Tornano i corpi di altri quattro ostaggi israeliani uccisi durante la prigionia di Hamas (stavolta senza parate)

Israele
di Anna Balestrieri 
Tsachi Idan, Ohad Yahalomi, Shlomo Mantzur eItzhak Elgarat, sono stati presi in ostaggio da Hamas il 7 ottobre 2023 e uccisi durante la prigionia. Mercoledì notte, i loro corpi sono stati restituiti a Israele (nella foto da sinistra in alto).
Nella notte la Croce Rossa ha consegnato i corpi e ha avuto inizio il processo di identificazione, che, utilizzando un processo rapido che non prevede test del DNA, ha confermato le identità dei quattro. La consegna è avvenuta senza la spettacolarizzazione che Hamas ha usato per le consegne precedenti, l’ultima delle quali – quella di Shiri Bibas e i due figli e di Oded Lifshitz – aveva provocato critiche anche dall’Onu.

Si è conclusa così la prima fase dell’accordo di tregua fra Israele e Hamas.

Lo scambio di ostaggi e prigionieri palestinesi 

 

Israele e Hamas hanno concordato lo scambio di prigionieri palestinesi in cambio dei corpi dei quattro ostaggi. Con questo trasferimento, il numero di ostaggi ancora trattenuti a Gaza scende a 59, di cui 35 già dichiarati deceduti.

Le storie degli ostaggi

Itzhak Elgarat
Il 68enne Itzhak “Itzik” Elgarat, residente nel kibbutz Nir Oz, cercò disperatamente di tenere chiusa la porta del suo rifugio quando i terroristi attaccarono il 7 ottobre 2023. Colpito alla mano da un proiettile, riuscì a chiamare suo fratello Danny per farsi guidare nell’applicazione di un laccio emostatico. “Danny, questa è la fine,” furono le sue ultime parole prima che la linea si interrompesse.
Danny Elgarat è diventato uno dei volti principali del movimento di protesta per il rilascio degli ostaggi, criticando apertamente il governo Netanyahu per la gestione della crisi.
Itzik, cittadino danese, aveva due figli che vivono in Danimarca.
Tsachi Idan
Nato e cresciuto nel kibbutz Nahal Oz, Tsachi Idan vi viveva con sua moglie Gali e i loro quattro figli. Il 7 ottobre, quando i terroristi irruppero nella loro casa, sua figlia Maayan fu uccisa davanti a lui. Tsachi fu rapito e portato a Gaza.
La sua famiglia ricevette notizie su di lui dai primi ostaggi rilasciati nel novembre 2023, ma in seguito Hamas dichiarò che era morto in un bombardamento israeliano, sebbene la notizia non sia mai stata verificata.
Ad aprile, i suoi amici hanno organizzato un evento per il suo 50° compleanno, sperando ancora nel suo ritorno.
Ohad Yahalomi
Guardaparco e cuoco appassionato, Ohad Yahalomi viveva con la moglie Batsheva e i loro tre figli nel kibbutz Nir Oz. Quando il 7 ottobre iniziarono gli attacchi, si armò per difendere la famiglia, ma fu ferito e portato a Gaza insieme al figlio Eitan, di 13 anni.
Batsheva e le due figlie riuscirono a fuggire, mentre Eitan rimase in prigionia per 51 giorni, subendo abusi fisici e psicologici prima di essere rilasciato nel primo accordo di cessate il fuoco.
Un video pubblicato a gennaio mostrava Ohad ferito e senza cure adeguate. A marzo, sua moglie ha scritto una lettera pubblica esprimendo la speranza di riabbracciarlo.
Shlomo Mantzur
Nato nel 1938 in Iraq, Shlomo Mantzur è stato il più anziano tra gli ostaggi. Sopravvissuto al Farhud, il pogrom antiebraico di Baghdad del 1941, aveva co-fondato il kibbutz Kissufim, dove visse per tutta la vita.
Fu rapito il 7 ottobre e portato via a bordo della sua stessa auto dai terroristi di Hamas. Solo due settimane fa l’IDF ha confermato la sua morte, dopo 16 mesi di incertezza.
“Per noi, Shlomo era molto più di un membro della comunità. Era un padre, un nonno e il cuore pulsante del kibbutz,” hanno dichiarato i residenti.
Il Presidente israeliano Isaac Herzog ha lodato la famiglia di Shlomo per la loro lotta nel riportarlo a casa e ha promesso che sarà sepolto con onore in Israele.