Inge Feltrinelli

La “storia ebraica” di Inge Feltrinelli, scomparsa a 88 anni

di Roberto Zadik
Una vita che sembra un romanzo d’avventura e che si è conclusa nella notte fra il 19 e il 20 settembre. In questa data è scomparsa una “colonna portante” della cultura milanese, italiana e internazionale, Inge Feltrinelli, la brillante fotografa e reporter tedesca di padre ebreo (si chiamava Siegfried Schontal), che dopo il matrimonio con il facoltoso editore di sinistra Giangiacomo Feltrinelli, tragicamente scomparso a soli 45 anni nel 1972, ha diretto la celebre casa editrice Feltrinelli per quasi mezzo secolo. E grazie a lei e al suo staff, il pubblico italiano ha conosciuto e apprezzare giganti letterari come Tomasi di Lampedusa o Pessoa, gli scrittori ebrei, come il russo Pasternak, l’israeliano Amos Oz e la sudafricana Nadine Gordimer e tanti altri e tutti pubblicati sotto questo prestigioso marchio editoriale.

Il suo lato ebraico

Come accade per i grandi personaggi, subito dopo la scomparsa a due mesi dal suo 88esimo compleanno,  – era nata il 24 novembre 1930 in Germania -, la notizia ha attraversato i media diffondendosi su siti e quotidiani. Omaggiata da vari personaggi e istituzioni sui quotidiani, questa “Regina dell’editoria” come veniva soprannominata, ha avuto una vita intensa piena di successi e di momenti drammatici. Molto interessante anche il suo “lato ebraico”. Stando a varie fonti, come il sito di tg24Sky, questa stimolante personalità nacque in Germania per poi diventare “milanese d’adozione” da matrimonio misto, padre ebreo industriale tessile e da madre protestante luterana. Una infanzia complessa quella di Inge, col divorzio dei genitori, la fuga del padre negli Usa all’avvento del nazismo e il secondo matrimonio della madre con un ufficiale dell’esercito. Lo spietato regime hitleriano condannava anche chi aveva un solo parente ebreo, e come tanti suoi connazionali di origini ebraiche anche lei rischiava la morte, ma fu proprio il suo patrigno a salvarla dalle persecuzioni. 

Come scrive Simonetta Fiori su la Repubblica: “Nascere nel 1930 a Göttingen, nella Bassa Sassonia, significava conoscere fin da piccola le svastiche di Hitler. E lei era una bambina mezza ebrea, per parte di padre. Fu la madre a salvarle la vita, spingendo il marito a scappare in America e mettendo Inge sotto la protezione di Otto, un ufficiale della cavalleria tedesca che le fece da patrigno. Il dopoguerra significò fame, deprivazione, un viaggio a vuoto in America, dove il vero padre la respinge. Inge avrebbe rivelato queste vicissitudini solo in anni recenti. E sempre alla sua maniera, trasformando la tragedia in opportunità”.

Fra fotografia e libri

Della sua carriera professionale si sa invece molto. Come riportato da molti giornali in questi giorni, nonostante le difficoltà con audacia e spirito combattivo, Inge si è avventurata a soli 22 anni, dal 1952, nell’incerto mondo della fotografia esordendo a Amburgo e poi a New York con scatti e interessanti “scoop” e incontrando e stringendo amicizia con alcuni fra i più grandi personaggi, da Picasso, a Chagall a Hemingway, a Garcia Marquez. Grazie alla sua intraprendenza riuscì a immortalare “icone del cinema” come Greta Garbo, Sofia Loren e Anna Magnani e politici celebri, da John Kennedy a Churchill o il dittatore cubano Fidel Castro. E dagli anni ’70 la sua carriera si indirizzò sempre più verso i libri e il mondo editoriale diventando la sua principale attività. Sembrava un segno del Destino che quelli scrittori conosciuti da giovane passassero dalla sua scrivania per venire pubblicati sotto la sua guida.

Dopo la misteriosa e improvvisa scomparsa del marito, a cui fu legata da 12 anni di matrimonio, rivelò grande talento manageriale e imprenditoriale dirigendo da sola la casa editrice che divenne sempre più solida e ampia conosciuta e riconosciuta dalle più svariate fasce di pubblico. Partendo dagli ideali di sinistra del marito Giangiacomo, fra le prime pubblicazioni dell’editore ci furono classici letterari come Il Gattopardo di Tomasi Di Lampedusa e Il dottor Zivago di Pasternak. Questa pubblicazione fu particolarmente coraggiosa perché il testo era stato censurato dal Regime comunista in Russia  ed ebbe enorme successo diventando il celebre film  del 1965 con Omar Sharif, Alec Guinness e Rod Steiger.

Una esistenza vissuta con passione ed entusiasmo, quella di Inge Feltrinelli, segnata da scelte coraggiose e  spesso controcorrente per una figura culturale e umana che è riuscita a attirare anche i vertici istituzionali del Paese che hanno espresso dispiacere per la sua scomparsa. Stando al sito del Fatto Quotidiano cariche politiche hanno esternato le loro condoglianze al figlio Carlo, dal Capo Dello Stato Mattarella al Presidente della Camera Fico.