“Quello che abbiamo visto oggi a Gaza è una vergogna per l’Islam, un atto di bestemmia contro Allah e un peccato che non rappresenta i seguaci del Profeta, pace su di lui, né la religione onorevole dell’Islam,” ha dichiarato il leader religioso saudita. Intanto i Paesi arabi cercano un’alternativa al piano del presidente USA Donald Trump per la ricostruzione di Gaza.
Il Gran Muftì dell’Arabia Saudita, Abdul Aziz Al-Sheikh (nella foto), ha espresso una dura condanna nei confronti di Hamas dopo la macabra esibizione delle bare degli ostaggi di giovedì 20 febbraio.
“Quello che abbiamo visto oggi a Gaza è una vergogna per l’Islam, un atto di bestemmia contro Allah e un peccato che non rappresenta i seguaci del Profeta, pace su di lui, né la religione onorevole dell’Islam,” ha dichiarato il leader religioso saudita.Anche il Gran Muftì di Dubai Ahmed Al-Haddad ha espresso parole simili davanti allo show di Hamas: “Hamas ha portato vergogna all’Islam a un livello mai visto prima”.
Le sue parole segnano una rara e netta presa di distanza dal gruppo terroristico da parte di un’autorità islamica di spicco, riflettendo un crescente malcontento nel mondo arabo per le azioni di Hamas.
Ricordiamo che lo stesso Gran Muftì nel 2017 aveva dichiarato a una radio saudita che non era permesso da un punto di vista religioso combattere gli israeliani e lo stato ebraico.
Leader arabi discutono della “causa palestinese” e degli sviluppi a Gaza a Riad
Nello stesso giorno della dichiarazione, venerdì 21 febbraio, i leader arabi si sono riuniti a Riad per un incontro informale dedicato alla “causa palestinese” e alla situazione a Gaza, secondo l’agenzia di stampa saudita SPA. Alla riunione, convocata dal principe ereditario saudita Mohammed bin Salman, hanno partecipato rappresentanti di Arabia Saudita, Egitto, Giordania, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Kuwait e Bahrein.
L’incontro avviene mentre i Paesi arabi cercano un’alternativa al piano del presidente USA Donald Trump per la ricostruzione di Gaza, che prevede la trasformazione della regione in una destinazione turistica internazionale e il reinsediamento dei palestinesi in Egitto e Giordania. Entrambi i Paesi hanno respinto la proposta per motivi di sicurezza nazionale, mentre gli sforzi arabi per un piano alternativo sembrano ancora in fase iniziale.
Fonti anonime citate da Reuters riferiscono che è stata discussa una proposta egiziana che prevede fino a 20 miliardi di dollari in finanziamenti nei prossimi tre anni da parte degli Stati del Golfo e di altri Paesi arabi, ma non vi è stata conferma ufficiale.
Parallelamente, il presidente degli Emirati Arabi Uniti Mohammed bin Zayed Al Nahyan ha ribadito al Segretario di Stato USA Marco Rubio che si oppone fermamente allo sfollamento dei palestinesi da Gaza. Durante un incontro ad Abu Dhabi, Nahyan ha sottolineato l’importanza di collegare la ricostruzione di Gaza a un percorso che conduca a una “pace globale e duratura basata sulla soluzione dei due Stati”.
L’amministrazione Trump, che esclude qualsiasi futuro ruolo di Hamas nella Striscia di Gaza, ha chiesto ai Paesi arabi di proporre alternative al piano statunitense. Tuttavia, l’opposizione al trasferimento forzato dei palestinesi rimane una posizione condivisa da gran parte del mondo arabo.
Il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman ha discusso la questione anche con Rubio durante un incontro lunedì, sottolineando “l’importanza di una soluzione per Gaza che contribuisca alla sicurezza regionale”.
I leader arabi hanno inoltre accolto con favore la decisione dell’Egitto di ospitare un vertice d’emergenza della Lega Araba il 4 marzo, dove la questione sarà ulteriormente approfondita.