Il candidato democratico alle elezioni Usa Joe Biden

L’impatto del discorso del presidente Biden ed il ruolo degli Stati Uniti nella guerra contro Hamas

Mondo

di Anna Balestrieri
Martedì sera, il presidente Joe Biden ha pronunciato un discorso che ha avuto una profonda risonanza su un Israele ferito e scoraggiato. Per molti israeliani, il discorso che stavano aspettando.

Nonostante sia stato deriso da Netanyahu e dai suoi ministri per mesi, così come dal suo rivale, l’ex presidente americano Trump che si fa gioco della sua età e della sua inclinazione a schiacciare pisolini, Biden si è dimostrato per Israele l’amico nel momento del bisogno. Le sue parole testimoniano un’amicizia genuina, chiarezza, dolore, convinzione morale e impegno incrollabile. È stato un discorso di sostegno appassionato che ha risollevato il morale di una nazione in preda all’angoscia.

Il profondo affetto del presidente Biden per Israele affonda le sue radici nella storia. L’ha ricordato lui stesso con accenti appassionati, citando il suo primo incontro con Golda Meir nel 1973  all’esordio della guerra dello Yom Kippur. La reazione di Biden al massacro di Hamas del 7 ottobre è stata energica e determinata.

Lo ha considerato un attacco agli Stati Uniti stessi, tracciando un  parallelo tra Hamas e ISIS, assimilando di fatto la lotta contro Hamas alla guerra globale al terrorismo.

È importante sottolineare che Biden non ha dato a Netanyahu carta bianca: in qualità di Presidente degli Stati Uniti, deve considerare gli interessi geopolitici, le preoccupazioni strategiche e gli impegni globali, soprattutto in Ucraina in senso antirusso. Tuttavia, il presidente Biden ha chiarito che è al fianco di Israele. Due giorni prima del discorso, il segretario alla Difesa Lloyd Austin aveva annunciato l’invio di una forza d’attacco con portaerei nella regione. Questo significativo gesto riafferma l’impegno degli Stati Uniti nei confronti di Israele e funge da deterrente per altri attori, tra cui l’Iran e il suo alleato libanese Hezbollah. Invia inoltre messaggi alla Russia e agli stati arabi del Golfo, sottolineando gli impegni dell’alleanza degli Stati Uniti.

Non ci sono peraltro assegni in bianco. Sebbene il presidente Biden non abbia posto limiti precisi alla portata della risposta di Israele, è improbabile che gli Stati Uniti sosterrebbero una massiccia ritorsione che provocasse ingenti perdite palestinesi. Egitto, Giordania e Arabia Saudita avranno voce in capitolo. È inoltre improbabile che gli Stati Uniti approvino una prolungata operazione di terra israeliana che porti alla rioccupazione di Gaza. Sebbene obiettivi come “smantellamento”, “sradicamento” o “annientamento” di Hamas siano comprensibili, potrebbero richiedere un’operazione di terra radicale, che difficilmente gli Stati Uniti sosterranno incondizionatamente.

In una situazione instabile, gli Stati Uniti cercano certezza e stabilità, pur simpatizzando con la reazione di Israele. Il discorso del presidente Biden è stato un sincero messaggio di sostegno, ma sarà ancora più importante la missione di Blinken, che atterra in queste ore nel paese sconvolto dalla guerra.

Il Segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha riaffermato il sostegno degli Stati Uniti durante una conferenza stampa a Tel Aviv insieme al Primo Ministro Benjamin Netanyahu giovedi 12 ottobre. Netanyahu ha dichiarato: “Proprio come abbiamo sconfitto l’ISIS, anche Hamas sarà sconfitto”.
Blinken ha ribadito il sostegno americano con queste parole: “Il messaggio che voglio trasmettere è il seguente: potreste avere la capacità di difendervi da soli, ma mentre gli Stati Uniti esisteranno, non sarete mai soli”. Blinken ha inoltre sottolineato che il numero delle vittime cittadine statunitensi nei recenti attacchi di Hamas contro Israele è salito a 25. Gli Stati Uniti si stanno adoperando per la creazione di corridoi umanitari per evacuare i civili.