Armenia-Israele. Crisi sui droni israeliani utilizzati dall’Azerbaigian

Mondo

di Paolo Castellano

Il 2 ottobre, l’Armenia ha richiamato il suo ambasciatore da Tel Aviv, Armen Smbatyan, per avviare una consultazione con Israele sulle armi fornite all’Azerbaigian.

La mossa politica dello Stato armeno rappresenta un atto di protesta contro la vendita delle armi israeliane allo Stato azero. Da circa una settimana, l’Armenia e l’Azerbaigian stanno combattendo lungo il confine per stabilire la giurisdizione di un territorio conteso. Lo scontro ha subito un’escalation dopo l’intervento militare della Turchia a supporto dell’esercito azero.

Anna Naghdalyan, portavoce del Ministero degli Esteri dell’Armenia, ha criticato aspramente il governo israeliano: «Il modo di lavorare di Israele è inaccettabile. Il ministero deve richiamare il suo ambasciatore in Israele».

Come riporta il sito israeliano DEBKAfile specializzato in notizie di intelligence soprattutto riguardanti il Medioriente, il ritiro dell’ambasciatore armeno ha provocato dispiacere al governo d’Israele. Il Ministero degli Esteri ha dichiarato di essere rammaricato per la decisione dell’Armenia, sottolineando che Israele considera importanti le relazioni con lo Stato caucasico.

– Leggi anche: Diaspora, ebrei e armeni a confronto in un incontro a tre voci alla Giornata Europea della Cultura Ebraica

«Israele attribuisce importanza alle relazioni con l’Armenia e in questa cornice considera l’ambasciata armena in Israele come uno strumento per incoraggiarle a beneficio di entrambi i popoli», ha sottolineato il governo israeliano, lo riporta l’Agenzia Nova.

Il consigliere presidenziale azero Hikmat Hajiyev ha dichiarato di aver impiegato “alcuni” droni di fabbricazione israeliana nei combattimenti contro l’esercito armeno.

I militari azeri hanno infatti elogiato “l’effetto devastante” dei droni made in Israel. Secondo le stime dello Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI), lo Stato di Israele ha venduto armi all’Azerbaigian per un valore di circa 825 milioni di dollari tra il 2006 e il 2019. Le forniture militari comprendevano: droni, munizioni mobili, missili anticarro e un sistema missilistico terra-aria.

La crisi tra Gerusalemme ed Erevan nasce dall’intensificazione dei combattimenti per il predominio sulla regione separatista Nagorno-Karabach. Stati Uniti, Francia e Russia hanno chiesto all’Armenia e all’Azerbaigian di cessare le ostilità.