Segnali dalla Turchia

Mondo

La visita di Shimon Peres.
Il presidente d’Israele, Shimon Peres, all’inizio di novembre ha parlato in ebraico (è la prima volta) al Parlamento turco, davanti a 550 deputati che alla fine si sono alzati in piedi per applaudirlo. La novità non è però solo la lingua utilizzata (segnale pur importante) ma anche due punti in particolare del suo discorso. Peres, infatti, accennando all’attesa conferenza di Annapolis, ha espresso qualcosa di più di una speranza che questa possa rilanciare definitivamente il negoziato tra israeliani e palestinesi e non sia un nuovo incontro improduttivo. “In questo momento”, ha detto il presidente israeliano, “Israele può fare la pace con i palestinesi. Annapolis non sarà uno show”.

L’amicizia e la stima verso la Turchia hanno avuto un secondo riconoscimento nel discorso di Peres quando il premier ha fatto un salto nella storia, al lontano 1492, anno dell’espulsione degli ebrei dalla penisola iberica. In quell’occasione l’impero turco, e in particolare il sultano Beyazid II, accolse i profughi con tolleranza e amicizia, diede loro ospitalità e li integrò a pieno nel tessuto politico e sociale dell’impero.
Dunque, questo gesto di Peres nella Turchia odierna, una mano tesa con realismo e amicizia. In attesa che uno spirito di collaborazione analogo possa varcare altri confini dell’area.