di Paolo Castellano
L’alta tensione militare tra Ucraina e Russia ha messo in allarme il ministero degli Esteri israeliano. Il 17 febbraio, il ministro Yair Lapid ha infatti ordinato il trasferimento dell’ambasciata israeliana da Kiev a Leopoli. Quest’ultima città si trova nella parte occidentale dell’Ucraina e fornirebbe maggiore protezione in caso di un conflitto armato innescato dall’invasione delle truppe di Putin.
Lapid ha acconsentito al trasferimento momentaneo dopo lunghe e dettagliate discussioni con lo staff del ministero degli Esteri a Gerusalemme. Dalla scorsa settimana il governo israeliano ha preso temporaneamente in affitto un locale a Leopoli per continuare la propria attività diplomatica in territorio ucraino. Identica strategia degli Stati Uniti e Regno Unito che hanno preferito allontanarsi dalla capitale.
Inoltre, il 21 febbraio, anche l’Agenzia Ebraica ha comunicato di aver trasferito i propri uffici a Leopoli per mantenere attivi i servizi per gli ebrei e gli israeliani in Ucraina. Secondo le stime dell’ente, nel territorio ucraino risiedono 15mila israeliani, di cui 3100 hanno già lasciato il paese. Tuttavia, il governo israeliano ha lanciato un appello a chi è rimasto: il consiglio è quello di lasciare l’Ucraina per un concreto pericolo di invasione russa.
Come riporta The Times of Israel, lo Stato d’Israele avrebbe già predisposto un piano per evacuare 200mila ebrei ucraini con la collaborazione di alcuni paesi dell’Est Europa.
La preoccupazione degli ebrei di Odessa
In un reportage pubblicato il 21 febbraio sul New York Times, si è data voce alla comunità ebraica di Odessa, città ucraina russofona difronte al Mar Nero e bramata da Valdimir Putin. Tra l’altro, in questa località è presente il quartier generale della marina ucraina.
Gli ebrei di Odessa sono preoccupati per il clima di guerra e per questo motivo hanno incominciato ad accumulare scorte alimentari in vista di una possibile escalation militare. I capi della comunità hanno persino mappato i rifugi antiaerei e assunto delle guardie di sicurezza israeliane per proteggere i propri membri. La preoccupazione è che uno scenario di guerra possa far riemergere un brutale antisemitismo sperimentato sia nel XIX che nel XX secolo per mano di zar russi, nazisti e stalinisti.
La United Hatzalah, un’organizzazione israeliana di servizi medici di emergenza gratuiti basata su volontari con sede a Gerusalemme, ha inviato alcuni suoi rappresentanti a Odessa per insegnare agli ebrei locali le fondamentali manovre di soccorso, consegnando varie apparecchiature mediche tra cui diversi defibrillatori.
Inoltre, i giornalisti del New York Times hanno intervistato uno delle donne più anziane della comunità ebraica di Odessa. Si chiama Svetlana Lisytsina, ha 80 anni e i suoi parenti furono uccisi dai nazisti. Memore degli orrori della seconda guerra mondiale, Svetlana ha già programmato la fuga in caso di conflitto, preparando persino un trasportino per il suo gatto color pesca di nome Persik.