Alla Radio: Israele in Europa

Israele

La trasmissione RadioTre Mondo del 26/9 condotta da Massimo Teodori, con Pannella, Elazar Coen (dell’ambasciata) e i senatori Furio Colombo e Luigi Compagna, verteva sulla questione di un eventuale ingresso di Israele nell’Unione Europea, che è un’antica idea propugnata da Pannella e ora riproposta.

Ma come è vista questa iniziativa dagli interessati? Elazar Coen spiega che a livello ufficiale, ossia politico, essa non è all’ordine del giorno in quanto formalmente la proposta non è stata neppure avanzata dalla UE, né tantomeno il governo israeliano ne ha fatto richiesta. A livello teorico invece se ne parla, e molto, per valutare i pro e i contro.

In Israele esiste un dibattito che vede la maggioranza dei cittadini schierati a favore di un’integrazione nella regione, il che favorirebbe un cammino verso la pace, piuttosto che un’integrazione in Europa, e si discute come e se l’ingresso in Europa potrebbe influire sull’opzione regionale. E non vanno trascurate le perplessità che derivano anche da un’eventuale accettazione e applicazione del Trattato di Schengen, per la libera circolazione di tutti i cittadini europei.

Abu Mazen per parte sua propone l’entrata in Europa sia di Israele sia dell’Autorità Palestinese, cosa che è sostenuta da Pannella, senza escludere un domani anche il Libano.

In ogni caso in Israele l’iniziativa radicale è vista soprattutto come un segno, un simbolo, forse più importante di una sua realizzazione pratica, che può contribuire a togliere Israele dall’isolamento.

L’anomalia della situazione israeliana infatti consiste proprio nel fatto che né a livello europeo né a livello mediterraneo né a livello mondiale questo paese fa parte di alcuna organizzazione, alcuna associazione o gruppo che svolga un lavoro comune. È, come ha detto uno dei partecipanti, come se ci fosse una conventio ad excludendum: Israele si trova isolata e nessun gruppo ne ha cercato la partecipazione, come al solito per timore di ricatti di paesi arabi che non ne vogliono l’inclusione.
L’ostilità dell’ONU, l’antisemitismo o antisionismo delle Nazioni Unite, comincia con Waldheim, e poi con la distribuzione dei Protocolli ai partecipanti e poi col voto quasi unanime (soprattutto da parte europea) a una mozione che sosteneva che Klinghofer era morto per infarto. O la Commissione europea schierata a favore di Arafat e il sondaggio che ha fatto aprire gli occhi.

Pannella è un federalista, non un buonista, quello che offre e che chiede non è né comodo né facile da accettare. E comporta dei limiti della sovranità nazionale, la rinuncia alla sovranità assoluta per quanto riguarda la difesa e il delegarla ad altri. L’antica idea di Pannella parte dal fatto che il misero 0,2% di territorio circondato da situazioni ostili costringe Israele ad arroccarsi nella sua difesa, mentre rinunciando a parte della sua sovranità si contribuirebbe a sminare una situazione “esplodente”. Anche i paesi europei si sono imposti dei limiti, con l’Alleanza atlantica che difende l’Europa, e similmente la NATO difenderebbe Israele.

Il carattere della trasmissione prevedeva anche le telefonate degli ascoltatori, ostilissime naturalmente. Uno di questi rilevava la mancanza di contraddittorio: ma il tema era Israele in Europa, non le ragioni per una difesa di Israele. In ogni caso che sollievo sentire risposte puntuali, positive, non di parte (o sì?), come quando il sen. Compagna parla dei rapporti di Israele col nostro paese, dell’incomunicabilità con l’Europa. Eppure il sionismo è un problema europeo: la Parigi di Dreyfuss, la Vienna di Freud, la Basilea di Herzl, e oggi invece l’incomprensione dei problemi che incombono su quello Stato, il genuflettersi all’Iran. Israele è l’avamposto di mezzo miliardo di cittadini europei per la democrazia e la libertà: se questa iniziativa riuscirà a muovere qualche passo a Strasburgo, se ne gioverà anche la Palestina.