di Anna Balestrieri
Hamas ha diffuso un nuovo video di propaganda in cui compaiono gli ostaggi israeliani Elkana Bohbot (foto in alto) e Yosef-Haim Ohana, entrambi rapiti dal festival Nova il 7 ottobre 2023 e ancora detenuti a Gaza. I due sono in ostaggio da 536 giorni.
Il Forum delle Famiglie degli Ostaggi e dei Dispersi ha richiesto che il video e qualsiasi sua parte, incluse le immagini, vengano pubblicati solo con il consenso delle famiglie. La famiglia di Bohbot ha autorizzato la diffusione delle immagini, mentre quella di Ohana non ha ancora dato il proprio consenso.
“Un inferno ininterrotto”: le condizioni di Elkana Bohbot
Nel filmato, Bohbot appare fortemente debilitato: ha perso molto peso a causa della malnutrizione prolungata, soffre di problemi cutanei e respiratori e non ha visto la luce del sole per quasi un anno e mezzo. La sua famiglia ha dichiarato: “Da 535 giorni Elkana è intrappolato in un inferno ininterrotto. Il video mostra le sue condizioni disperate: ha perso peso in modo significativo a causa della fame, ha problemi alla pelle e di respirazione, oltre alla sua asma, e non vede la luce del sole da un anno e mezzo“.
La famiglia ha rivolto un appello al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e al presidente americano Donald Trump, chiedendo loro di immaginare la situazione come se riguardasse un loro stesso figlio o nipote: “Elkana grida aiuto e chiede di non essere dimenticato nei tunnel dell’inferno. Il nostro appello è urgente: Elkana deve tornare subito a casa, da sua moglie Rivka e suo figlio Raam David”.
Sua moglie Rivka, immigrata dalla Colombia nel 2016, ha raccontato il dramma vissuto dal figlio di 4 anni e mezzo: “Raam sa che delle persone cattive hanno portato via suo padre e lo aspetta da allora. Questa è una realtà dolorosa e assurda: un bambino non dovrebbe dover pregare per il ritorno del proprio padre”.
Il giorno dell’attacco, Bohbot era in servizio al festival Nova. Alle 8.05 del mattino parlò con sua madre e sua moglie, dicendo loro che stava aiutando a evacuare i feriti e che sarebbe andato via subito dopo. Alle 10.00, Hamas pubblicò un primo video che mostrava Elkana già in ostaggio a Gaza: il suo volto era ferito, era legato, picchiato e terrorizzato.
Recentemente, la famiglia ha ricevuto una prova di vita da lui. In un messaggio ha chiesto di dedicare alla moglie la canzone Lochemet (“Guerriera”).
Durante una rara apparizione in Hostages Square, Rivka Bohbot ha dichiarato: “Elkana è vivo, ma soffre in condizioni inumane. Fa tutto il possibile per tornare a casa, ma da solo non può farcela. Siete voi la nostra ultima speranza. Abbiamo atteso, pregato, sofferto – ma adesso basta”.
La storia di Yosef-Haim Ohana
Yosef-Haim Ohana, 25 anni, di Kiryat Malakhi, era al festival Nova per festeggiare con gli amici. Quando l’attacco è iniziato, ha aiutato a evacuare i feriti e a portarli alle ambulanze.
Per due settimane dopo il rapimento, la sua famiglia non ha avuto alcuna informazione su di lui. Sua madre, Miri Ben Ami, ha raccontato: “È stato un sollievo sapere che era vivo, ma prima di allora non sapevamo nulla”.
Diverse riprese video mostrano Ohana durante l’attacco: in un filmato si vede mentre corre tra le auto nel tentativo di mettersi in salvo, in un altro si sente dire: ‘Fratello, ci stanno sparando razzi addosso. Sul serio”.
I suoi amici sopravvissuti hanno raccontato alla famiglia che Yosef-Haim ha aiutato molte persone quel giorno. Sua madre ha voluto mandargli un messaggio: “Mamma ti ama e ti aspetta. Ti sento, sento la tua energia, so che stai lottando per rivederci”.
Anche sua zia ha espresso preoccupazione: “Chiunque abbia visto Eli Sharabi (ostaggio recentemente liberato) capisce che non so se Yosef-Haim potrebbe resistere ancora a lungo. È ora di svegliarsi, non c’è più tempo: devono tornare a casa oggi”.
La famiglia, frustrata per il lungo tempo trascorso, ha concluso: “È forte, ma anche la forza ha dei limiti”.
Attacchi su Israele dallo Yemen
Nel frattempo, la tensione nella regione continua a crescere. Israele ha emesso nuovi ordini di evacuazione per i residenti di Jabalya, nel nord della Striscia, in vista di ulteriori raid aerei di ritorsione dopo il lancio di razzi contro il sud di Israele.
Dal confine con lo Yemen, i ribelli Houthi hanno rivendicato il lancio di una serie di missili balistici contro l’aeroporto Ben Gurion. Il primo, il 20 marzo 2025, ha svegliato gli israeliani nel cuore della notte: le sirene sono risuonate per tutto il paese, da Gerusalemme a Tel Aviv, a seguito del lancio di un razzo, intercettato dall’IDF. Nella giornata del 24 marzo, le sirene sono scattate sia nel primo mattino israeliano, sia verso sera. L’IDF ha confermato che i missili sono stati intercettati senza causare danni, nonostante il missile di lunedì sera abbia provocato due importanti esplosioni nel centro di Israele.
Lunedì sera, inoltre, le sirene d’allarme hanno risuonato nelle comunità israeliane vicino a Gaza, tra cui Sderot e Nir Am.
Attentato terroristico al nord
Nel frattempo, si è verificato un attacco terroristico al crocevia di Tishbi che segna l’ennesimo episodio di una crescente ondata di violenza contro civili e soldati israeliani. Moshe Horn, 85enne membro del Kibbutz Hazorea, è stato ucciso nella sua auto quando il terrorista ha aperto il fuoco, mentre un soldato di 18 anni è rimasto gravemente ferito nel brutale assalto. L’attentato, che ha combinato un investimento con un’auto, un accoltellamento e una sparatoria, sottolinea le minacce persistenti che gli israeliani si trovano costretti a fronteggiare negli spazi pubblici. La rapida reazione delle forze di polizia di frontiera, che hanno neutralizzato il terrorista prima che potesse causare ulteriori vittime, ha evitato un bilancio ancora più grave. L’esaltazione dell’attacco da parte di Hamas, che lo ha definito una risposta alle azioni israeliane a Gaza e in Cisgiordania, accresce ulteriormente le tensioni e solleva timori su una possibile escalation in attacchi terroristici random.
Arrestato in Cisgiordania il regista di No Other Land
Fonti palestinesi riferiscono che l’IDF ha arrestato in Cisgiordania il regista del documentario vincitore dell’Oscar No Other Land. Il film denuncia l’occupazione e ha ricevuto ampio riconoscimento internazionale (e molte accuse di fake news). Al momento non sono state fornite ulteriori informazioni ufficiali sulle motivazioni dell’arresto. Ma la versione di altri testimoni, israeliani, dice altro.
Secondo le prime informazioni, alcuni arabi hanno aggredito con delle pietre un pastore israeliano nei pressi del villaggio di Nawaja. Il pastore ha chiamato in suo aiuto il padrone della fattoria, ma anche lui è stato colpito da pietre. Sul posto sono giunti altri giovani israeliani e tra le parti è iniziato un reciproco lancio di pietre, che è sfociato in una rissa.
Nell’incidente sono rimasti feriti diversi israeliani. Un pastore israeliano è stato ferito, portato in ospedale e poi arrestato. Anche tre degli arabi presenti sono stati arrestati. Tra gli arrestati c’è Hamdan Bilal, regista del film No Other Land.