Alcune domande rimaste in sospeso sull’attentatore di Tel Aviv Nashat Melhem

Israele

di Ilaria Myr

arara
La polizia ad Arara durante l’operazione di ritrovamento di Nashat melhem

Pochi giorni dopo il ritrovamento e l’uccisione di Nashat Melhem, l’attentatore arabo israeliano a Tel Aviv colpevole della morte di tre persone, avvenuto l’8 gennaio scorso, la polizia e lo Shin Bet hanno molte domande a cui rispondere. La prima – scrivono Hassan Shaalan ed Eli Senyor su Ynet – è dove stesse andano Melhem quando ha preso il taxi guidato da Amin Shabaan, perché abbia ucciso il tassista, e perché dopo averlo ucciso non abbia continuato a usare l’autoveicolo.

Un altro mistero è come Melhem abbia potuto lacsiare Tel Aviv dopo avere ucciso tre persone. La sua ultima posizione conosciuta dalla polizia è a oggi Namir Road, dove ha abbandonato il taxi pochi minuti dopo l’assassinio. Gli investigatori stanno ora cercando di cpaire come Melhem sia arrivato nel nord di israele, zona da cui proveniva (Arara). Qualcuno lo ha portato? Ha fatto l’autostop?
E poi, come ha fatto ad arrivare nella sua città Arara senza essere scoperto? La polizia sapeva fin dall’inizio che avrebbe cercato di tornare nella zona da cui proveniva, cosa che è riuscito a fare, ed è diventato chiaro che Melhem è rimasto nascosto in una struttura adiacente a casa sua nelle ultime 24 ore di vita.

Un’altra domanda è come Melhem sia riuscito a sopravvivere durante il nascondimento. Si è poi scoperto dopo la sua morte che ha avuto una grande disposizione di cibo, il che significa che qualcuno glielo ha fornito e sapeva che l’avrebbe nascosto per un lungo periodo.
È inoltre emerso che la principale svolta nelle investigazioni, che ha portato il capo della polizia Roni Alsheikh a rassicurare I residenti di Tel Aviv, si è avuta martedì 5 gennaio (l’attentato avvenne il 1 gennaio), quando gli invetsigatori dello Shin Bet hanno raggiunto un luogo nel Wadi Ara in cui hanno trovato un mozzicone di sigaretta. L’analisi del Dna ha rivelato che era stato melhem a fumarla, indicando dunque la sua presenza. Immediatamente sono stati posti die blocchi stradali nell’area e un ampio numero di forze di sicurezza sono state impiegate per evitare la fuga del terrorista, in particolare nei territori palestinesi.

Intanto, il padre e il fratello di Melhem sono stati rilasciati dalla custodia della polizia. “Gli uomini dello Shin bet hanno fatto il loro lavoro – ha dichiarato il padre -. Io sono un uomo che rispetta la legge  e non ho aiutato mio figlio”.

Intanto la polizia continua le indagini: al momento sono stati arrestati cinque uomini sospettati di avere aiutato Melhem. Uno di questi è l’uomo che avrebbe avvertito la polizia di avere visto Melhem passeggiare ad Arara. Sembra poi che l’informaizone sul luogo in cui il terrorista era nascosto sia stata data il giovedì, mentre solo il venerdì la polizia è entrata in azione.