Digitalizzare i diari di Joseph Mengele? Forse…

Mondo

L’appello di Roberto Malini per la digitalizzazione delle pagine dei diari di Joseph Mengele è stato accolto. Con una nota diramata in Italia dall’associazione Italia-Israele di Vercelli, il presidente della casa d’aste “Alexander Autographs” Bill Panagoupulos, ha detto di comprendere le ragioni di tale richiesta e di condividerle. Tuttavia, scrive Panagoupulos, non abbiamo il diritto di effettuare copie dei diari e distribuirle ad istituzione, neanche per una causa onorevole”. Il proprietario non desidera donare copie dei diari poichè conosce il loro valore economico”.
Nel comunicato dell’Associazione Italia-Israele, si da conto anche della notizia di un probabile acquirente dei diari, ovvero una non meglio specificata “istituzione di ricerca sull’Olocausto, molto attiva nella caccia ai suoi perpetratori”.
Wolf Murmelstein, testimone e storico della Shoah, è intervenuto a sua volta sulla questione. Pur comprendendo i problemi legali e di proprietà dei documenti citati da Panagopulos, ha dichiarato, “ritengo che un magistrato possa indurre il proprietario del materiale a consegnarne copia alle autorità federali”, in quanto contengono informazioni non solo sulla vita di Mengele, ma anche sulle attività dei criminali neonazisti che l’hanno protetto mentre si trovava in Brasile.  La verifica da parte delle autorità, ha prontamente risposto Panagopulos, è stata fatta ma senza risultati, poiche dalle carte emergerebbe che Mengele sia morto solo e in povertà, e che l’unico aiuto ricevuto mentre si trovava in Brasile sia stato soltanto quello dei suoi famigliari.
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Quattromila pagine di diario, e poi lettere, appunti alcuni dipinti e disegni, il tutto opera del medico e ufficiale nazista Joseph Mengele, l’angelo della morte di Auschwitz – come era soprannominato.
Tutto ciò sarà messo all’asta negli Stati Uniti, nel Connecticut, dalla casa d’aste Alexander Autographs, giovedì 21 luglio.

I diari risalgono agli anni compresi fra il 1960 e il 1975, ovvero al periodo in cui Mengele si trovava in Sudamerica, fra Argentina, Paraguay e Brasile, dove si era rifugiato subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale per sfuggire al processo per crimini contro l’umanità.

La Alexander Autographs prevede di poter ricavare dalla vendita dei diari di Mengele circa 400.000 dollari; il presidente della casa, Bill Panagoupulos, non ha voluto rivelare il nome del proprietario, che vice in Brasile, ma assicura che non si tratta di un discendente del medico nazista.
Numerose pagine sono già state acquistate, sempre durante un’asta, più di un anno fa dal Centro Simon Wiesenthal; ma il 95% dei materiale è inedito, afferma Bill Panagoupulos.

Alla notizia della vendita, Roberto Malini, storico dell’Olocausto, ha scritto al presidente della casa d’aste americane avanzando una richiesta: che i responsabili della vendita in accordo con il proprietario, procedano alla completa digitalizzazione dei diari e del resto dei documenti di Mengele. “Caro Bill Panagoupulos,” ha scritto Malini nella sua lettera a Panagoupolos, “ho letto le sue dichiarazioni sulla stampa americana, che dimostrano come lei si mantenga attento ai valori della memoria di milioni di esseri umani assassinati nei luoghi di sterminio nazisti, nonostante gli importanti interessi economici in gioco. Ecco perché le chiedo di provvedere alla realizzazione di copie su carta e microfilm di tutto il materiale all’incanto, affinché il suo contenuto sia consegnato agli studiosi e a coloro che mantengono vivo il ricordo dell’Olocausto. Il business è importante, ma in questo caso l’attenzione di tutti noi deve concentrarsi anche su valori che trascendono l’interesse di pochi, riguardando l’intera umanità. Una volta create le copie fedeli, le chiedo di consegnarle al Centro Wiesenthal e al Museo Yad Vashem di Gerusalemme. Questa semplice operazione avrà un costo di pochi dollari, ma un significato inestimabile di portata universale”.