Terroristi palestinesi ospiti all’Università di Città del Capo. Ma la direzione rinnega la responsabilità del gesto

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di Pietro Baragiola
In occasione della settimana israeliana dell’Apartheid (IAW), la sera di lunedì 20 marzo, l’associazione studentesca di solidarietà palestinese PSF (Palestine Solidarity Forum) ha invitato i membri dei gruppi terroristici islamici Hamas e PIJ (Palestinian Islamic Jihad) a rivolgersi agli studenti dell’Università di Città del Capo.

Come viene raccontato dal giornale ebraico sudafricano South African Jewish Report, durante l’evento, tenutosi in un’aula decorata con bandiere di Hamas e Hezbollah, Nasser Abu Sharif del PIJ e Khaled Qadomi di Hamas hanno avuto modo di collegarsi in diretta dall’Iran per incontrare i loro giovani sostenitori.

Nonostante l’assurdità dell’episodio abbia inevitabilmente scatenato le ire di molti, l’Università di Città del Capo ha risposto alle lamentele affermando che, trattandosi di un evento ospitato da un’associazione studentesca, la direzione non ha alcuna responsabilità diretta sui fatti accaduti. Con queste parole però l’università non vuole prendere neanche in considerazione l’impatto che la presenza di questi relatori ha avuto sugli studenti del campus, ebrei e non, che si sono subito mossi per denunciare l’accaduto.

Email senza risposta

Erin Dodo, presidentessa dell’Unione Sud Africana degli Studenti Ebraici (SAUJS), ha risposto in maniera decisa ai fatti del 20 marzo: “I due relatori sono conosciuti per una lunga serie di crimini atroci compiuti insieme alle loro organizzazioni e in prima persona. Accoglierli nella vita del campus rende l’Università di Città del Capo un posto dove violenza e discriminazione sono incoraggiate”.

Dodo ha fatto tutto il possibile per impedire ai relatori di parlare davanti agli studenti e racconta come la sua associazione e il PSF si siano incontrati con il dipartimento degli affari studenteschi per pianificare gli appuntamenti e gli ospiti che avrebbero partecipato alla IAW. Ciononostante, il PSF ha volontariamente omesso di citare la partecipazione dei due relatori, entrambi rappresentanti di organizzazioni della Repubblica Islamica dell’Iran. “Questo atteggiamento va espressamente contro l’accordo di rivelare con anticipo i relatori degli eventi” afferma Dodo che, la sera del 20 marzo, ha telefonato personalmente uno dei responsabili del dipartimento di affari studenteschi per informarlo dell’accaduto, ricevendo come risposta la richiesta di inviare alla direzione dell’università un’email contenente tutte le sue preoccupazioni, con la promessa che sarebbero state ascoltate. Nell’email in questione Dodo ha elencato ogni singolo attacco terroristico rivendicato dal PIJ, spiegando come quest’organizzazione abbia etichettato gli ebrei come “nemici da uccidere”, una frase che in un campus universitario può avere un effetto devastante sulle giovani menti coinvolte. La presidentessa del SAUJS ha aspettato a lungo dopo l’invio dell’email ma, tutt’ora, non ha ricevuto alcuna risposta da parte della direzione dell’università.

Daniel Bloch, direttore esecutivo del SAJBD (South African Jewish Board of Deputies), ha contattato a sua volta il vice-cancelliere dell’università, il professor Daya Reddy, con due email: la prima il 20 marzo per impedire che l’incontro con i relatori avvenisse e la seconda la sera dopo, il 21 marzo, esprimendo le proprie preoccupazioni sull’evento avvenuto. Nonostante il Professor Reddy abbia affermato che la questione fosse sotto osservazione, Bloch aspetta ancora una risposta.

I crimini di Hamas e del PIJ

Per aggiungere sale alla ferita l’evento del 20 marzo si è tenuto nello stesso momento in cui, nell’ospedale Ichilov di Tel Aviv, veniva a mancare Israeli Or Eshkar, il cittadino ebreo di 39 anni rimasto ferito da un attacco terrorista del gruppo Hamas.

L’uomo stava recandosi ad un matrimonio con gli amici Rotem Mansano e Michael Osdon quando i tre furono colpiti da una sparatoria architettata dal terrorista islamico Mutaz Salah al-Khawaja. Nonostante Mansano e Osdon siano ora in via di guarigione, Or Eshkar, dopo 11 giorni di eroica lotta per la sopravvivenza all’Ichilov Hospital, si è spento la sera del 20 marzo.

Tragico pensare che in quello stesso momento nell’Università di Città del Capo il PSF stava tenendo una veglia per i martiri, durante la quale alcuni studenti avevano persino coperto i loro volti con le sciarpe mostranti il logo di Hamas, lo stesso gruppo responsabile della morte di Or Eshkar.

“Il SAJBD di Città del Capo è sconvolto da questo evento. Comprendiamo che la responsabilità sia stata nel fallimento del PSF di garantire i 7 giorni di preavviso richiesti per presentare l’identità dei relatori, ma, tuttavia, siamo ancor più delusi del fatto che la direzione del campus abbia scelto di non rispondere alle nostre preoccupazioni e di permettere che l’evento procedesse senza intoppi” spiega la presidentessa del SAJBD di Città del Capo, Adrienne Jacobson.

Jacobson vuole sottolineare come il relatore rappresentante del PIJ, Sharif, sia noto per aver incitato atti di violenza contro Israele e per aver usato termini atroci contro i cittadini ebrei.Il PIJ è tutt’ora la più radicale organizzazione terrorista che opera in Palestina, responsabile di attentati molto violenti (come l’attacco missilistico del 12 novembre), mentre Hamas incita all’omicidio degli ebrei in tutto il mondo.

Entrambe queste organizzazioni sono state giudicate come terroristiche dai governi di molti paesi, tra cui: l’Australia, il Canada, l’Europa, Israele, il Giappone, il Regno Unito e l’America.

L’Università: “Non siamo responsabili”

È impossibile non notare che, nonostante stia continuando a rinnegare le proprie responsabilità, è stata proprio l’Università di Città del Capo che, trascurando il compito di far rispettare i suoi principi a sostegno dei diritti umani, ha permesso al PSF di violarli. Questo, purtroppo, è solo uno dei molti episodi di antisemitismo riscontrati negli ultimi anni nei campus universitari di tutto il mondo.

Rolene Marks, portavoce della Federazione Sionista Sud Africana (SAZF), con l’obiettivo di salvaguardare la vita nei campus universitari ha invitato la direzione dell’Università di Città del Capo ad unirsi nel condannare il comportamento del PSF, volto all’incitamento della discriminazione e annientamento del popolo ebraico.

Nonostante ciò, l’unica risposta della direzione dell’università a riguardo di questo evento è ancora quella che il suo ambasciatore, Elijah Moholola, ha rivolto al South African Jewish Report: “Non siamo responsabili di quali relatori vengano invitati agli eventi ospitati da associazioni studentesche, le quali sono autonome. Tuttavia ricordiamo che l’università non sostiene i punti di vista dei relatori ospitati”.

(Foto: South African Jewish Report)