Un congresso oltre i confini

Mondo

“Per una comunità piccola come quella degli ebrei italiani il momento di stretto rapporto con le altre realtà ebraiche e con gli organismi internazionali costituisce un potenziamento delle proprie risorse ed un indispensabile allargamento oltre i ristretti confini nazionali”. Il presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane Renzo Gattegna lascia capire da Parigi come la partecipazione Ucei all’assise di Parigi del World Jewish Congress abbia costituito un passaggio fondamentale nella crescita delle istituzioni ebraiche italiane.
E Claudia De Benedetti, Consigliere dell’Unione responsabile dei rapporti internazionali, coglie l’occasione per sottolineare come il grande incontro conclusosi la domenica 12 novembre assuma per le organizzazioni ebraiche nazionali, la dimensione di un vero e proprio salto di qualità. “La nostra partecipazione al Wjc – commenta a caldo – intende confermare il desiderio di svolgere nei prossimi mesi un ruolo dinamico, attivo e propositivo nelle principali organizzazioni internazionali ebraiche. Nell’immediato futuro coinvolgeremo non solo i rappresentanti dell’Ucei, delle nostre comunità ed istituzioni, ma anche i professionisti che lavorano per le organizzazioni ebraiche, che potranno trarre notevole beneficio dalla condivisione di progetti con tutte le realtà regionali in cui è strutturata l’organizzazione ed in particolare con lo stato d’Israele”.
“Questo – riprende Gattegna – è un evento nel corso del quale in una sala gremita è possibile avere una visione d’insieme su scala mondiale della situazione e della consistenza nei diversi Paesi e della condizione nella quale vivono le comunità ebraiche nel mondo. I rappresentanti di ogni singola realtà possono ricevere una grande quantità di notizie e conoscenze ed apportare il contributo della propria esperienza. Uno scambio molto importante per uscire dagli steccati e conoscere la realtà ebraica in un mondo dove le barriere sono destinate a cadere.
”L’estrema sintesi – prosegue il presidente dell’Unione – evita i grandi discordi teorici a permette un immediato confronto e la formazione di un interessante ed istruttivo quadro d’insieme su
argomenti di attualità come l’antisemitismo. Ma permette anche di individuare le strategie globali per opporsi ai promotori e ai realizzatori delle campagne di diffamazione antisemita.
I lavori del Congresso, che hanno fatto seguito a Parigi a una straordinaria settimana ebraica europea apertasi con l’inaugurazione del nuovo centro ebraico a Monaco di Baviera (di cui Mosaico riferisce in altro servizio), hanno rappresentato in effetti uno storico salto di qualità per la coesione e la capacità di coordinamento delle realtà ebraiche mondiali.
I temi trattati sono stati numerosi e gli interventi autorevoli innumerevoli.
Un tavolo di confronti, per esempio, che è stato dedicato al tema della pace e del dialogo interreligioso. Presieduto dal Yaakov Bleich, rabbino capo di Ucraina, e vicepresidente del Congresso ebraico europeo, l’incontro ha visto interventi di grandissimo rilievo. Dopo le note introduttive affidate a al rav Israel Singer presidente del Policy council del Congresso mondiale ebraico, sono intervenute personalità come il rettore dell’istituto islamico di Parigi Dalil Boubakeur, il presidente del Consiglio degli islamici di Francia, l’arcivescovo di Parigi monsignor Lustiger, il rabbino capo di Francia rav Joseph Sitruk.
“Questa – è stato detto da più parti – è una giornata importante per proseguire per costruire il nostro futuro”.
”Noi musulmani – ha detto il professor Boubakeur – siamo pronti ad affrontare la prospettiva della pace tra religioni. Siamo fratelli secondo la Bibbia. Adoriamo da fratelli lo stesso Dio. Abbiamo voluto andare Auschwitz, condannare con forza la Shoah”.
”Sono felice – ha aggiunto monsignor Lustiger – della scelta di Parigi per affrontare questo grande tema del dialogo. Dialogo interreligioso significa rispetto per le differenze. E la scelta di ricondurre le identità religiose all’apertura e all’unità di intenti passa anche attraverso l’ammissione degli errori. L’enciclica Nostra Aetate ha rappresentato un punto di partenza per tanti passi compiuti”.
”L’autenticità dell’esperienza di dialogo – ha sottolineato il rav Sitruk – costituisce una realtà effettiva in Francia da lungo tempo e viene rafforzata dalla laicità dello Stato francese. Le nostre religioni permettono una visione del mondo di cui tutta l’umanità ha bisogno. Gli errori passati hanno portato all’intolleranza che si oggi si deve rifiutare. Amare la
verità per arrivare alla pace. La verità è nella forza della progettualità che come ebrei condividiamo volentieri con le altre religioni. Dio, in effetti, sarà re di tutta la terra. E questo è un messaggio di pace e speranza nel futuro che dipende nella sua realizzazione anche da noi.

Di estremo interesse, nel corso dei lavori del Congresso, anche l’intervento del commissario europeo per i Rapporti esterni Benita Ferrero Waldner. Il discorso, dedicato al ruolo dell’Unione europea nell’affrontare le differenze e il dialogo fra le culture, ha consentito al rappresentante austriaco del governo Ue di ribadire che l’imperativo della politica europea di tolleranza, rispetto e comprensione costituisce un fatto effettivo e non solo uno slogan.
”Il motto uniti nella diversità – ha detto la signora Ferrero Waldner – è significativo perché sottende la lotta all’antisemitismo e alla xenofobia quale priorità dell’Unione”. Il ministro europeo ha anche incoraggiato il World Jewish Congress a continuare il lavoro incominciato per sviluppare rapporti di buon vicinato fra i paesi vicini dell’Unione europea.

Sempre sullo fronte del dialogo è emersa dal dibattito l’importanza di costruire nuove alleanze con alcune componenti del mondo cristiano e con le componenti islamiche disposte al confronto. I giovani dovranno avere un ruolo fondamentale in questo senso la presenza e l’esperienza italiana può avere un ruolo di grande importanza. Ai lavori del congresso, intanto, era presente anche Tobia Zevi, presidente dell’Unione dei giovani ebrei italiani e membro del Young professional diplomatic corps del Congresso mondiale ebraico.

L’apertura ufficiale dei lavori del grande incontro di Parigi era stata preceduta sabato 11 novembre sera da una lectio del filosofo Bernard Henry-Lévy dedicata ai tempi della sicurezza, del terrorismo e al loro impatto sulla vita ebraica.
Il pensatore ha espresso la sua preoccupazione ed il suo pessimismo per la rinascita dell’antisemitismo in Europa e soprattutto per la sua diffusione in ambienti riconducibili a settori dell’area progressista.
Il giorno seguente, dopo l’inizio dei lavori del Governing board del Wjc, le relazioni hanno mostrato analisi allarmanti sull’incremento dell’antisemitismo e la diffusione di teorie di delegittimazione dello stato di Israele.
È stato molto evidenziato il ruole dell’Iran come Paese organizzatore e finanziatore della minaccia antisemita e si è discusso del pericolo che proviene dalla sua potenza militare anche nel settore nucleare.
A questo proposito il primo ministro francese Dominique de Villepin si è rivolto ai congressisti vantando un forte calo delle azioni antisemite compiute in Francia in questo ultimo anno. Ma il presidente del Congresso ebraico europeo Pierre Besnainou nel suo intervento è tornato a denunciare, fra sentimenti di “emozione e di inquietudine”, le minacce che continuano ad essere rivolte allo Stato di Israele e alla presenza ebraica nel mondo.