Escalation Israele-Gaza: un evento live su Twitter Spaces di Bet Magazine-Mosaico

di Paolo Castellano
L’11 maggio la redazione di Mosaico – Bet Magazine ha organizzato un evento dal vivo su Twitter. Per la prima volta in Italia, un medium ebraico ha infatti utilizzato la funzione Spaces del social network per intavolare una conversazione sull’attuale escalation tra Gaza e Israele.

Insieme a Ilaria Myr (caporedattrice di Mosaico – Bet Magazine), David Zebuloni (giornalista e inviato in Israele per Mosaico – Bet Magazine), Daniel Lanternari (residente kibbutz Nir Yitzhak), Andrea Fiano (giornalista) e Roberto Della Rocca (vicepresidente della Camera di Commercio dell’Industria Italia-Israele) si sono analizzati gli ultimi sviluppi dell’aggressione di Hamas contro lo Stato ebraico.

La diretta audio ha inizialmente ospitato l’analisi e testimonianza di David Zebuloni, che si trova a Petah Tikva. «C’è una leggenda in Israele. Quando c’è la guerra, gli israeliani rispondono nel momento in cui viene attaccato il  centro di Israele».  Infatti, negli ultimi giorni, centinaia di razzi sono stati lanciati verso la zona centrale dello Stato ebraico, nel tentativo di colpire i territori di Holon, Tel Aviv, Ramat Gan e Rishon Letzion. Zebuloni, ha infatti spiegato che la maggior parte dei missili palestinesi sono stati intercettati dal sistema di difesa Iron Dome, che tuttavia non può garantire uno scudo completo contro i bombardamenti di Hamas. Infatti nella città di Hashkelon, nel Sud di Israele, due donne israeliane hanno perso la vita in un’esplosione causata da un ordigno proveniente da Gaza.

Roberto della Rocca ha invece elaborato un’analisi sulle strategie militari dell’Israel Defense Force, che hanno portato alla demolizione di un palazzo di 12 piani a Gaza City dove c’era una base di Hamas. «Per chi non lo sapesse, la Striscia di Gaza è densamente popolata, si parla di più di un milione e mezzo di abitanti in un’area paragonabile a quella di Milano in estensione. Hamas non è un esercito regolare con divise e basi militari, ma i suoi uomini si mescolano apposta con la popolazione. Le fabbriche che producono armi sono nei sotterranei dei palazzi e i comandi si trovano in appartamenti solitamente nei piani  bassi dei palazzi. Senza svelare segreti militari, è noto che sotto l’ospedale centrale di Gaza City si trovi il comando generale di Hamas».

Per limitare incidenti e coinvolgimento di civili, Israele avverte la popolazione palestinese con dei messaggi telefonici e dei piccoli esplosivi che vengono lanciati sugli edifici utilizzati a scopo terroristico. Dunque, Della Rocca ha sostanzialmente condannato il comportamento delle milizie jihadiste e di Hamas che invece sparano contro la popolazione indistintamente, senza un chiaro obiettivo strategico.

Lasciando da parte le questioni belliche, qual è lo stato d’animo di un israeliano che per esempio vive in un kibbutz vicino al confine con la Striscia di Gaza? È il caso di Daniel Lanternari, romano e residente dal 1995 nel kibbutz Nir Yitzhak nell’area di frontiera tra i due territori. Lanternari  ha raccontato che all’inizio dell’escalation terroristica, insieme alla moglie e i figli, è stato costretto ad abbandonare la sua casa alle 5 di mattina, quando il suono delle sirene lo hanno svegliato improvvisamente.

«Viviamo costantemente sotto il tiro dei razzi. Molte volte i media non lo riportano, soprattutto quando vengono sparati 2 o 3 colpi di mortaio. L’interesse cresce quando gli spari sono ripetuti come in questi giorni», ha raccontato Lanternari, specificando la sua opinione sulle questioni di sicurezza anche a livello governativo.

Mentre piovono razzi sullo Stato ebraico, molti osservatori si chiedono quale sia la posizione del principale alleato di Israele, gli Stati Uniti di Joe Biden. Su questo argomento è intervenuto Andrea Fiano.

«L’amministrazione Biden è stata colta di sorpresa da questa escalation. Nelle scorse settimane aveva invitato alla calma le autorità israeliane dopo i disordini a Gerusalemme Est. Tuttavia è chiaro che il Medioriente non sia una delle priorità nell’agenda della politica estera americana», così Fiano ha commentato l’atteggiamento dell’America di fronte agli attuali scontri tra Hamas, terrorismo jihadista e IDF.

«Ora ci stiamo accorgendo che per l’Amministrazione Biden ci sono altre priorità. Può essere certamente una notizia triste, ma dobbiamo considerare che oggi gli Stati Uniti siano concentrati su questioni legate al Coronavirus, Cina e Russia. La domanda che ci facciamo è se l’America avrà un ruolo più attivo nelle trattative di un cessate il fuoco. Per il momento, non c’è nulla di concreto».