Un attacco senza precedenti alla scienza israeliana: il Weizmann Institute colpito da missili iraniani 

Israele

di Anna Balestrieri

 

Le immagini della devastazione di edifici e laboratori: clicca QUI 

Il conflitto esploso la scorsa settimana, con attacchi di droni e missili israeliani che hanno distrutto strutture nucleari e ucciso alti funzionari e scienziati in Iran e la risposta violenta del regime degli ayatollah, ha avuto una conseguenza devastante anche sul fronte scientifico: danni irreparabili al prestigioso Istituto Weizmann di Scienze a Rehovot, colpito da missili iraniani il 15 giugno.

Due edifici chiave sono stati gravemente danneggiati: uno destinato ai laboratori di chimica e scienze dei materiali, che avrebbe dovuto essere inaugurato quest’anno, e un altro già operativo, dedicato alla biologia e alle scienze computazionali. Centinaia di scienziati hanno perso anni di lavoro in poche ore.

Danni estesi e incendi: le testimonianze dal campo

Secondo quanto riportato da YnetNews il 16 giugno, il missile balistico iraniano ha colpito in prossimità del Weizmann Institute, provocando incendi e gravi danni strutturali. Immagini satellitari e video amatoriali mostrano almeno un edificio laboratorio avvolto dalle fiamme. Il dottorando italiano Alan Monziani, residente nei dormitori del campus, ha raccontato al New York Times: “È difficile dire se si sia trattato di un impatto diretto o di schegge, ma il vetro era in frantumi e c’erano fiamme ovunque.”

Nonostante la portata dell’esplosione, nessun ferito è stato registrato all’interno del campus, ma 37 persone sono rimaste ferite a Rehovot. Il Weizmann ha confermato che più edifici sono stati colpiti e ha annunciato di essere in costante contatto con le autorità di emergenza per garantire la sicurezza di personale, studenti e infrastrutture. L’istituto ha anche sottolineato che tutte le misure di protezione necessarie sono state attivate immediatamente.

Nessuna vittima, ma laboratori distrutti

“È chiaro che siamo un bersaglio”, ha dichiarato il fisico Roee Ozeri, vicepresidente per lo sviluppo e la comunicazione dell’Istituto. Fortunatamente, non si registrano feriti tra le oltre 500 persone presenti nei dormitori del campus. Tuttavia, tutti i visitatori sono stati evacuati in hotel e il campus è attualmente chiuso.

Nonostante la sua specializzazione nelle scienze della vita, il Weizmann collabora anche con l’esercito israeliano su progetti legati a informatica, energia e medicina, il che potrebbe averlo reso un obiettivo militare. Paradossalmente, la maggior parte dei laboratori colpiti erano impegnati nella ricerca contro il cancro.

La notte dell’attacco: fuga nei rifugi e devastazione

La biologa Ruth Scherz-Shouval ha raccontato il momento in cui, alle 3:30 del mattino, lei e la sua famiglia sono corsi scalzi in un rifugio dopo aver sentito le sirene. “Un’esplosione enorme, un suono mai sentito prima”, ricorda.

Il suo laboratorio ha subito pochi danni, ma per molti colleghi la situazione è stata drammatica. Il neuroscienziato Oren Schuldiner afferma: “Il mio laboratorio è completamente distrutto. Non c’è nulla da salvare”. Tra le perdite più gravi, oltre 2000 linee transgeniche di Drosophila, materiale prezioso che richiederà anni per essere ricostruito.

La corsa per salvare ciò che resta

Subito dopo l’attacco, i ricercatori si sono mobilitati per salvare campioni, congelatori e attrezzature. Scherz-Shouval racconta di aver ricevuto telefonate da altri laboratori in cerca di contenitori di ghiaccio e materiali di conservazione. Molti scienziati si sono uniti per trasportare frigoriferi da edifici danneggiati a zone ancora operative.

Schuldiner ha lanciato un appello sui social: “Se avete ricevuto materiale dal mio laboratorio negli ultimi 16 anni, vi prego di conservarlo al sicuro”. Nel frattempo, l’istituto sta già riorganizzando gli spazi per permettere ai ricercatori sfollati di proseguire il lavoro.

Scienziati tra resilienza e disillusione politica

Oren Schuldiner pensa di ricostruire il suo laboratorio al Weizmann, ma confessa di essere scoraggiato dalla situazione politica in Israele. Da anni partecipa alle proteste contro il governo Netanyahu e più di recente contro la guerra a Gaza. “La mia decisione di restare dipenderà più dal tipo di governo che dalla paura di un altro missile”.

Scherz-Shouval, invece, spera solo nella fine del conflitto: “Voglio restare qui. Questo è il mio posto”.

Un colpo al cuore dell’eccellenza scientifica israeliana

Il valore dell’edificio distrutto si stima tra 50 e 100 milioni di dollari, una cifra che riflette non solo l’infrastruttura ma anche le attrezzature sofisticate e i materiali di ricerca accumulati in decenni di lavoro. Secondo alcuni esperti, i laboratori scientifici sono tra le strutture più costose da ricostruire, secondi solo agli ospedali.

“Il danno ad alcuni laboratori è catastrofico”, ha detto il professor Sarel Fleishman. “Anni di ricerche, diagnosi e sviluppo di farmaci sono andati persi. È un colpo non solo all’infrastruttura, ma anche alla memoria scientifica”.

Istituzioni accademiche sotto attacco

Anche l’istituto Technion a Haifa è stato sfiorato da un missile. Le università israeliane stanno ora valutando misure di sicurezza straordinarie, compresi backup digitali estesi.

Secondo Daniel Haimovich, presidente dell’Università Ben-Gurion e capo del Consiglio dei Presidenti Universitari: “Nessuna ricerca vale la vita di uno studente o di un ricercatore. E ora sappiamo che non c’è più distinzione tra obiettivi civili e militari”.

Haimovich ha aggiunto che la perdita dei laboratori oncologici del Weizmann è un danno irrecuperabile: “Non sapremo mai quale cura potenziale abbiamo perso. Il costo umano è incalcolabile”.

Laboratori d’eccellenza cancellati

Secondo quanto riportato dal Jerusalem Post il 17 giugno, i missili iraniani hanno distrutto completamente il laboratorio del prof. Eldad Tzahor, uno dei massimi esperti mondiali di medicina rigenerativa cardiaca. Tzahor ha dichiarato che “non è rimasto nulla da salvare”, ma ha anche affermato: “Rigenereremo. Ricostruiremo. Continueremo.” Il suo laboratorio studiava meccanismi cellulari per preparare cuori giovani sani a reagire a infarti futuri, una frontiera della medicina preventiva.

Anche la dr.ssa Leeat Yankielowicz-Keren, ricercatrice oncologica con un team di 12 scienziati, ha perso tutti i campioni tumorali raccolti in cinque anni da pazienti di Israele, Stati Uniti, Francia e Svizzera. “Gli strumenti si possono sostituire. I campioni, no”, ha detto, parlando di una perdita scientifica irrecuperabile. Entrambi i ricercatori hanno comunque confermato di aver già iniziato la ricostruzione, con il supporto dell’amministrazione dell’istituto e la solidarietà di colleghi da tutto il mondo.