di Nathan Greppi
Dopo la caduta del regime siriano di Bashar Al-Assad, si sono aperte molte incognite sugli effetti a lungo termine di questo evento: se l’Iran e la Russia hanno perso un importante alleato, dall’altro lato il nuovo governo guidato da Abu Muhammad Al-Jolani è ritenuto vicino alla Turchia. Come potrebbero cambiare i rapporti con Israele?
Dopo la caduta del regime siriano di Bashar Al-Assad, si sono aperte molte incognite sugli effetti a lungo termine di questo evento: se l’Iran e la Russia hanno perso un importante alleato, dall’altro lato il nuovo governo guidato da Abu Muhammad Al-Jolani è ritenuto vicino alla Turchia. Senza contare che diversi suoi esponenti, tra cui lo stesso Al-Jolani, hanno un passato nel terrorismo jihadista, tanto che di recente le forze filogovernative hanno fatto strage di civili appartenenti alla minoranza alawita.

Per capire qual è la situazione in Siria, e come potrebbero cambiare i rapporti con Israele, abbiamo intervistato il giornalista siriano Ghassan Ibrahim: nato a Damasco e residente a Londra dal 2002, è il direttore del sito d’informazione Global Arab Network, da lui fondato nel 2006. È stato ospitato come esperto di Medio Oriente su diverse emittenti internazionali, tra cui la BBC, Sky News Arabia, RT, Al-Arabiya e France 24.
In un suo recente video pubblicato su YouTube, sostiene che i jihadisti stanno cercando di influenzare il nuovo corso della Siria. Può spiegarci in che modo?
La Siria è ancora in una situazione instabile, ma i jihadisti vi hanno prosperato da prima ancora del conflitto. Durante la Guerra in Iraq, sotto il regime di Assad numerosi volontari stranieri provenienti da tutto il mondo passavano dalla Siria per andare a combattere in Iraq, e in seguito questi si sarebbero uniti all’ISIS e ad altre organizzazioni simili. Tuttavia, successivamente questi islamisti radicali si sarebbero diffusi dall’Iraq alla Siria.
Come è cambiata la situazione dopo la caduta di Assad?
Coloro che adesso sono al potere, come Al-Sharaa (altro nome di Al-Jolani, ndr), provengono da movimenti jihadisti. Tuttavia, stanno cercando di apparire più moderati perché sanno che devono farlo se vogliono restare al potere.
Hezbollah è stata a lungo coinvolta nella guerra civile siriana al fianco delle truppe di Assad. Come hanno reagito i siriani all’eliminazione di Hassan Nasrallah?
I siriani hanno gioito quando Israele ha schiacciato Nasrallah e il suo partito. Per capire il perché, occorre ricordare che la maggioranza dei siriani è sunnita, mentre la dinastia alawita degli Assad era sostenuta dagli sciiti. C’è da dire che un tempo musulmani, cristiani ed ebrei convivevano pacificamente in Siria. Le cose sono cambiate con l’arrivo del nazionalismo arabo, che ha istigato l’odio contro gli ebrei.
Come vedono invece la guerra tra Israele e Hamas scoppiata dopo il 7 ottobre?
Per molto tempo i siriani hanno creduto alla propaganda filopalestinese, per cui Israele era visto come il nemico. Ma oggi, dopo la caduta di Assad, la maggior parte di loro non vuole più guerre.
Al-Jolani è considerato assai vicino alla Turchia. Sotto di lui, come pensa che si evolveranno nel lungo periodo i rapporti tra la Siria e Israele?
Dopo tanti anni di guerra, il popolo siriano vuole solo vivere in pace con i suoi vicini. La gente vuole prima di tutto una de-escalation. Nessuno vuole andare in guerra contro Israele, e credo che in futuro ci sarà una normalizzazione delle relazioni tra la Siria e Israele, ma solo nel lungo termine. Prima occorre stabilizzare la situazione interna in Siria, e solo dopo si potrebbe pensare a dei negoziati.
(Foto in alto di Abd Alrhman Al Darra / Pexels)