A COP28 il presidente israeliano Herzog ha discusso della liberazione degli ostaggi con i leader mondiali

di Francesco Paolo La Bionda
Il presidente Isaac Herzog è volato il 30 novembre scorso a COP 28, il vertice mondiale sull’azione per il clima, in corso a Dubai negli Emirati Arabi Uniti, per incoraggiare nuovi sforzi internazionali per la liberazione degli ostaggi sequestrati da Hamas lo scorso 7 ottobre.

Atterrato con un aereo le cui fiancate erano decorate con la scritta “Bring Them Home” (“riportateli a casa”), Herzog ha incontrato diverse figure di primo piano, tra cui l’emiro del Qatar, lo sceicco Tamim bin Hamad Al Thani, re Carlo III d’Inghilterra e il primo ministro indiano Narendra Modi.

Herzog ha prima tenuto un primo colloquio col presidente emiratino, lo sceicco Mohamed bin Zayed Al Nahyan. Durante il faccia a faccia, l’alta carica israeliana ha ribadito la necessità di necessità di agire in ogni modo possibile per liberare gli ostaggi sequestrati dal gruppo terroristico, sottolineando come il loro rilascio sia dovere umanitario per tutta la comunità internazionale e per i leader mediorientali in particolare. Ha quindi fatto appello al governo degli Emirati affinché impieghi tutto il suo peso politico per accelerarne la liberazione.

Bin Zayed ha invece espresso l’obbligo e la necessità di portare aiuti umanitari a Gaza e ha ringraziato il presidente Herzog per la cooperazione bilaterale, che ha permesso l’aumento degli aiuti umanitari, la costruzione di un ospedale da campo a Rafah e il trasferimento di bambini feriti per le cure nel paese del Golfo.

Le relazioni israelo-emiratine reggono, nonostante le tensioni del momento

Israele e gli Emirati Arabi Uniti hanno normalizzato le loro relazioni nel 2020 nell’ambito degli Accordi di Abramo, sviluppando rapidi e solidi rapporti economici, e una comunità ebraica di espatriati è oggi presente nel regno del Golfo, concentrata a Dubai. Il conflitto a Gaza ha tuttavia creato tensioni tra i due paesi, a fronte dell’opinione pubblica emiratina ancora influenzata da anni di propaganda filopalestinese. Secondo gli analisti, tuttavia, la cooperazione economica e strategica tra Gerusalemme e Abu Dhabi andrà avanti senza ripensamenti.