Victor Fadlun, presidente Comunità ebraica di Roma

“Percepiamo uno sdoganamento dell’antisemitismo”: i timori degli ebrei all’ombra del Colosseo

Italia

di Nathan Greppi
Nel corso dell’ultimo periodo, in molte capitali europee si sono moltiplicati gli episodi di antisemitismo, dopo i massacri compiuti da Hamas il 7 ottobre e la conseguente reazione israeliana. Sfortunatamente, Roma non fa eccezione a questa tendenza: oltre alle manifestazioni antisraeliane alla Sapienza e in altri atenei della Capitale, vi sono stati anche i casi delle pietre d’inciampo bruciate e delle svastiche equiparate al Magen David, dipinte appena fuori dalla zona del ghetto.

A riportare l’aria che si sta respirando lungo il Tevere, il Presidente della Comunità Ebraica di Roma Victor Fadlun, che racconta come gli ebrei romani si sentono questo periodo.

Come stanno vivendo gli ebrei romani la situazione dopo il 7 ottobre?

Con piena partecipazione e preoccupazione per le vicende accadute. Siamo di fronte a un grave pogrom, avvenuto con modalità inaudite. Compiuto in Israele, e documentato dai miliziani stessi. Questo pogrom è figlio di un profondo odio antiebraico. Anche la turpe circostanza che i sopravvissuti siano stati rapiti risponde ad una inedita modalità esecutiva degli attentati, che è tremenda.

Cos’avete pensato nel vedere delle svastiche alle porte del quartiere ebraico?

Associare la stella di Davide con la svastica nazista vuol dire apparentare le vittime ai carnefici; significa non riconoscere alle vittime alcuna dignità, e in definitiva disconoscere il diritto di Israele a esistere. Israele che è, va ricordato, l’unico baluardo di democrazia di tutto il Medioriente.

Come è cambiata la percezione dell’antisemitismo a Roma nell’ultimo mese?

Negli ultimi tempi sembra di percepire uno sdoganamento dell’antisemitismo. Alcuni concetti prima erano irriferibili, mentre oggi se ne fa largo e disinvolto uso. Esistono però dei limiti precisi a queste storture: nella definizione di antisemitismo approvata dall’IHRA, l’equiparazione di Israele al nazismo, così come negare il diritto all’autodeterminazione di Israele, sono definiti quali manifestazioni di oggettivo antisemitismo. Dobbiamo essere vigili e combattere questi fenomeni di rigurgito antisemita.

Come giudicate l’approccio da parte dello Stato, delle istituzioni e della società civile?

Abbiamo apprezzato e siamo stati confortati dalla ferma condanna dell’attacco disumano del 7 ottobre da parte della politica e della società civile italiana. Purtroppo, successivamente alla reazione militare di Israele, una parte rilevante dell’opinione pubblica e dei mezzi di comunicazione ha preso le parti di Hamas. Questo è assurdo e deprecabile, e ci lascia sgomenti: in Italia c’è chi si augura l’affermazione di un califfato medievale in Israele, a 3 ore di aereo da Roma. Così si stravolge la semplice verità: Israele sta reagendo per difendere la propria popolazione. Il suo obiettivo sono i terroristi di Hamas, mentre per questi ultimi l’obiettivo primario è quello di colpire i civili e assassinare quanti più ebrei e israeliani possibile.

Il 25 ottobre avete accolto i familiari degli ostaggi al Tempio Maggiore. State preparando altre iniziative di solidarietà?

L’accoglienza alle famiglie delle vittime e degli ostaggi israeliani del 7 ottobre è stata un momento di grande partecipazione e commozione per la nostra Comunità. Sono in programma a breve altre iniziative, e siamo molto attivi nel sostenere il punto di vista di Israele, il suo diritto all’autodeterminazione e a proteggere e tutelare i propri cittadini.