Noa Argamani parla all’Onu dei 63 ostaggi ancora a Gaza: «Le nostre vite non possono andare avanti senza di loro»

Israele

di Michael Soncin
L’ex ostaggio Noa Argamani è diventata una delle persone simbolo del 7 ottobre 2023. Liberata nel giugno 2024, dopo essere stata prigioniera di Hamas a Gaza, è intervenuta al Consiglio di sicurezza dell’Onu: durante il suo discorso ha voluto sensibilizzare la liberazione delle 63 persone che sono ancora nelle mani dei terroristi.

 

«Sono stata rapita dai terroristi di Hamas il 7 ottobre mentre ero al Nova Festival, con il mio compagno Avinatan Or. Siamo stati portati via con la forza a Gaza e abbandonati nella paura più totale, vivendo un incubo». Queste le parole che Noa Argamani ha pronunciato, mentre mostrava una foto del suo compagno, davanti al Consiglio di sicurezza dell’Onu il 25 febbraio, a cui ha raccontato la sua esperienza di persona rapita il 7 ottobre 2023 dal Nova festival con il suo compagno, ancora in ostaggio a Gaza.

«Dopo 8 mesi di prigionia, sono stata salvata dai soldati israeliani. Essere qui oggi è un miracolo», ha detto. Parlando del conflitto israelo-palestinese ha ribadito, rivolgendosi ai responsabili, di cercare di fare tutto il possibile per il rilascio delle persone rimaste a Gaza: «Mentre parlo, ci sono ancora 63 ostaggi che vivono in un incubo». Sapendo cosa voglia dire rimanere mesi e mesi nelle mani degli aguzzini, ha fatto appello al consiglio affinché «lavori per la luce e contro l’oscurità», avvertendo che «senza un’azione immediata, molte altre persone innocenti saranno uccise». A riportarlo è il Times of Israel.

«Senza di loro le nostre vite non possono andare avanti. L’accordo deve andare avanti per intero. Il mio fidanzato e molti altri ostaggi dovrebbero essere rilasciati solo nella seconda fase dell’accordo», ha aggiunto. Nel corso dell’intervento, non si è dimenticata di ricordare Kfir, 9 mesi, e di Ariel, 4 anni, e la loro madre Shiri. I due fratellini brutalmente assassinati, strangolati a mani nude: «Un crimine impensabile. Non possiamo immaginarlo, ma è successo».

Trovare il coraggio anche per le bambine che erano con lei

Nel primo periodo, durante la prigionia era assieme con due bambine, Hila Rotem ed Emily Hand, che a quel tempo avevano rispettivamente 12 e 8 anni. Il coraggio l’ha dovuto trovare oltre che per se stessa anche per le bambine che sono state liberate dopo 50 giorni, assieme ad altre donne. Ma vedere le altre persone tornare a casa e lei rimanere lì è una sensazione terribile: «So cosa si prova a essere lasciati indietro o vedere altri ostaggi rilasciati alle loro famiglie».

«Posso dirvi che è esattamente così che si sentono gli ostaggi oggi. Abbandonati dal mondo», ha detto al consiglio. Ma come spiegare il pogrom del 7 ottobre 2023? È difficile trovare le parole quando si parla di innocenti trascinati via da loro letti mentre dormivano, mentre si stavano divertendo, ballando ad una festa, strappate via «dalle loro vite e condotte in un vero e proprio inferno».

Tenuta in vita grazie alle parole della madre

Noa è riuscita a resistere fino all’ultimo pensando alle parole della madre Liora, morta di cancro nell’estate del 2024: «Sii sempre gentile» diceva alla figlia. Infatti, il suo discorso all’Onu si è concluso proprio ispirandosi alle sue parole: «Siate gentili gli uni con gli altri e, per favore, portateli tutti a casa ora».

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