Svezia-Israele, il gelo continua dopo le dichiarazioni del premier

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di Davide Foa

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Il primo ministro svedese Stefan Lofven

Freddi, gelidi, distanti. Svezia e Israele continuano a malvedersi vicendevolmente, soprattutto per le continue infelici e ambigue dichiarazioni da parte di membri del governo svedese.

Dopo i tanti interventi del ministro degli esteri Margot Wallstrom, anche il primo ministro, Stefan Lofven, ha deciso di dire la sua. E così, intervistato dai media locali, ha dichiarato che i continui accoltellamenti subiti dagli israeliani negli ultimi mesi non sono classificabili come atti di terrorismo.

“Esiste un sistema di classificazione internazionale riguardo ciò che costituisce o meno un attentato terroristico. Per quanto ne so, gli accoltellamenti in Israele non sono definibili come terroristici”, queste le parole di Lofven, intervistato durante una visita alla città di Lulea.

Poche ore dopo l’intervista, Lofven ha deciso di ricontattare l’agenzia di stampa svedese TT, accortosi evidentemente di aver utilizzato parole per lo meno fraintendibili: “volevo dire che non è chiaro se gli attacchi con i coltelli sono organizzati da un gruppo classificabile come organizzazione terroristica. Ciò nonostante, gli attacchi di per sé costituiscono terrorismo.”

Le dichiarazioni di Lofven hanno abbassato ulteriormente le temperature nei rapporti isralo-svedesi, andandosi a sommare ai tanti episodi precedenti di dissidio tra i due paesi.

Neanche una settimana prima, il ministro degli esteri Margot Wallstrom aveva accusato Israele di uccidere gli aggressori palestinesi senza alcun processo, definendo quindi sproporzionata la reazione israeliana agli attacchi subiti.

Le aveva risposto Isaac Bachman, ambasciatore israeliano a Stoccolma: “quando si tratta di combattere il terrorismo, i criteri morali di Israele sono almeno alla pari con quelli  delle altre nazioni occidentali che devono far fronte alle stesse minacce.”

Immediata era stata anche la reazione del ministero degli esteri israeliano, oramai abituato a dover rispondere alle dichiarazioni della Wallstrom: “I cittadini israeliani devono fare i conti con il terrorismo, che viene incentivato da queste irresponsabili e bugiarde dichiarazioni.”

La crisi diplomatica tra Israele e Svezia sembra a questo punto non trovare una via d’uscita; basti considerare che, secondo il ministero degli esteri israeliano, la Svezia è il paese europeo più ostile ad Israele.

Tutto ebbe inizio nell’ottobre del 2014, quando la Svezia riconobbe ufficialmente lo Stato di Palestina. Grande fu la delusione in Israele, tanto che la Wallstrom dovette annullare un viaggio programmato proprio in Israele, per evitare l’evidente clima di tensione.

Da quel momento in poi i rapporti non hanno fatto che peggiorare, sprofondando in una crisi alimentata prima dall’atteggiamento ambiguo della Svezia nei confronti del boicottaggio contro i prodotti israeliani, poi dal silenzio del ministro Wallstrom sulla terza intifada, fino ad arrivare al punto in cui, dovendo commentare gli attacchi di Parigi, il ministro svedese preferì collegarsi al “dramma del popolo palestinese.”