L’ambasciatore di Israele Alon Bar protesta contro la campagna ProPal a Sanremo

Italia

di Redazione

«Ritengo vergognoso che il palco del Festival di Sanremo sia stato sfruttato per diffondere odio e provocazioni in modo superficiale e irresponsabile.
Nella strage del 7 ottobre, tra le 1200 vittime, c’erano oltre 360 giovani trucidati e violentati nel corso del Nova Music Festival. Altri 40 di loro, sono stati rapiti e si trovano ancora nelle mani dei terroristi insieme ad altre decine di ostaggi israeliani. Il Festival di Sanremo avrebbe potuto esprimere loro solidarietà. È un peccato che questo non sia accaduto». Le parole dell’ambasciatore di Israele a Roma Alon Bar, diffuse dal suo profilo X, riflettono un sentimento condiviso da molti.

 

Qualche ora di svago per seguire la canzone italiana nel momento più nazional-popolare del Bel Paese: gli ebrei italiani – e non solo –  che speravano di ritagliarsi questo tempo, in un periodo ormai davvero lungo di angoscia e preoccupazione per la guerra tra Israele e Hamas, scatenata dall’attacco palestinese del 7 ottobre, sono rimasti delusi.

Dal palco Ghali, il rapper di origine tunisina molto amato e seguito dai giovani, ha inserito nella sua canzone  Casa mia (prima o dopo il 7 ottobre non è dato sapere, perché i testi sono stati presentati prima, ma potevano essere modificati fino al 24 novembre)  un passaggio che recita: «Ma, come fate a dire che qui è tutto normale / Per tracciare un confine / Con linee immaginarie bombardate un ospedale / Per un pezzo di terra o per un pezzo di pane / Non c’è mai pace».  Ora, il testo poteva apparire abbastanza “ecumenico” perché Hamas ha bombardato più volte gli ospedali israeliani, come quello di Ashkelon (clicca QUI)  mentre Israele non ha risparmiato le strutture ospedaliere a Gaza quando ha avuto la certezza che fossero state trasformate in depositi di armi e basi logistiche dai terroristi di Hamas. Ma dopo l’ultima esibizione della serata finale Ghali ha espresso più chiaramente il suo pensiero: “Stop al genocidio”, sposando così una tesi falsa e fuorviante che, come ha sottolineato l’Ambasciatore, semina odio contro Israele e gli ebrei in genere. E la sua preoccupazione è dimostrata dalle centinaia di commenti che sui social applaudono Ghali per il suo “coraggio”.

Ma ci sono stati anche altri episodi: durante l’esibizione del rapper Tedua sulla nave da crociera “contropalco” dell’Ariston, è apparsa una bandiera palestinese tra il pubblico. Nel corso delle cinque serate del festival, diversi gli appelli per la “pace” lanciati dal palco. Se Eros Ramazzotti ha fatto un accenno ai “500.000 bambini nel Mondo vittime di guerra”, Dargen D’Amico è apparso ondivago, chiedendo la prima sera il “cessate il fuoco” in Medio Oriente, poi la seconda sera si è tirato indietro dicendo di non volersi esprimere su questioni politiche, per poi ripensarci ancora nella serata finale quando – forse dopo aver visto il sostegno incassato da Ghali per il suo “coraggio” – ha di nuovo declamato “In questo momento dall’altra parte del Mediterraneo ci sono bambini buttati sul pavimento, perché negli ospedali non ci sono più barelle, bambini mutilati, operati a luce dei cellulari senza anestesia. Se abbiamo il coraggio di voltarci dall’altra parte usiamo quel coraggio per imporre un cessate il fuoco. Cessate il fuoco, per favore. Cessate il fuoco”.

Tutto ciò nel silenzio più totale del conduttore Amadeus che, visto l’andazzo ProPal a senso unico preso dal suo spettacolo, avrebbe potuto almeno esprimere una parola di cordoglio per i giovani del Nova Festival e per il rilascio degli ostaggi israeliani ancora nelle mani di Hamas.

Anche il presidente della Comunità milanese Walker Meghnagi era intervenuto con una nota dopo la prima serata del Festival di Sanremo: «Ieri sera al Festival di Sanremo – scrive Meghnagi  -, uno spettacolo che dovrebbe unire gli italiani, è andata in scena un’esibizione che ha ferito molti spettatori. Ghali ha proposto una canzone per gli abitanti di Gaza, ma a differenza di Ghali non possiamo dimenticare che questa terribile guerra è il prodotto di quanto successo il 7 ottobre».

 

Anche nel dopofestival da Mara Venier, domenica 11 febbraio, Ghali ha ripetuto, sollecitato a commentare le parole dell’Ambasciatore israeliano, “Stop al genocidio”. Applausi del pubblico.