La “storica” visita di Netanyahu a Washington
Le trattative sulla seconda fase dell’accordo sugli ostaggi e sul cessate il fuoco, che prevedono il ritiro israeliano dalla Striscia di Gaza e dal corridoio di Philadelphi, sono in corso e stanno, secondo il presidente americano Trump, progredendo, ma Netanyahu sembra riluttante ad attuarle senza prima eliminare Hamas. Le autorità israeliane puntano a trasformare queste negoziazioni in un processo più ampio di normalizzazione regionale.
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump intende giocare un ruolo centrale nella definizione dell’accordo tra le parti. Il suo inviato per il Medio Oriente, Steve Witkoff, incontrerà Netanyahu oggi, lunedì 3 febbraio, per avviare i colloqui. Si prevede che la discussione includerà anche la normalizzazione con l’Arabia Saudita, che potrebbe essere legata alla fine della guerra e alla conclusione dell’accordo sul cessate il fuoco.
Sebbene Netanyahu avesse inizialmente pianificato di inviare la delegazione israeliana in Qatar per avviare i negoziati, un recente colloquio telefonico con Witkoff ha cambiato i piani: le discussioni preliminari avverranno a Washington. Il primo ministro del Qatar, Mohammed Al Thani, ha confermato l’inizio dei contatti, sottolineando che i negoziati devono iniziare immediatamente.
L’incontro precedente in Israele
Venerdì sera, il 31 gennaio, Steven Witkoff ha chiamato gli assistenti di Netanyahu da Doha per annunciare il suo arrivo in Israele il giorno successivo. Nonostante le obiezioni dello staff del premier, che ha spiegato che l’incontro sarebbe avvenuto durante lo Shabbat, Witkoff ha risposto in modo perentorio che la questione non lo riguardava. Di conseguenza, Netanyahu ha tenuto un incontro straordinario con lui sabato sera, prima che Witkoff tornasse in Qatar per concludere l’accordo. L’atteggiamento aggressivo dell’inviato riflette il cambio di approccio con l’imminente insediamento di Trump, che ha già imposto a Israele condizioni che Netanyahu aveva respinto nei mesi precedenti, tra cui il ritiro dal corridoio di Philadelphi. Questo ha generato tensioni politiche interne, con alcuni alleati di Netanyahu che si oppongono all’accordo mentre altri, come Smotrich, inizialmente sembravano inclini ad accettarlo per poi dichiararlo inaccettabile. La questione ora è se il premier cederà alla pressione di Trump o se cercherà di far naufragare l’intesa per evitare il crollo della sua coalizione.
La linea dell’amministrazione Trump
Non è ancora chiaro se l’amministrazione Trump appoggerà l’obiettivo di Israele di eliminare Hamas. Trump ha dichiarato che Hamas non dovrebbe controllare Gaza, ma la priorità della sua amministrazione è non riprendere la guerra, che potrebbe riaccendersi se Israele violasse l’accordo di cessate il fuoco.
Netanyahu sta ora cercando di adattarsi a questa nuova situazione, affidando un ruolo chiave a Ron Dermer, ministro degli Affari Strategici, nei negoziati con gli Stati Uniti. Tuttavia, alcuni osservatori temono che la nomina di Dermer, stretto alleato di Netanyahu, possa servire a sabotare la seconda fase dell’accordo.
Per questo la piazza degli ostaggi di Tel Aviv si riempie di manifestanti che invocano l’implementazione di un accordo completo per la liberazione di tutti i rimanenti 79 ostaggi.
Seguiranno aggiornamenti.
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