Famiglie degli ostaggi in allarme dopo le parole di Trump: “Solo 21 ancora vivi a Gaza”

Israele
 di Anna Balestrieri 

 

Un’ondata di sconcerto ha investito l’opinione pubblica israeliana martedì sera, 6 maggio, quando il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha dichiarato che solo 21 ostaggi israeliani sarebbero ancora vivi nella Striscia di Gaza. 

Le parole di Donald Trump 

La cifra, pronunciata durante la cerimonia ufficiale di insediamento di Steve Witkoff come inviato speciale USA per il Medio Oriente, è inferiore di tre unità rispetto alla stima ufficiale israeliana di 24 ostaggi vivi. Trump ha detto ai giornalisti: “Questi sono giovani, e i giovani non muoiono. I vecchi muoiono, ma i giovani non muoiono in queste condizioni”.

Le sue parole, sebbene non supportate da dettagli aggiuntivi, hanno avuto un impatto immediato sulle famiglie degli ostaggi. Il Forum delle Famiglie degli Ostaggi e dei Dispersi ha reagito con un comunicato urgente: “Se ci sono nuove informazioni che ci vengono nascoste, condividetele immediatamente con noi.” Il forum ha anche rinnovato l’appello al primo ministro Benjamin Netanyahu affinché interrompa la campagna militare e riporti tutti gli ostaggi a casa: “Questa è la missione nazionale più urgente e importante.”

La reazione delle famiglie e del Forum 

Il padre del soldato rapito Tamir Nimrodi, Alon Nimrodi, ha commentato le dichiarazioni di Trump con toni carichi di frustrazione: “Questo ci toglie il sonno, è un altro coltello nel cuore delle famiglie e degli ostaggi stessi”. In un’intervista a Army Radio, Nimrodi ha spiegato che “Trump di solito sa quello che dice. Ron Dermer gli ha passato l’informazione, ed è diventato suo uomo di fiducia così come lo è per Bibi”. Ha anche espresso timori per la perdita di slancio nelle trattative: “Era chiaro che Witkoff sarebbe passato ad altro. Stiamo cercando di far sentire la nostra voce in Israele e nel mondo”.

La tensione nazionale attorno alla questione degli ostaggi

Le parole di Trump si inseriscono in un contesto già carico di tensioni. Già la scorsa settimana, Sara Netanyahu, moglie del primo ministro, aveva affermato in un incontro riservato che “meno” di 24 ostaggi sarebbero ancora vivi, alimentando dubbi e ansie tra i familiari.

Il Forum delle Famiglie ha ribadito che il numero ufficiale noto rimane 24, come confermato anche dal responsabile governativo per la questione ostaggi, Gal Hirsch. “Chiediamo di nuovo a Israele: se esistono nuove informazioni, che vengano condivise subito con noi,” si legge nella nota. Inoltre, le famiglie hanno lanciato un appello diretto a Netanyahu affinché “metta in pausa l’operazione militare fino a quando tutti gli ostaggi non saranno restituiti.”

Nel frattempo, Trump ha confermato che non farà tappa in Israele durante il suo imminente viaggio in Medio Oriente, una scelta che viene letta da molti come un segnale di crescente distanza diplomatica in un momento di massima vulnerabilità nazionale.