israele) aveva l’abitudine di fare, pur di piegare la realtà alle presunte necessità stabilite dalla Comunità internazionale. Ora i palestinesi avranno l’opportunità di scegliere: vogliono continuare il loro percorso di odio e distruzione, di volontà omicida contro Israele? Perché se è questo che vogliono, allora il loro destino sarà sempre quello di vivere nella miseria, sballottati da un campo all’altro, senza diritti e senza dignità.

Oppure possono trovare il coraggio di accettare la realtà dei fatti: ovvero di vivere in accordo accanto allo Stato degli ebrei, che, peraltro, sarebbe un ottimo volano per la loro stessa economia. Siamo a un bivio: pace o guerra; costruire una nuova Dubai in riva al Mediterraneo oppure nuovi tunnel che saranno regolarmente (e giustamente) distrutti. Quanto alle anime belle del lontano Occidente, anche loro dovranno accettare una semplice verità: gli ebrei non si fanno più massacrare, né sono disposti a rinunciare al loro diritto naturale a essere un popolo sovrano, nella propria terra ancestrale.

Questo è il significato di una semplice espressione: Am Israel Chai. P.S. C’è anche la possibilità che Trump abbia fatto quelle dichiarazioni roboanti avendo altro in mente: insomma, da astuto uomo d’affari, alza un polverone per poi ottenere un obiettivo differente. Restiamo in attesa che la nebbia si diradi.