Beniamin Netanyahu

Israele esce dal lockdown, ma Netanyahu annuncia: “Non è ancora finita”

Israele

di David Zebuloni
Da domenica 18 ottobre, dopo un mese di lockdown, Israele torna alla normalità. Una normalità parziale, una normalità limitata, una normalità anelata. Netanyahu si è presentato alle telecamere di News12 per annunciare la riapertura e le nuove restrizioni, apparendo tuttavia meno trionfante e più prudente rispetto alla volta precedente, quando nel mese di maggio aveva annunciato vittorioso di avere vinto il Covid.

“Abbiamo fatto la cosa giusta”, ha annunciato il Premier israeliano. “L’Europa è dietro di noi. Mentre noi riapriamo, infatti, loro annunciano delle nuove restrizioni”. Poi aggiunge che bisogna procedere con cautela, imparare dagli sbagli, non lasciarsi prendere dall’euforia. “Posso dire con certezza che vediamo finalmente la fine della pandemia, ma non confondiamoci: non ci siamo ancora arrivati.”

Cosa prevede la fine del lockdown

L’uscita dal lockdown del governo Netanyahu-Gantz prevede la riapertura delle spiagge, degli asili, del Muro del Pianto, dei ristoranti nei limiti del take away, delle piccole attività che non prevedono il ricevimento del pubblico. Aboliti finalmente i mille metri di distanziamento massimo da casa, il governo concede assembramenti di un numero massimo di dieci persone in un luogo chiuso e un massimo di venti persone in un luogo aperto. Ancora chiusi invece i centri commerciali, i templi, le scuole, le palestre, gli alberghi, le attività che prevedono il ricevimento di un pubblico, come parrucchieri e centri estetici. Ancora tassativamente obbligatorio l’uso della mascherina e il distanziamento sociale di due metri.

Rimane spinosa la questione che vede come protagonista la fetta di popolazione ultraortodossa. Dati i contagi ancora alti nelle città più religiose infatti, il governo sta valutando una lockdown parziale e specifico che limiti le loro uscite verso le città, definite dal Ministero della Salute, come “città verdi”. Ovvero quelle città con un basso numero di contagi. “Ho molto a cuore i nostri cittadini ultraortodossi, ma ho anche a cuore la salute dell’intera popolazione”, ha dichiarato Benjamin Netanyahu. “Salvaguardare la propria salute e la propria vita è un precetto fondamentale dell’ebraismo. Ecco, è ciò che vi chiedo di continuare a fare.”

Più che una vittoria dunque, quella israeliana sembra una tregua. Un momentaneo cessate al fuoco. Nell’ultimo mese i contagi giornalieri sono scesi da 9.000 a 1.500, dando così la percezione agli israeliani che il virus si sia effettivamente indebolito. Gli esperti indicano a loro volta una discesa importante e continua di casi positivi, più o meno gravi, ma ancora non sufficiente per poter decretare l’inizio di una nuova era. Un’era priva di Covid.

(Foto: Oliver Fitussi, dal sito KolRega)