Addio Kaniuk

Lo scrittore israeliano Yoram Kaniuk è morto ieri all’ospedale Ichilov di Tel Aviv dopo una lunga malattia. Aveva 83 anni.

Nato nel 1910 a Tel Aviv, figlio di immigrati dall’Europa orientale (il padre era di Ternopil, in Galizia, e fu il primo curatore del Museo d’arte di Tel Aviv;  la madre, insegnante, era invece di Odessa), Kaniuk a 17 anni si arruolò nel Palmach e nel 1948 partecipò alla guerra di indipendenza di Israele. Ferito ad una gamba, venne curato al Jewish Sinai Mount di New York dove rimase fino al 1961.
La guerra del 1948, la sua personale esperienza di soldato, è stata fonte di ispirazione per alcune delle sue opere maggiori. Il suo primo romanzo, “La Acrophile”, pubblicato nel 1961, racconta la storia di un israeliano che dopo aver combattuto nella guerra del 1948 si trasferisce a New York; l’ultimo romanzo “1948”, uscito nel 2011 (nel 2012 in Italia, per La Giuntina), vincitore dell’ambito premio letterario Safir, ripercorre invece sul filo della memoria  – di cui Kaniuk stesso dice di diffidare – proprio i giorni della guerra.

Nel 1997, Kaniuk ha ricevuto in Francia lo Human Rights Prize e, sempre in Francia nel 2012 è stato nominato Ufficiale dell’ Ordre des Arts et des Lettres.

Tra le opere più note di Kaniuk  si ricordano “Adamo Risorto” –  da cui nel 2009 il regista americano Paul Schrader ha tratto un film con Jeff Goldblum e Willem Defoe; “Post Mortem”, “Un arabo buono”.

Nel 2011 Kanyuk è stato al centro delle cronache per aver ottenuto dal tribunale israeliano la rimozione della dicitura “ebreo” dalla sua carta d’identità e la sua sostituzione con “senza religione”.

Kaniuk prima di morire ha deciso di donare il suo corpo alla scienza. A questo proposito su Haaretz aveva scritto: “ho donato il mio corpo alla scienza così che continuerò a esistere alcuni anni dopo la mia morte, e i giovani medici potranno conoscere di me quello che i medici sanno in questi giorni su ciò che stanno facendo. Nella mia mente, per un attimo ho guadagnato un paio di anni, e come per Mosè, nessuno conoscerà il luogo della mia sepoltura perché mi sono assicurato che non ce ne sia uno. E di questo potranno beneficiare i miei discendenti. ”

Nell’aprile del 2013 aveva rilasciato una lunga intervista a The Times of Israel sul suo ultimo libro e “il primo dei conflitti”.