Gli “eminenti europei” e il processo di pace fra Israele e Palestina

Mondo

Il quotidiano francese Le Monde il 25 aprile scorso ha pubblicato una lettera congiunta di un “gruppo di eminenti personalità” a proposito del rilancio del processo di pace, fra i quali spicca il nome anche del nostro Giuliano Amato, insieme a quelli di Lionel Jospin, Miguel Moratinos e Javier Solana. Una lettera determinata, in alcuni punti anche molto dura con Israele, inviata a Catherine Ashton, Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza per l’Unione europea e, attraverso di essa, al Consiglio dei ministri europeo, nella quale il Gruppo chiede che l’Europa prenda le redini del processo di pace, poichè, scrivono, gli Stati Uniti finora hanno dimostrato di essere incapaci di condurre il gioco in maniera equa. Ma soprattutto, affermano ancora, perchè “le generazioni future non ci perdoneranno di non aver preso alcuna iniziativa contro la negazione del diritto del popolo palestinese all’autodeterminazione”.

Il testo della lettera:

Il nostro Gruppo europeo di eminenti personalità sul processo di pace in Medio Oriente esprime la sua preoccupazione per la prospettiva di un sempre più improbabile accordo che faccia di Israele e Palestina due stati separati, sovrani e pacifici. Composto da ex presidenti, primi ministri, ministri e capi di stati dei paesi membri dell’Unione Europea , il Gruppo di eminenti personalità è determinato a unire i propri sforzi in vista di una soluzione duratura del conflitto israelo-palestinese.E ‘con disappunto crescente che da cinque anni constatiamo l’incapacità delle parti coinvolte di impegnarsi in una discussione costruttiva e l’incapacità della comunità internazionale, guidata dagli Stati Uniti e / o dall’Europa, di promuovere una tale discussione. Deploriamo la violazione dei diritti umani nei territori occupati, a scapito sia della sicurezza e stabilità israeliana, obiettivi centrali di tutto il processo, sia dei diritti e degli interessi legittimi del popolo palestinese. Nel corso della sua visita, nel mese di marzo, e in particolare nel suo discorso ai giovani israeliani, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha evocato alcune di queste preoccupazioni.  Tuttavia, non ha dato alcuna indicazione circa i passi da compiere per porre rimedio a questa situazione e si è limitato a fare appello alla ripresa dei colloqui tra Israele e la Cisgiordania, come parte del processo di Oslo, un processo che è spirato ormai da tempo. Ci rivolgiamo quindi a Catherine Ashton , Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza per l’Unione europea e, attraverso di essa, al Consiglio dei ministri, affinchè prendano atto del fatto che il processo di pace definito dagli accordi di Oslo ha raggiunto i suoi limiti.
Oggi ci troviamo in una situazione di stallo politico: alla luce dell’instabilità della regione e dell’amarezza causata dalle deplorevoli condizioni di occupazione, la situazione si è fatta insostenibile. La preoccupazione che l’Unione europea ha manifestato attraverso una serie di dichiarazioni e, in particolare, nelle conclusioni del Consiglio europeo del 14 maggio 2012, non sono state seguite da alcuna azione concreta.

La stagnazione attuale non è nelle aspirazioni nè dei palestinesi né degli israeliani, né degli interessi dell’Unione europea formulati in queste conclusioni e in altri documenti simili. Dobbiamo riconoscere che la politica dei paesi occidentali non fa che aggravare l’occupazione. L’Autorità palestinese deve poter contare sull’aiuto di Israele in materia di sicurezza  e dell’Occidente in materia di finanziamenti. L’incapacità di far  vedere una speranza per l’autodeterminazione del popolo palestinese, rende l’AP poco credibile agli occhi del suo elettorato. L’espansione degli insediamenti, anche a Gerusalemme Est, e il controllo israeliano sui Territori occupati, in violazione del diritto internazionale, testimoniano la negazione dei diritti territoriali palestinesi. Concludiamo che è necessario un nuovo approccio. L’instabilità della regione è tale che sarebbe estremamente pericoloso restare indifferenti a un problema così esplosivo. Alla luce dei recenti avvenimenti, deve essere applicata una politica realistica ma energica secondo le seguenti deliberazioni:

– insistere sulla necessità di una soluzione a due stati, la sola che possa garantire ai soggetti coinvolti e ai loro vicini una pace e una sicurezza duratura, la sola riconosciuta come giusta ed equa dalle risoluzioni delle Nazioni Unite;- Riconoscere formalmente che i territori palestinesi sono tutt’oggi in stato di occupazione e che in base al diritto internazionale, la responsabilità ricade sull’occupante;
– affermare che gli insediamenti israeliani, al di là dei confini del 1967, sono illegali, che la loro espansione deve cessare e che in nessun modo potranno essere utilizzati come punto di partenza per futuri negoziati;
– ricordare che tutte le organizzazioni politiche rappresentative potendo legittimamente pretendere di partecipare ai negoziati pretesa, dovranno astenersi dal ricorrere alla violenza al di fuori delle norme stabilite dalle Nazioni Unite;- favorire la creazione di una rappresentanza palestinese unificata, che comprenda la Cisgiordania e Gaza, senza la quale rappresentanza la pace non potrà avere successo, e la cui assenza è una scusa per non agire;-  richiamare a una riforma dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP) e dei principali partiti non-violenti che esprimono la volontà della popolazione palestinese in Cisgiordania e Gaza;
– intraprendere operazioni umanitarie e garantire il rispetto dei diritti umani in Cisgiordania e Gaza sotto il controllo delle Nazioni Unite, e ciò qualunque sia lo stato di avanzamento dei negoziati di pace;
– riconsiderare il piano di finanziamento per la Palestina affinchè l’Autorità palestinese non sia più dipendente dal capitale ostile al processo di pace;
– ritornare ai confini del 1967 come punto di partenza di una soluzione a due Stati, assicurando di distinguere chiaramente le rivendicazioni israeliane legittime (nel quadro dei confini del 1967) e le violazioni del diritto internazionale nei territori occupati;
– mostrare  che al di là dell’ assistenza finanziaria, l’UE è pronta a assumere un ruolo politico e ad impegnarsi in un dialogo strategico con i palestinesi.

Nel corso degli anni, l’Unione non ha mancato di fornire le sue raccomandazioni. Perciò, di fronte a una situazione di stallo sempre più pericolosa, la sua inattività va contro il più elementare buon senso.  I leader europei non possono rimettersi all’infinito ad un eventuale intervento americano: gli Stati Uniti non hanno forse ripetutamente dimostrato la loro incapacità di riconoscere e promuovere la parità tra israeliani e palestinesi nella negoziazione di un accordo che rispetti le risoluzioni delle Nazioni Unite? Le generazioni future non ci perdoneranno per aver lasciato il conflitto impantarsi e, soprattutto, di non aver preso alcuna iniziativa contro la negazione del diritto del popolo palestinese all’autodeterminazione. Nell’interesse delle Nazioni Unite, è imperativo che il Consiglio dei ministri e Catherine Ashton intevengano al più presto per porre rimedio a questa situazione intollerabile.

Firmatari:

Giuliano Amato, ex presidente del Consiglio italiano,
Frans Andriessen, ex vice-presidente della Commissione europea,
Laurens Jan Brinkhorst, ex vice primo ministro olandese, John Bruton, ex primo ministro irlandese,
Benita Ferrero-Waldner, ex commissario europeo ed ex ministro Affari Esteri austriaco, Teresa Patricio Gouveia, ex ministro degli Esteri portoghese,
Jeremy Greenstock, ex ambasciatore britannico alle Nazioni Unite e il Vice Presidente del Gruppo di eminenti personalità,
Lena Hjelm-Wallen, svedese ex vice primo ministro,
Wolfgang Ischinger l’ex segretario di Stato tedesco per gli Affari esteri e Vice-Presidente del Gruppo di eminenti personalità,
Lionel Jospin, ex primo ministro francese,Miguel Moratinos, ex ministro degli Esteri spagnolo,
Ruprecht Polenz, ex presidente della commissione affari esteri Bundestag,
Michel Rocard, ex primo ministro francese,
Pierre Schori, ex Vice Ministro degli Esteri svedese,
Javier Solana, ex Alto Rappresentante e l’ex segretario generale della NATO,
Peter Sutherland, ex commissario europeo per l’Agricoltura,
Andreas van Agt, primo ministro olandese,
Hans van den Broek, ex ministro degli esteri olandese ed ex commissario europeo per le Relazioni esterne,
Hubert Vedrine, ex ministro degli esteri francese e Vice Presidente del Gruppo di eminenti personalità,
Vaira Vike-Freiberga , ex presidente della Lettonia.